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«Katherine Harvey»
Una voce rauca e severa pronunciò il mio nome.
Odiavo anche il mio nome.
Veniva pronunciato da troppe persone.
Quando qualche famiglia sentiva il mio nome e il mio cognome, già mi classificavano e mi ignoravano.
Ormai avevo 16 anni, e me ne fregavo di tutto.
Mancavano solo 2 anni, e sarei potuta essere libera.
Nel frattempo davo una mano ai bambini nuovi, traumatizzati con la loro valigia e il loro pupazzo preferito stretto tra le mani.
Annuii e portai lo sguardo fisso negli occhi della signora Murphy.
Era la direttrice, ed era la persona più severa che avessi mai conosciuto.
«Si prega di rispondere cara bambina viziata.» disse portando il suo sguardo sul suo quadernino.
«Viziata da chi? E poi non sono una bambina.» le risposi senza paura.
Portò il suo sguardo nei miei occhi.
Ma non mi rendeva meno forte.
Tutti hanno sempre avuto paura di parlarle o risponderle, ma con me non faceva effetto.
«Dio mio. Volevo comunicarle, che una famiglia ci ha chiamato per l'adozione di una "ragazza". Hanno specificato 'ragazza' perché hanno due figli, e non riescono ad avere una figlia. Il primo figlio ha 18 anni, e il secondo la tua stessa età.» disse poi vedendo che stavo zitta continuò
«Bene, oggi verranno, preparati, mettiti qualcosa di carino, legati i capelli in treccine, e prepara le valigie perché ho già parlato di te a loro.»
«Ma sono io che decido se voler andare o no..»
«Giusto ma siccome ritorni, beh, tu ci provi e vedrai come andrá, e per favore comportati bene.» disse per poi sparire dietro la porta di legno.
«Treccine» dissi tra me e me.
«Non sono più una bambina» continuai.
Preparai la valigia, e sciolsi i capelli che presero una forma ondulata grazie alle treccine tenute tutta la notte.

Mi avvicinai allo studio della direttrice e sentii due persone parlare con lei.
«È una ragazzina fantastica, educata, buona. Però devo dirvi la verità ovvero, che ha un carattere molto duro, ma se le dimostrerete affetto, di sicuro si comporterà bene.» disse la signora Murphy.
Era così falsa. A nessuno diceva la verità su me. Ovvero che non me ne importava del mio carattere, o di dovermi comportare bene.
«Oh, eccola.. Venga pure Katherine.» disse vedendomi immobile tra il corridoio e la stanza.
«Ehy, ciao. Come sei bella.. Come stai?» disse la donna che mi accarezzò il viso.
«É davvero una bella bambina.» continuò l'uomo portando lo sguardo ai miei occhi.
«Non sono una bambina..» dissi seria.
A quell'affermazione vidi che avevo suscitato rabbia nei confronti della direttrice che mi fece uno sguardo non molto carino.
«Bene.. Per me possiamo anche andare.. Ti piacerà la casa e anche la stanza che ti abbiamo preparato.» disse la donna che prese la mia valigia, e mi mise un braccio intorno alle spalle.
Feci un movimento per farlo scivolare dalla mia camicia nera.
«Grazie mille signora Murphy.» disse l'uomo al mio fianco portando la mano sulla mia valigia.
Sembravano brave persone, ma non avevo intenzione di piacergli.
Si salutarono ma io non mi avvicinai minimamente alla direttrice.
Uscimmo fuori e salii in macchina.
2 ore di viaggio per andare nella mia nuova casa.
«Vedrai andrai anche d'accordo con Thomas e Alex.» disse la donna.
Io annuii fissando il cielo dal finestrino.

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