Capitolo 12- Last Party

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Il giorno dopo era stato particolarmente intenso per o due ragazzi, avevano visto il museo del Louvre, la cattedrale di Notre Dame, e l'immancabile Tour Eiffel. Si erano divertiti molto, soprattutto quando Andy aveva, in un attimo di distrazione, preso la mano di un ragazzo francese, scambiandolo per Mika, e l'aveva abbracciato. Michael era stato preso da un tale attacco di risate da doversi sedere per quindici minuti, nel vano tentativo di ritrovare la capacità di respirare.
Andreas invece era avvampato ed aveva iniziato a ridere nervosamente.
- Ti giuro, è stato assolutamente epico! La tua faccia era tipo "Oh, madre de Dios, ma questo non è Mika"- continuava a ripetere il riccio, ridendo senza contegno.
- Molto divertente, ma non rideresti tanto se fosse successo a te!-
- Certo, perchè io non sono così distratto!-
Battibeccando erano arrivati finalmente all'Hotel Lumière, dove alloggiavano, non senza problemi. Avevano sbagliato metropolitana, e si erano trovati in una zona di Parigi lontana dalla loro meta. Alle undici, finalmente, si erano buttati esausti sul letto. Presi all'improvviso da un attacco di passione, avevano finito per fare l'amore in modo dolce, senza furia.
- Ti amo.- sussurrò Andy all'orecchio del riccio. Era ancora sdraiato sopra di lui, e continuava a lasciargli qualche delicato bacio sul collo.
- Mmm...Andy...ti amo anche io, ma preferirei che non mi lasciassi il segno. Domani vengono i miei, vorrei evitare domande imbarazzanti e silenzi ancora più imbarazzanti.- bisbigliò, accorgendosi che il biondo si stava soffermando su un punto ben visibile del suo collo.
- Lasciami fare, domani metterai una sciarpa.-
-Con 40 gradi all'ombra? No grazie. -
Ridacchiarono e poi, abbracciati, si addormentarono.
La mattina dopo, verso le nove, Andreas decise che il ragazzo aveva dormito fin troppo, quindi, prendendo un po' d'acqua fredda in mano, si diresse in camera con un sorriso furbo.
- Mika...svegliati.-
Niente.
- Ok, l'hai voluto tu.-
Improvvisamente il riccio aprì gli occhi e balzò giù dal letto, cuscino alla mano, pronto a dare una bella lezione al biondo.
- Vade retro, disturbatore di sonni tranquilli!- esclamò Michael, ridendo. Andy però si avvicinò ed iniziò a baciarlo, facendogli cadere il cuscino dalle mani. Si stava sciogliendo. In quel momento sentí qualcosa di freddo sulla schiena, e poi cacciò uno strillo: il biondo aveva lasciato l'acqua e l'aveva cambiata con un cubetto di ghiaccio, trovato nel frigorifero della camera.
- Ma vaffanculo!- urlò scherzosamente.
- Perché? Ho solo fatto uno scherzetto innocente...-
-Innocente? Tu sei la persona meno innocente che conosco!-
-Grazie, grazie. -
I due si vestirono velocemente, ansiosi di fare una bella colazione al bar dell'hotel.
Tornati in camera, Mika si buttò sul letto a peso morto, Andy invece aveva iniziato a mettere tutte le sue cose in uno zaino. Aveva il terrore che qualcuno lo derubasse, quindi si portava sempre tutto dietro.
- Andy...-
-Sì? -
-Tu mi ami? -
- Mika, ma che domanda è? Certo che ti amo.-
- Mi prometti che non mi lascerai?-
-Michael...cosa c'è? Perché parli così ora?-
- Ecco...c'è una cosa che devi sapere. -
Il biondo stava iniziando a sudare freddo.
-Mika...-
-Ricordi quando mi portarono pee la prima volta in terapia intensiva? -
-Qualche settimana fa? -
-Sì. Tu mi chiedesti se il tumore si era esteso.-
-Esatto, e tu mi dicesti di no.-
- Beh...ti ho mentito. Il cancro stava peggiorando...- le lacrime stavano per uscire. -Poi, mentre tu eri in Grecia...ho fatto una PET. Si è illuminata tutta, come un albero di Natale. Anca, fianco, fegato...dappertutto. -
Dappertutto. Quella parola rimase in sospeso, una condanna impossibile da cancellare.
- Mika...-
-Ti prego, non lasciarmi. Ho paura, sto morendo di paura. Pensavo di essere forte, invece...-
-Mika, io...io non ce la faccio. Non posso, non posso.-
Andreas era quasi sotto shock, non realizzava quello che aveva appena sentito.
- Mika, mi dispiace, mi dispiace tanto...ma io non posso rimanere. -
- Andy, ti prego, non lasciarmi, non...non voglio morire! - cercò di calmarsi. - Ma soprattutto non voglio morire da solo, senza di te. -
Il greco scosse la testa ripetutamente, per poi allontanarsi dalla mano tesa del riccio.
- Non ce la faccio. -
- Andy, ti prego! - ormai piangeva, pallido e tremante.
- No, addio Mika. Addio.-
Prese velocemente lo zaino e andò furiosamente verso la porta.
- Andreas...ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo.- continuava a ripetere, come un mantra.
- Mika, basta!- urlò il biondo, che aveva ormai sostituito la tristezza con la rabbia. - Lasciami andare, non voglio più vederti!-
Uscì di corsa, con le lacrime che premevano per uscire, fermò un taxi e partì, lasciando dietro di sé un cuore spezzato e confuso.
- Andy...- sussurrò.
Iniziò a piangere, senza cercare di contenere i singhiozzi, tentando di sfogarsi. Dopo tutte quelle promesse, dopo tutto quello che avevano passato insieme.
Dopo quelle che potevano essere ore come minuti, sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.
- Andy? - sussurrò, sperando in una risposta affermativa.
- Mika, cos'è successo? - chiese invece la voce familiare della madre.
- Lui...se n'è andato. Io gli ho raccontato di quello che mi avevano detto i dottori e lui...mi ha lasciato. Pensavo mi amasse.- disse, la voce rotta.
- Michael, mi dispiace tanto...Andy ti ama, devi solo dargli un po' di tempo per digerire la cosa. ..tornerà, te lo prometto. -
- Certo, ma quando? E se tornasse dopo che io sono già morto? E non fare quella faccia, sappiamo benissimo entrambi che non vivrò nemmeno un altro anno. I mesi che mi restano li posso contare sulla punta delle dita. -
Joannie si limitò ad abbracciarlo, consapevole che aveva ragione.
Andreas aveva il volto tra le mani. Non poteva averlo fatto davvero. Ma era l'unica cosa che poteva fare, non voleva più vedere, ricordare o pensare a quella persona, che gli aveva dato così tanto...non si era mai sentito così vivo come quando stavano insieme, ogni minuto passato inseme era una boccata d'aria fresca, un sospiro di sollievo.
Aveva cambiato il suo biglietto per Londra con uno per Atene, voleva andare nel posto che meno gli ricordava Mika. Era stato uno stupido e ne era consapevole ma, se gli avessero fatto ripetere quel momento, avrebbe fatto la stessa cosa. L'istinto aveva preso il sopravvento, prima la sopravvivenza ed il benessere di sé stessi, poi gli altri.
-Mi dispiace Michael. -

Stardust || MikandyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora