29. Sof: Partenza

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Stavo mettendo a posto i miei pochi averi quando sentii entrare qualcuno nella stanza «Vuoi una mano?» chiese James «Ho quasi finito» replicai andando verso il comodino e recuperando il Flash. «Vuoi tenerlo tu?» gli chiesi mostrandoglielo. James lo guardò per qualche istante per poi scuotere la testa «Sono ancora dell'idea che con te sarebbe più al sicuro.» replicò. Feci un'alzata delle spalle e lo misi nella tasca interna del borsone. «A volte mi chiedo perché Max abbia inventato il Flash...» mormorai «Le sue invenzioni sono a fine del bene. Se gli altri lo utilizzano negativamente... Non è certo per colpa sua.» rispose James. «Lo so Jay. Max è una grande persona. Non sto dicendo niente. Solo che... Se il Flash non fosse mai esistito... Magari tutto questo non sarebbe successo...» mormorai «Io avrei la mia memoria e tu... Tu avresti ancora i tuoi genitori perché senza il Flash che modifica la memoria dei giovani, non ci sarebbero state quelle stragi.» dissi «Ehi Fi» James mi abbracciò «Non ci pensare okay? Avrebbero comunque trovato un altro modo per sbarazzarsi di mia madre. Lei era una traditrice oltre che essere una Geminus. Ha abbandonato la B.L.C. per rincorrere la felicità.» disse «Ha fatto bene» dissi «Ah sì?» chiese il mio ragazzo divertito «Se tua madre non avesse sposato tuo padre tu e Jo non esistereste. E per quanto sia egoistico da parte mia... Sono felice che abbia rischiato tanto» James mi baciò la fronte «Anche io sono felice di esistere. Che mondo orribile sarebbe stato senza di me?» sbuffai a quelle parole «Presuntuoso» borbottai facendolo ridere. «Si è fatto tardi. Dovremmo andare a dormire» mi disse preparandosi ad andarsene «Dormi bene» sussurrò. «Rimani» replicai «Fammi svegliare accanto a te per una volta. Non è mai successo, nemmeno quando viaggiavamo insieme.» dissi afferrandogli la mano prima che se ne andasse. James mi guardò con espressione indecifrabile per mezzo secondo per poi sorridere malizioso «Non... Non pensare male» mi affrettai a dire. Lui si sciolse dalla mia presa e si sfilò la maglietta nera che aveva. «Jay?» lo chiamai tentennante mentre si avvicinava con sguardo penetrante verso di me obbligandomi ad indietreggiare. Il cuore iniziò a battermi a mille e i pensieri agitati. Le mie gambe si scontrarono contro il letto e caddi indietro. James sfruttò il momento per annullare le distanze e bloccarmi sotto di lui con i gomiti appoggiati ai lati della mia testa. Sentivo il calore che il suo corpo emanava e il fiato che mi solleticava la pelle. Le mie orecchie erano tappate dal battito del mio cuore e il mio sguardo era allacciato al suo profondo ed intenso, che alla fioca luce della camera erano talmente scuri da sembrare neri come il più profondo dei mari. Prima che i miei pensieri si facessero troppo proibiti, James mi diede un bacio fugace sulle labbra e rotolò via da me spostandosi sul letto. Rimasi intontita dalla sua improvvisa assenza «Non vieni a dormire?» chiese lui allegramente «Tu sei... Sei impossibile!» sbottai indignata prendendo la maglietta e i pantaloncini che usavo come pigiama per poi fiondare in bagno senza capire se mi fossi arrabbiate perché mi avesse spaventata o perché non fosse successo niente... In tal caso... Mi sciacquai il volto in fiamme con l'acqua fredda e mi guardai allo specchio, incontrando la mia familiare immagine. Cercai di fermare il mio respiro accelerato e di calmare il mio cuore che batteva ancora all'impazzata. Dannato James Sharp. Pensieri poco casti si insinuarono di nuovo nella mia mente all'idea di cosa pensavo stesse per fare. Scossi la testa più volte e mi sciacquai nuovamente la faccia. Non che non ci avessi mai pensato di... Sentii la porta aprirsi e richiudersi così uscii di corsa dal bagno. James se n'era andato. Sentendomi ferita mi tuffai nel letto e spensi la luce, offesa dal suo atteggiamento. Poco dopo nel dormiveglia mi sembrò di sentire di nuovo la porta seguita dal lato del letto che si abbassava. Due braccia forti mi cinsero e mi avvicinarono ad un corpo caldo e dal profumo familiare «Dove sei andato?» «A lavarmi e a procurarmi un paio di pantaloni da pigiama. Non credo che avresti resistito me in boxer» risi alla sua battuta. James mi obbligò a girarmi verso di lui in modo da non dargli la schiena. Lui mi baciò la fronte e sussurrò «Mi sei mancata tantissimo Fi» sorrisi come un ebete, troppo sveglia per potermi seriamente addormentare. Alzai la testa e cercai le sue labbra. Intrecciai le gambe alle sue mentre mi lasciavo trasportare dalle sue capacità di baciatore e le sue mani che si infilavano sotto la mia maglietta, accarezzandomi avidamente la schiena «Suppongo che questo voglia dire che ti sono mancato pure io» mormorò divertito nel buio della stanza quando ci staccammo «Non ti montare la testa» lo rimproverai «Troppo tardi» disse suadente prima di baciarmi di nuovo.

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