1 - PRIMO INCONTRO: NERO NEL BLU

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"Allora ti decidi a muovere il culo o preferisci che venga lì a fartelo?"
La sua voce profonda mi fa correre un brivido lungo la schiena. Apro piano gli occhi e lo vedo appoggiato allo stipite della porta.
È splendido come sempre, i suoi occhi neri e profondi mi scrutano irriverenti, le sue labbra piegate in un ghigno malizioso, i suoi capelli lisci e neri ancora bagnati incorniciano il suo viso perfetto dai lineamenti delicati, indossa ancora solo dei calzoncini, io non posso fare a meno di incantarmi ad osservare il suo fisico liscio e senza imperfezioni, carnagione chiara e muscolatura definita ... un vero spettacolo ...
"Se hai finito di sbavare puoi alzarti e andare a farti una doccia ... non ho voglia di fare tardi per colpa tua"
La sua voce ironica mi riscuote dai miei pensieri, come ho fatto a ritrovarmi insieme ad uno stronzo del genere è ancora un mistero per me ...
"È più facile che sbavi per un branco di lombrichi" dico indignato e mi giro dall'altra parte dandogli le spalle cercando di negare il fatto di aver passato la notte a fare sesso ...

So che ha ragione, dovrei muovermi, ma non voglio dargli la soddisfazione di fare ciò che mi dice neanche se ne andasse della mia stessa vita.
Per alcuni aspetti siamo esattamente come la prima volta che ci siamo incontrati, sempre pronti a litigare e ad urlarci contro per ogni sciocchezza ... ora però non finiamo a fare a pugni, ma appianiamo le nostre divergenze con una lotta molto più appagante...

In un attimo Kian mi è addosso riscuotendomi dai miei pensieri, costringendomi a rimettermi supino e bloccandomi i polsi ai lati della testa.
I suoi occhi neri brillano maliziosi, sento il suo respiro caldo stuzzicarmi, il suo profumo stordirmi i sensi e come sempre la sua vicinanza darmi alla testa, non riesco a togliermelo di dosso, il mio corpo anela questa vicinanza.
"Vuoi stuzzicarmi già di prima mattina?"
Sorride e si abbassa a mordermi il collo, mentre si struscia su di me e mi costringe ad allargare le gambe per lasciargli spazio.
Un sospiro esce incontrollato dalle mie labbra e sento già il sangue affluire lontano dal mio cervello.

Fa combaciare ancora i nostri bacini e si avvicina al mio orecchio "Visto che abbiamo poco tempo ti scopo senza neanche preparati"
Un brivido di terrore e eccitazione percorre la mia schiena, so che non è una minaccia vuota, Kian non spreca mai fiato inutilmente ...
Riesco a dire solo "Mi alzo" anche se l'idea di rimanere a letto a fare sesso per tutto il giorno è molto più allettante di una giornata a scuola, anche se si tratta dell'ultimo giorno...

Quel bastardo mi sta trasformando in un assatanato.
E pensare che prima di conoscerlo ero un etero convinto!
Lui è l'unico che ha questo effetto devastante sui miei neuroni ...


Prima di alzarsi mi fissa le labbra, per un attimo penso che mi stia per baciare, così senza volerlo chiudo gli occhi in attesa, anche perché con le braccia ancora bloccate non posso prendere nessuna iniziativa.
Lo sento ghignare "Se vuoi che ti baci prima lavati i denti".
Riapro gli occhi indignato "Bastardo!"
Lui sorride nuovamente e si alza liberandomi.
Sto per dargli un calcio e scaraventarlo a terra, ma la sua voce mi fa desistere "Se fossi in te non ci proverei"
Odio ammetterlo, ma è molto più forte di me, così facendo finta di non sapere di cosa stia parlando mi alzo con calma per andare in bagno sotto il suo sguardo divertito.

*****

Mi diverte troppo prenderlo in giro, Keita ha sempre delle reazioni esagerate e i suoi bellissimi occhi blu mi trasmettono tutto ciò che gli passa per la testa ...
come ho fatto ad innamorarmi così follemente di lui è ancora un mistero per me ... eppure mi ha stregato dal primo momento che l'ho visto ...

*****

Entro in bagno e mi guardo allo specchio, quello stronzo mi ha fatto un vistoso succhiotto alla base del collo proprio sotto il tatuaggio.
Solo sei mesi prima se qualcuno mi avesse detto che avrei condiviso il mio letto con quello psicopatico di Kian Logan gli avrei riso in faccia.

Fisso lo specchio e mi lascio andare ai ricordi come se dovessi raccontare al mio riflesso la mia storia...

Io sono Keita Anderson, devo il mio nome all'amore di mia madre per il Giappone. Ho una sorella gemella di nome Keiko, che fantasia...
Io e lei da piccoli eravamo praticamente identici, unica differenza il colore degli occhi, poi crescendo i nostri fisici hanno messo in evidenza le nostre peculiarità.
Fortunatamente io non ho le tette e a lei non cresce la barba ...
Anche se la somiglianza è ancora innegabile io la supero in altezza di almeno dieci centimetri.

Ho 18 anni e frequento l'ultimo anno della scuola superiore, ho i capelli biondi lisci che mi arrivano quasi a sfiorare le spalle, i miei occhi sono di un azzurro acceso, merito delle origini nordiche di mio padre.
Anche mia sorella naturalmente è bionda, ma i suoi occhi sono grigi.
Sono alto 1,85 ho un fisico magro, ho praticato nuoto fin da bambino per questo la mia muscolatura è ben delineata.

Ho diversi tatuaggi, uno sull'avambraccio destro, uno che dal fianco sinistro passa sul basso ventre e sparisce dentro i boxer, modestamente più di una ragazza ha avuto la fortuna di vederlo per intero, uno sulla schiena che dalla base del collo scende lungo la spina dorsale fino alle scapole, uno piccolo sul collo dietro l'orecchio sinistro e uno sul piede destro.
Nessuno dei miei tatuaggi è grande o eccessivo, e nessuno ha un senso, sono tribali o semplici disegni ornamentali.
Non voglio che abbiano un qualche significato, devono solo rendermi unico.

Ho anche diversi piercing, uno al labbro inferiore, nell'angolo sinistro della bocca, uno al capezzolo destro, uno nel trago destro e due nel padiglione auricolare sinistro.
Prima di partire stavo per farmene uno sul sopracciglio destro, ma mia madre mi ha fermato dicendomi che non in tutte le parti del mondo vengono apprezzati.
Per questa volta le ho dato ascolto, ma non tarderò ad averlo.


Ho iniziato a farmi tatuaggi e piercing due anni fa, quando volevo a tutti i costi distinguermi da mia sorella, dopo aver passato 16 anni come due perfette fotocopie.
E poi amo il dolore che si prova per rendersi unici, senza non sarebbe la stessa cosa, serve per apprezzare e renderti cosciente di ciò che stai facendo...
come nel sesso ...
non sono un masochista intendiamoci e prima di conoscere Kian neanche lo ritenevo possibile, ma adesso amo quel dolore che anticipa l'immenso piacere, quel dolore che ti fa capire l'importanza del donare il tuo corpo a qualcuno ...


Non sono bravo a scuola, sono in perenne ritardo e studio solo quando sono messo alle strette.
Il mio carattere non è dei più facili, sono scostante, irascibile, orgoglioso e non mi impegno mai in niente per questo non ho mai avuto storie durature.
Mia sorella caratterialmente è il mio esatto opposto: costante, impeccabile, dolce, gentile e sempre disponibile.

*****

Il mio nome è Kian Logan, ho 18 anni e sono figlio dell'Ambasciatore degli Stati Uniti in Giappone. Ho sempre vissuto a Tokyo da quando sono nato.
Mia madre è giapponese e da lei ho ereditato i miei capelli, neri e lisci, che io tengo immancabilmente fissati con il gel, i miei occhi sono grandi e neri, profondi come la notte.
Ho un fratello di nome Dion di tre anni più grande con cui non vado molto d'accordo.
Sono alto 1.90 e ho un fisico muscoloso grazie ai diversi sport che ho praticato e che pratico tutt'ora.

Il mio carattere è forte e deciso, egocentrico e arrogante, spesso bastardo e irriverente.
Riesco bene in ogni cosa e non mi richiede grandi sforzi essere sempre il numero uno, questa capacità invece che darmi degli stimoli mi ha portato ad essere annoiato, a non dare importanza a niente e mi ha convinto che nulla possa in qualche modo smuovermi dalla mia apatia.

Il mio successo con le ragazze è innegabile, nessuna mi ha mai detto di no, però non ne ho mai avuta una fissa, mi stanco facilmente e non ho mai conosciuto qualcuno che mi facesse battere il cuore.

Almeno fino il giorno in cui non ho incontrato Keita.

*****


Il mio incontro con Kian è avvenuto il primo giorno nella nuova scuola.

Mi ero da poco trasferito a Tokyo, ho vissuto con i miei genitori a New York fino all'anno scorso.
Mia madre è un'interprete di giapponese e lavorava per l'ONU al Palazzo di Vetro, qualche mese fa ha ricevuto una proposta di lavoro che sognava da una vita, lavorare per l'ambasciata americana nella capitale nipponica.
Mio padre è un dirigente di una multinazionale con sedi anche nel Sol Levante e non ha avuto problemi a chiedere il trasferimento.
Anche mia sorella era aperta a questa nuova esperienza anche se ha dovuto lasciare il ragazzo con cui usciva da diversi mesi.
Quello contrario ero solo io, ma non potevo permettermi di rovinare il sogno di mia madre.

Così ci siamo trasferiti in fretta e furia anche se l'anno scolastico era già iniziato.

Ho dovuto abbandonare i miei amici e "per la miseria!" Avevo appena raggiunto la libertà della maggiore età e mi andavo a trasferire in un paese dove sarei stato ancora una volta un insignificante minorenne...
Per la lingua non avrei avuto problemi, mia madre ci aveva insegnato il giapponese quando eravamo ancora piccoli.



La mattina che io e Keiko facemmo il nostro ingresso nella nuova scuola la segretaria ci informò di essere stati messi in due sezioni differenti, a suo dire per migliorare la socializzazione, ma sicuramente per evitare che uno dei due facesse anche il lavoro dell'altro.
Da come mi guardava, era fin troppo chiaro cosa pensasse di me, avevano sicuramente visionato le nostre cartelle scolastiche e temevano che io, il teppista, avrei approfittato della mia cara e dolce sorellina.
Sbuffai e senza degnarla di una parola, afferrai l'orario e uscii da quell'ufficio.
Keiko si scusò e mi seguì "Kay non fare cosi"
Lei riusciva sempre a leggere ogni mia espressione e capire subito cosa mi passava per la testa.
"Non dovresti arrabbiarti. Se non vuoi che ti trattino così basta che cambi atteggiamento. Questo può essere un nuovo inizio ..."
Aumentai il passo, mi sembrava di sentire mia madre...
Che palle! Bastava lei a farmi la predica!
"Keita!"
Mi fermai di scatto e la guardai furioso "Non chiamarmi così"
Odiavo quando mi chiamavano con il mio nome, ormai da anni mi facevo chiamare Kay, quando stavo a New York ero stato preso in giro per il mio nome giapponese, mi chiamavano "muso giallo" anche se di giapponese non avevo neanche l'ombra, così per questo motivo e per evitare tutte le volte di spiegare il motivo del mio nome insolito per un americano, avevo preso a presentarmi semplicemente come Kay.
Keiko mi sorrise "Qui non è necessario nascondere il tuo nome, nessuno ti prenderà in giro"
Non le diedi retta e ripresi la mia strada.
Arrivati nell'atrio ci salutammo, ma prima di separarci mi disse con fare da mamma "Dove hai la giacca?"
Io sbuffai "Oggi fa troppo caldo ..." odiavo questo obbligo della divisa scolastica. Sembravamo tutti dei soldatini o peggio ancora delle bambole senza cervello.
Non che amassi mettermi in mostra o seguire la moda, ma vestire ti da la possibilità di esprimere ciò che sei, ho il mio gusto e mi piace seguirlo a discapito di tutto.
Forse anche questo rientrava nella mia voglia di sentirmi unico e non una copia.



Arrivato davanti alla mia classe bussai, sentendo la voce del professore dire "Avanti", aprii la porta ed entrai pronto per affrontare il mio castigo.
Appena dentro il docente mi guardò attentamente per esaminare il mio aspetto.
Si soffermò sui miei capelli, sul mio piercing con una nota di disgusto, che aumentò notando che non indossavo la giacca e avevo slacciato i bottoni della camicia allentando la cravatta.
I suoi occhi si sgranarono all'inverosimile quando notò il tatuaggio sull'avambraccio che la camicia a maniche corte non poteva coprire.

Mi sentivo sotto esame, spostai il peso da un piede all'altro, mi morsi nervosamente il labbro inferiore e passandomi la mano fra i capelli, me li portai all'indietro.
Guardai in giro per la classe, erano tutti giapponesi e naturalmente mori, qualche ragazza aveva i capelli tinti, ma niente se paragonati ai miei. Mi sentivo una mosca bianca.
Il mio sguardo si posò su un ragazzo più alto degli altri, era sempre moro, ma i suoi grandi occhi neri sembravano risucchiare tutta la luce e imprigionare anche me, li sentivo penetrarmi dentro fino a scrutarmi l'anima.

*****

Quando lo vidi entrare pensai "Che palle! Un nuovo studente ... sarà sicuramente un altro idiota, quale ragazzo sano di mente si tingerebbe i capelli ... come se non ce ne fossero abbastanza di imbecilli in questa dannata scuola ... "
Stavo per tornare a "messaggiare" con la ragazza che avrei scopato quel pomeriggio quando il mio sguardo fu catturato dai suoi incredibili occhi blu.
Erano di un colore acceso e profondo, mi ci persi per un attimo in quel mare, quando mi resi conto che anche lui si era incantato a fissarmi, sentii una strana scarica attraversarmi la schiena.
Poi lui distolse lo sguardo e io cercai di convincermi che quella sensazione di eccitazione fosse solo frutto della mia immaginazione.
Io, Kian Logan, il ragazzo più popolare della scuola e sogno proibito di tutte le ragazze, non potevo essere attratto da un ragazzo, per giunta appena visto.

*****


Il professore richiamò la mia attenzione "Si muova non abbiamo tutto il giorno"
Io lo guardai stupito non sapendo a cosa si riferisse.
"Si presenti o è troppo complicato per lei?"
Mi sentii avvampare sentendo le risate della classe.
Cercai di restare calmo non potevo farmi buttare fuori il primo giorno.
"Il mio nome è Keita Anderson, ma tutti mi chiamano Kay. Sono nato a New York. Ho una sorella gemella di none Keiko che frequenta la sezione 3. Mia madre lavora all'ambasciata americana come interprete e mio padre è un dirigente di una multinazionale."
Quel discorsino me l'ero preparato quella mattina a colazione, per soddisfare la curiosità del professore senza scendere troppo in cose private. Conciso ed essenziale.
Vidi qualcuno sorridere per il mio strano accento però non gli diedi importanza.

Il professore prima di mandarmi al mio posto mi volle rendere partecipe della sua opinione nei miei confronti.
"Signor Anderson credo che abbia iniziato nel modo sbagliato"
Io lo guardai nuovamente non capendo.
"In questa scuola bisogna rispettare il regolamento. Primo: si sistemi la camicia e si rimetta la giacca. Secondo: i capelli tinti, le lenti colorate, i piercing e i tatuaggi non sono ammessi ... " fece una smorfia di disgusto "non vogliamo delinquenti nella nostra scuola e non pensi che le sarà tutto permesso solo perché è americano ... e adesso si vada a sedere vicino al signor Logan"
Sentii la rabbia assalirmi, non sono capace di starmene zitto quando vengo attaccato ingiustamente, però non potevo farmi espellere.
Strinsi i pugni, mi sistemai la camicia, tirai fuori la giacca dallo zaino e la indossai. Poi lo guardai dritto negli occhi "I miei capelli non sono tinti, non porto lenti colorate e non mi sento superiore..."
Avrei voluto aggiungere che a lui sicuramente sì, perché era solo un bigotto che giudicava quelli diversi da lui, che da dove venivo io i tatuaggi e i piercing non ti denotavano come delinquente e che io ero libero di fare ciò che volevo con il mio corpo, che ne avrei fatti altri fregandomene della sua opinione, ma per questa volta preferii stare zitto e mi avvia al mio posto.


*****

Mentre Keita si avvicinava non riuscivo a distogliere lo sguardo, più la distanza fra noi diminuiva più quella strana attrazione diventava sempre più forte e intensa, tanto che quando si sistemò nel banco vicino al mio mi sentii per un momento stordito dalle mie sensazioni e questo mi fece irritare ... io ero sempre indifferente a tutto, cosa aveva questo ragazzo di diverso da turbarmi tanto?
Lo fissai per un attimo e mi persi nuovamente nei suoi occhi, erano talmente belli che non potevano essere veri ...

*****

Appena seduto mi girai verso il mio vicino di banco per presentarmi, lui mi stava fissando come poco prima, stavo per dire qualcosa ma lui mi anticipò "Solo gli idioti si tingono i capelli e si mettono le lenti colorate"
Io sgranai gli occhi e sentii la rabbia esplodere "Che accidente avete tutti? Non sono tinti e non ho le lenti."
"Vallo a raccontare a qualcun'altro"
L'avevo appena conosciuto e già mi stava sui coglioni "Vuoi che mi tiri giù i pantaloni per dimostrartelo?"
Fece uno strano sorriso stava per rispondermi, ma il professore ci richiamò all'ordine "Silenzio. Logan, Anderson volete fare visita al Preside?"
Rispondemmo quasi all'unisono "Ci scusi"
Tornai a guardare il mio vicino di banco, il suo sorriso era ancora sulle sue labbra, si era divertito a stuzzicarmi e io ci ero cascato.
Poi lo vidi avvicinarsi pericolosamente al mio viso, sentii una strana sensazione e mi persi nei suoi occhi profondi, lo sentii dire "È vero non hai le lenti"
Io gli feci la lingua, cosa molto infantile lo so ...

Non ci scambiammo più una parola fino alla fine dell'ora.
Quando il professore se ne fu andato ne approfittai per togliermi nuovamente la giacca, era veramente un caldo infernale.
Logan mi guardò divertito "Ti piace proprio farti notare"
Io lo guardai furioso "Sto morendo di caldo stronzo!" E per enfatizzare le mie parole mi allentai la cravatta e slacciai anche alcuni bottoni della camicia scostandomela dal collo e appoggiai la fronte al banco.

Vidi Kian fissarmi il collo sorpreso, poi allungò una mano e mi allargò ancora di più la camicia.
Con il dito mi sfiorò l'inizio del tatuaggio che avevo sulla schiena.
Sentii un brivido percorrermi, mi rialzai come scottato "Che cazzo fai?"
Lui non rispose, ritrasse la mano e mi fissò il collo evidentemente aveva notato anche quello dietro l'orecchio. "Quanti ne hai?"
Il pensiero mi volò al tatuaggio sull'addome che ancora non aveva visto e senza volerlo mi sentii arrossire all'idea di mostrarglielo. Che accidenti mi prendeva?
Mi limitai a rispondere secco "Non sono fatti che ti riguardano"
L'arrivo del nuovo professore ci costrinse a interrompere la nostra "chiacchierata"
Mi guardò male e io dovetti rimettermi la giacca, facendo ghignare il mio stronzo vicino di banco.

*****


Scossi la testa, quello scemo del mio nuovo vicino non riusciva proprio a stare buono, lo vidi togliersi la giacca e non resistetti alla voglia di stuzzicarlo.
Quando però si allargò la camicia e vidi il suo tatuaggio un desiderio irrefrenabile si impossessò di me, allungai una mano per toccare quel disegno che mi stava stregando attirandomi a sé.
Sentii nuovamente un brivido a quel contatto e anche lui doveva aver sentito qualcosa visto che si spostò come scottato.
In quel momento notai che aveva un disegno anche sul collo, quanto avrei voluto passarci la lingua sopra ... appena mi resi conto di quel folle desiderio imprecai mentalmente "Porca troia! Mi si sta fondendo il cervello!"
Sentii forte la voglia di scoprire interamente il suo corpo ...
Chissà quanti tatuaggi aveva, glielo chiesi e dalla sua reazione immaginai ne avesse uno in un posto non proprio casto ...
Era ancora più scopabile quando arrossiva ...
Che cazzo avevo pensato? No, un momento ...Come facevo ad essere attratto da un ragazzo?
No, impossibile... a me piacevano le ragazze, però non potevo negare di sentirmi strano quando lui mi fissava con quegli incredibili occhi blu ...
L'arrivo del professore mi costrinse a distogliere l'attenzione da lui.

*****


Al suono dell'intervallo in pochi minuti fummo circondati dai nostri compagni di classe. Mi riempirono di domande sulla mia città, le ragazze mi guardavano affascinate anche se i loro sguardi languidi si soffermavano spesso sul mio vicino di banco.
Non ebbi difficoltà ad immaginarmi fosse il più popolare della scuola, anche se mi costava ammetterlo, era veramente un gran figo.
Vidi mia sorella sulla porta che mi salutava, mi alzai scusandomi e la raggiunsi.
Mi sorrise "Com'è andata?"
Mi limitai a un semplice "Bene"
Lei ampliò il sorriso "Sono tutti così gentili, mi hanno fatto sentire subito accettata"
"Sì come no..." dissi ripensando all'accoglienza del mio professore e del mio compagno di banco.
La vidi osservare attentamente un punto dietro di me, mi voltai e vidi gli occhi di Kian puntati su di noi.
Mia sorella abbassò lo sguardo "Chi è il tuo vicino di banco?"
Non mi piaceva questa sua domanda, mi sembrava troppo interessata e lui troppo stronzo.
Risposi dissimilando il mio disappunto "Si chiama Kian Logan"
"Logan come l'Ambasciatore, sarà suo figlio?"
In effetti adesso che me lo faceva notare anche lui come noi non era giapponese anche se a differenza nostra non aveva nessun accento straniero.
Keiko continuava a lanciare occhiate furtive a Kian "Non ti sembra assomigli a Brian?"
Brian era l'ex di Keiko e l'unica cosa che avevano in comune erano i capelli neri e lisci e vagamente il taglio, sparati in aria con una montagna di gel, anche se quelli di Kian erano più lunghi.
Gli occhi anche se entrambi li avevano scuri non potevano essere più diversi di così, in definitiva Brian era un ragazzo normale, Kian era tutto fuorché normale ...
Ma soprattutto Brian non era un bastardo.
Tutte queste considerazioni preferii tenerle per me e le risposi solo con un secco "No"
Il suo della campanella che sanciva la fine della pausa ci costrinse a salutarci.

*****

Osservai la ragazza sulla porta che parlava con Keita, non potevo avere dubbi era sicuramente sua sorella, così simili eppure così diversi, a lei mancava completamente quell'aura sensuale che circondava lui e anche i loro occhi erano diversi non solo per il colore ... quelli di lui erano così profondi ...
lei così delicata, lui così eccitante

*****

Quando ritornai al posto Logan mi guardò attentamente "Gli occhi sono completamente diversi"
Rimasi senza parole, nessuno si accorgeva delle differenze, tutti sottolineavano quanto ci assomigliassimo.
Mi fece felice, perché non era molto gratificante sentirsi dire continuamente che assomigliavi ad una ragazza, anche se quella ragazza era tua sorella gemella.



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