3 - Saprai che non t'amo e che t'amo

Comincia dall'inizio
                                    

«E quando ti sposerò*» sussurrò, accasciandosi di nuovo al suolo, con la schiena contro un muro e piangendo disperato. (* cit. Andrej Andreevič Voznesenskij "MAI")

Aveva pianto così, solo quando sua zia gli aveva detto che l'aereo, che stava riportando a casa i suoi genitori, era precipitato per un guasto meccanico e che la sua mamma e il suo papà non avrebbero più fatto ritorno. Aveva otto anni. Adesso ne aveva ventisette. Quasi vent'anni dopo piangeva di nuovo. Dopo vent'anni, per la prima volta, era riuscito a declamare dei versi ad alta voce.

***

Lydie aveva sentito dei rumori assordanti provenire dall'appartamento di Ethan. Lo aveva sentito urlare, senza comprendere bene le parole pronunciate. Era rimasta ferma, imbambolata nel suo piccolo studio, guardando la parete che separava i loro due appartamenti, neanche potesse riuscire a vedervi attraverso.

Perché era così sconvolto?

Ethan le aveva ripetuto fino alla nausea che lei non rappresentava nulla e, oltre a dirglielo, glielo aveva ampiamente dimostrato più volte, umiliandola, offendendola, facendola sentire una prostituta. Perché adesso era così turbato all'idea di terminare lì quell'assurda relazione. Sorrise amaramente. Relazione? Non era neanche sicura si potesse definire così quello strano legame che li univa. Sì, perché su una cosa non c'era dubbio alcuno. Loro erano uniti da qualcosa che andava al di là del sesso. Lydie non sapeva esattamente cosa fosse. Era amore? Mah! Quello che provava per James era molto diverso. Cos'era davvero l'amore. Come definirlo, come catalogarlo, come riconoscerlo?

Si passò nervosamente una mano sulla frangetta, spostandola un po' dal suo viso. Ethan era il fuoco, che divampava improvviso e che non era possibile spegnere o controllare. Un fuoco che bruciava tutto, che distruggeva ogni cosa, lasciando solo cenere alle spalle. James era il tepore dei raggi di sole d'estate, che ti riscaldano, ti fanno sentire bene, in pace. I raggi del sole portano la vita, il fuoco lascia solo macerie fumanti.

Era per il bambino? Era per quel motivo che Ethan sembrava impazzito?

E perché mai agitarsi tanto per un altro essere umano, per un esserino ancora neppure nato. Ethan non si scomponeva mai per nessuno. Niente e nessuno contava per lui al di fuori di se stesso. Lydie sentì ancora rumori assordanti provenire dall'appartamento del ragazzo. Si chiese per un attimo se non fosse il caso di andare da lui, di calmarlo un po'. No. Meglio di no. Avrebbero finito per discutere e poi per far l'amore, lo sapeva già. Tra loro era sempre stato così. Andò in cucina e cercò di riordinarla. Doveva far sparire i cocci e soprattutto doveva uscire e portar via l'immondizia e quel maledetto test. Non era ancora pronta per dire a James del bambino, in fin dei conti aveva ancora tempo.

***

Ethan era seduto a terra, in camera sua. Lo sguardo era perso nel vuoto, l'appartamento completamente devastato. Fissava un punto indefinito della stanza, mentre la sua mente viaggiava altrove, ripercorreva come in un film quegli ultimi undici mesi.

L'aveva spiata per giorni. Aveva trascorso ore attaccato allo spioncino della porta di casa sua, per vedere chi entrava e usciva dall'appartamento di fronte. Quando qualcuno veniva fuori si precipitava al balconcino della cucina che dava sul cortile condominiale. Nel giro di pochi giorni aveva realizzato che il ragazzo dagli occhi nocciola usciva sempre al mattino attorno alle otto e non faceva rientro a casa prima delle sette di sera. Lei, invece, restava a casa tutta la mattina. Usciva a far la spesa verso mezzogiorno. Andava sempre a piedi e rientrava dopo poco con qualche sacchetto dal quale spuntavano ciuffi verdi.

Ethan era prigioniero in casa, nel vero senso del termine. Gli era proibito uscire. Le forze dell'ordine passavano per un controllo o al mattino presto o in serata. Decise che l'unico approccio possibile era quello di farsi invitare a casa sua. Passò una mezza giornata sdraiato sul divano ad ascoltare Satie e a studiare un possibile piano. Alla fine andò in cucina a preparare la cena soddisfatto.

Bruciare ||Harry Styles ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora