Capitolo 25- Freedom

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Andy aspettava con impazienza che il riccio uscisse da quella maledetta stanza, dove aveva un colloquio privato con Jacobs, che non aveva esitato a sottolineare l'impossibilità del biondo di partecipare. Era preoccupato. Per quanto potesse essere forte, quell'uomo riusciva comunque a farlo stare male. Gli sembrava che ogni secondo fosse un'ora, ogni minuto una vita intera. Oh, cosa non avrebbe dato per poter aprire quella porta e dirne quattro a quel mostro...Alla fine però, calmò i bollenti spiriti e si sedette ad aspettare. Finalmente, la porta si aprì, mostrando un Jacobs coi soliti occhietti da serpente, dall'aria trionfante.
-Dov'è? Sta bene? Stanotte ha avuto un altro attacco, è tutto a posto?-iniziò Andy, ansioso.
-Frena, ragazzino. Puoi chiederlo direttamente a lui. -
Dalla porta, uscì esitante una familiare massa informe di ricci, ma c'era qualcosa di strano. Era molto più basso del solito. Poi spostò lo sguardo, concentrandosi su tutto Mika, e represse a stento un gridolino sorpreso.
Il ragazzo, con l'aria sofferente e sconsolata, sedeva su una sedia a rotelle.
Andreas non poteva crederci. Lui, la persona più vitale dell'universo, che amava saltare, muoversi, ballare, costretta a stare seduta immobile. Era una visione quasi agghiacciante per che l'aveva visto nel periodo migliore. Ecco spiegato lo stanno sorriso del medico. Ce la stava facendo. Stava lentamente strappando a Mika anche le ultime tracce di normalità. Eppure, dietro quegli occhi apparentemente abbattuti, c'era ancora, forte e viva, l'allegra speranza che lo rendeva sé.  Quella scintilla luminosa che catturava irrimediabilmente chiunque la vedesse, la famosa felicità tanto bramata dagli uomini, tanto decantata dai poeti, si trovava in quegli occhi. Ed era impossibile notarla, perché non poteva sfuggire alla vista, e rimanere impassibili. Veniva voglia di starle vicino, di proteggerla, di offrire a quel ragazzo tutto ciò che si aveva, solo per vederlo sorridere, illuminando ancora di più il suo viso.
-Mika...cosa...perché? -
-Io...sentivo male al petto da un po' , e...-
-Perché non me ne hai parlato? -
-Perché pensavo fossero semplicemente i polmoni. -
Era una bugia, ovviamente. Mika era malato da abbastanza tempo da riconoscere esattamente dove aveva dolore.
-Comunque...il mio cuore a quanto pare, è sottoposto a un lavoro eccessivo, ho bisogno di ridurre le attività. Sedia a rotelle, d'ora in avanti. - sputò fuori quelle parole con un'ironia velata di tristezza.
-Ascolta, andrà bene, andrà tutto bene. -
-Non dire cose in cui non credi.-
In quel momento, Andy sentì l'odio verso quel dottore crescere a dismisura. Non gli bastava distruggerlo fisicamente, no, doveva anche minargli ogni speranza, ogni sicurezza.
-Michael, per favore. Io ci credo, io so che puoi farcela.- si chinò su di lui, sollevandogli il mento. -Non ti permetterò di liberarti così facilmente di me, sappilo.-
L'altro, sorrise.
-Puoi darmi una mano? Ho voglia di uscire e di vivere la mia vita. - le ultime parole erano chiaramente rivolte a Jacobs. -E se ti va, possiamo anche andare tu-sai-dove a fare tu-sai-cosa.-
Si allontanarono velocemente dal campo visivo dell'uomo, poi Mika tirò un sospiro di sollievo e si appoggiò allo schienale.
-Ti prego, Andy, aiutami tu a spingere quest'affare infernale...-
-Certo. - gli sussurrò all'orecchio, per poi mordergli delicatamente il lobo ed iniziando a lasciargli una scorsa di baci sul collo, mettendo a durissima prova il suo autocontrollo.
-Mmmm...Maledizione, Andy, guarda che mi fai...-
Sorrise, per poi iniziare a spingere la sedia fino al giardino davanti all'ospedale.
-Andy, ho voglia di fare il pazzo.- disse Mika allegro, come se avesse semplicemente constatato che c'era il sole. -Quel Jacobs non mi lascerà uscire tanto facilmente, voglio essere libero, finché posso.-
-E che vuoi fare? -
Il riccio lo guardò ridendo, per poi alzarsi. La luce faceva illuminare i suoi occhi, la giacca arancione lo faceva apparire meno pallido e sciupato, i jeans blu esaltavano il suo fisico. Era stupendo, specie con quel sorriso luminoso che faceva venire fuori quelle adorabili fossette. Poi, dalla collinetta dove si erano sistemati, iniziò a rotolare sull'erba, ridendo come un bambino.
-Tu sei tutto matto!- gli gridava Andy, ridacchiando. Passarono quella che sembrava un'eternità a giocare sotto il sole, in quella giornata di fine febbraio, fino a quando non furono esausti. Quindi, stesero i giubbotti sul prato e vi si misero sopra, ad osservare il cielo. Mika aveva la testa appoggiata sul petto del biondo, che veniva piacevolmente solleticato dai suoi ricci.
-Sai, da piccolo adoravo guardare il cielo, non mi stancavo mai. Sognavo di visitare le stelle, di camminare sulle nuvole e cose del genere. Come tutti i bambini. Poi, ho iniziato ad avere problemi a scuola, è arrivato il cancro e non ho potuto fare nessuna delle due cose.- Andreas fece per fermarlo, non voleva che si deprimesse. Però continuava a sorridere. -Ho frequentato un gruppo di supporto, per qualche mese. Ho conosciuto altri ragazzi, malati, come me. C'era Sam, aveva solo dodici anni. Leucemia. C'erano Jonathan e Max, gemelli, cancro al...non importa dove. C'era Liz, sette anni. Grave malattia cardiaca, ha fatto un solo incontro. Ed infine...c'era Hazel Grace. Ai polmoni, come me. Era molto interessante, ti sarebbe piaciuta. Ma si è trasferita in America, per un nuovo farmaco. A volte la vita è così ingiusta...- sospirò. - Erano bambini. Erano ragazzi. Siamo ragazzi. A me va bene così. Sto per fare un intervento che potrebbe aiutarmi a guarire, posso vivere molto più a lungo di quanto immaginassi, grazie a te. Ma a volte penso a tutti loro, che non hanno avuto questa possibilità. E vorrei potergli dare il mio sangue, il mio cuore, il mio ossigeno. Vorrei che potessero riabbracciare le loro famiglie, i loro amici. Quando mi faccio le chemio, so che con tanti altri quelle cure non sono servite a nulla. E per questo mi faccio forza, cerco di vivere per ognuno di loro, come se fossero tutti dentro di me. E tu...tu sei una specie di sogno ad occhi aperti, ancora non ci credo. Sei la cosa migliore che mi potesse capitare. -
Andreas era completamente senza parole.
-Sai...mi sono innamorato di te come ci si addormenta. Prima piano piano, poi tutto in una volta. E ogni giorno, mi fai innamorare di più. -




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