Capitolo 1

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Cattivi pensieri (Zoe)

Sono quasi le sei del mattino... Poco prima dell'alba.

Decido che è ora di tornare a casa, anche questa notte non ho dormito più di tre ore... Sono davvero stanca!
Devo uscire da questo baratro o finirò per impazzire.
E dire che, fino ad un paio di settimane fa, credevo davvero di esserne fuori... Illusa!

Accidenti a me!
Ma sopratutto accidenti a lui, Nathan! Il mio primo grande e unico amore.
Dopo di lui non ho più permesso a nessun altro di avvicinarsi così tanto a me.
Ho impiegato un eternità per togliermelo dalla testa, ancor di più dal mio fottutissimo cuore, e lui che fa?
Dopo quattro anni ricompare, con quella stessa maledetta faccia da schiaffi, la stessa aria strafottente, il suo corpo da urlo e quella sua maledetta voce, calda, profonda che mi ha sempre fatto perdere la testa. 
Gli anni l'hanno resa ancora più seducente, dicendomi "Sono tornato, ti rivoglio, voglio un altra occasione."

Ma cosa gli dice il cervello? Io non voglio dargli proprio un bel niente!
Mi ha scaricata per inseguire i suoi sogni e io... io sono rimasta qui a realizzare i miei.
Adesso ha la faccia tosta di ripresentarsi come se nulla fosse e far parte della mia vita... di nuovo!
È da quel dannato giorno che
ho perso il sonno... Stronzo!

Sono stesa sull'erba...
Nel grande parco a un solo isolato da casa mia, metto la mano sulla gola e...
Niente, nessuna ferita, non c'é niente!
Eppure, io sento ancora la sensazione di stupore, la paura, e soprattutto il dolore, che mi hanno assalita quando mi sono sentita sbattere a terra e... qualcosa mi ha morso!
Qui, sul mio collo ci dovrebbe essere del sangue!
Mi assale il dubbio, cosa diavolo mi è successo?
Un ipotesi si fa spazio nella mia mente, forse alla fine, la mancanza di sonno mi ha fatta crollare, e ho avuto questo incubo, una qualche specie di allucinazione sensoriale?!?!

Mi devo una spiegazione plausibile e razionale e del resto, a parte le "sensazioni" che ho provato e che ancora mi fanno tremare tutta, non ci sono prove tangibili dell'accaduto.
Mi guardo intorno, smarrita, in cerca di non so neppure io cosa. Guardo l'orologio, mancano tre minuti alle sei.
Mi alzo e torno a casa quasi correndo, meno male che sono uscita in tuta scarpe da ginnastica e piumino col cappuccio, perché in questo momento mi sento stranamente "infreddolita" come se il freddo mi venisse da dentro non dall'esterno.

Una volta entrata in casa appoggio la schiena alla porta, il cuore mi batte all'impazzata e sono stremata.
Devo per forza darmi qualche minuto, per riprendere il controllo del mio corpo e del mio respiro. Uno, due, tre...
Faccio tre respiri profondi, basta Zoe, mi costringo a pensare. Sono le 6.18, non ho più tempo, devo prepararmi per andare a lavoro.
Decido che rimuginerò su
quello che è successo dopo,
una volta ritornata a casa.

Mi fiondo in bagno per una doccia velocissima. Lego i capelli, non ho tempo di lavarli questa mattina. Anche la colazione è al volo, solo un caffè.
Lavo i denti e mi trucco come al solito, osservo il riflesso del mio viso nello specchio e faccio fatica a riconoscermi.
Sono pallida, non che io sia mai stata particolarmente rosea, però ora la mia pelle sembra di cera, e ho pure le occhiaie, talmente evidenti da richiedere una doppia dose di correttore.

Sono uscita di casa alle sette, dannazione!  Quasi quasi, visto il ritardo, ho anche pensato di proseguire in macchina invece di parcheggiare e prendere la metro, come faccio di solito.
Solo la paura di peggiorare la situazione e arrivare in redazione alle dieci mi hanno fermata. Questa mattina c'e da controllare e approvare la bozza definitiva della rivista prima di mandarla in stampa.

Non posso proprio arrivare in ritardo, oltre tutto, odio essere in ritardo e i ritardatari.

Con mia enorme sorpresa, visto che sono riuscita a salire solo sul terzo dei treni arrivati; i primi due erano stracolmi di gente, arrivo solo con il lievissimo ritardo di qualche minuto.

Wanda, la mia assistente, cerca di informarmi di qualcosa, ma le faccio segno con la mano di rinviare a dopo ed entro piuttosto trafelata in sala riunioni.

"Buongiorno ragazze" alzo lo sguardo sul mio staff con un grande sorriso, che si spegne immediatamente, appena il
mio sguardo incrocia un paio
di occhi azzurro cielo. Un uomo?... nel mio staff di sole donne?!?

"Buongiorno signorina Hunter"
mi saluta lo sconosciuto, si alza dalla poltona alla parte opposta della mia, e con passo sicuro mi viene incontro allungando una mano. "Sono Blake Knight, nuovo proprietario di questo giornale, nonchè nipote della signora Wells." Il suo corpo é imponente, sfiora sicuramente i due metri visto che mi sovrasta nonostante il mio metro e settanta e il tacco dodici.

Il completo sartoriale che indossa gli sta come una seconda pelle, la giacca sbottonata sottolinea i muscoli dorsali, ma anche i bicipiti e attravero la camicia si puó indovinare anche la tartaruga dei suoi addominali.
E che diavolo, passa le giornate in palestra?

Arrossisco vistosamente, credo come mai mi sia capitato in vita mia. Gli stringo la mano che mi allunga. "Piacere, mi scusi, non sono stata informata" ma... che accidente succede? Quasi strappo via la mia mano dalla sua. Una scossa mi ha attraversata, peggio che aver messo le dita bagnate nella presa della corrente.

Mi guarda perplesso, forse lui non ha sentito niente? "Non si preoccupi, è accaduto all'improvviso. Mia zia ha deciso che per lei era giunta l'ora della pensione.
Una scusa per coronare finalmente il suo sogno di un viaggio in crociera intorno al mondo, che ha rinviato per troppo tempo, e nel contempo, mettere al lavoro questo suo nipote scriteriato che secondo lei, il mondo l'ha  girato già troppo."

Mentre parla, sul suo viso, si apre un sorriso che sembra poter oscurare anche il sole
di mezzogiono, e io lo guardo senza riuscire a spiccicare una sillaba. Oltre agli occhi mi ha incantata la sua bocca piena, sensuale, che sembra curvarsi in un ghigno beffardo, forse consapevole dell'effetto che sta avendo su di me?

"Comunque, non si preoccupi, mi occuperó di tutto quanto concerne il resto, lasciando, come è stato fino a questo momento, il suo lavoro a lei, senza interferire nelle sue decisioni editoriali. Anche perché non è il mio campo, io mi occuperò solo di numeri e di persone".

Finalmente riesco ad uscire
dal mio temporaneo stato di trance ma tutto quel che mi viene fuori é: "Grazie signor Knight, le sono davvero grata" devo deglutire piú volte per riuscire a parlare di nuovo; "Ora peró dobbiamo proprio procedere con la riunione altrimenti, questa sera, non avremo nulla da mandare in stampa."

Ci mettiamo tutti al lavoro, e come sempre in questo giorno del mese, è fondamentale sistemare tutti i servizi, le foto, le rubriche, insomma, si conclude solo quando l'intera rivista è pronta per andare in stampa. Lui, ad un certo punto, si è dileguato.

É tardissimo quando riusciamo finalmente ad uscire dalla redazione.
Saluto le ultime collaboratrici e infine va anche Wanda,   aveva già chiamato suo marito perché, testuali parole: "non sono piú in grado di muovere un muscolo" gli aveva detto, per intenerirlo e farsi venire a prendere in macchina.

La guardo mentre sale sull'auto, e un pò la invidio. Io, invece, dovró andare a prendere la metro, chissà a che ora riuscirò ad arrivare  a casa.

Mentre cammino, mi si affianca una splendida auto sportiva nera, non riconosco il modello ma quando riconosco il conducente, l'auto non occupa piú i miei pensieri.

"Signorina Hunter, le posso dare un passaggio?"

          * * * * * * * * * * *

Autrice:
Per tutti quelli che passano di qui un piccolo suggerimento se mi permettete...non fermatevi al primo capitolo, questo è il mio primo libro e questo è il primo capitolo, sono partita un po lenta ma a detta di chi è andato avanti, e se i fantasy e i vampiri sono il vostro mondo...leggetene ancora un po...non ve ne pentirete...
XOXO

Only Your Blood - Prima dell'albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora