A proposito delle ciliegie e di cugini sbagliati

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'Fottutamente bello, porco Salazar'. Scorpius aveva un'aria innocua, e confusa, si teneva la testa dolorante e si guardava attorno come se avesse aperto gli occhi per la prima volta. A Rose venne da sorridere, era la prima volta che lo vedeva senza il suo classico ghignetto, la prima volta che lo vedeva senza l'espressione in stile so-leggerti-l'anoma-è-inutile-che-ti-nascondi, e la prima volta che le sembrava un totale cretino. Sbatteva le palpebre in continuazione, come se non riuscisse a mettere a fuoco le persone, e mormorava frasi sconnesse senza alcun senso logico. Poi realizzò. "Tu mi hai tirato la Pluffa in faccia!" accusò la rossa, che sogghignò malignamente. Quel che si dice vendetta.. "Beh, si..direi che era anche un buon lancio!" aggiunse con noncuranza, fissandosi le unghie per caricare ancora di più quella montatura. Ora che sapeva di non averlo ucciso, cosa le impediva di omettere il fatto di non averlo fatto apposta?! D'altronde era soltanto una piccola bugia a fin di bene ... per lei ... l'espressione del ragazzo era davvero senza prezzo. "Ma sei proprio una stronza! E se mi avessi ucciso?" le urlò contro, alzandosi a sedere di scatto, come se si fosse soltanto svegliato da un riposino.' Mannaggia Madama Chips e alle sue diagnosi esagerate' pensò la ragazza, nel vedere che Scorpius non aveva mai corso alcun rischio, che la figuraccia con Hilary (avrebbe aggiunto 'ed Albus' se non f0sse che il ragazzo se ne era bellamente infischiato, troppo preso dall'amica) e che l'ansia si tutta una mattinata erano state inutili. "Ma sai ancora vivo. Mpf, sapevo che dovevo tirare più forte!" disse, litigando con se stessa per non scoppiare a ridere dalla felicità. Aveva passato tutta la mattinata tormentarsi per quella serpe, e lui stava bene! Stava bene! Di certo, non aveva dimenticato le notti insonni però, quindi, decise di completare la sua vendetta. Scorpius grugni qualcosa di davvero poco lusinghevole contro i pel di carota. A dir la verità, sapeva di non stare affatto male, ma se Madama Chips lo avesse ritenuto (con la sua paura ossessiva delle ferite, diventata a dir poco malata dopo la guerra) troppo stordito per essere dimesso dall'infermeria avrebbe saltato la partita. E lui doveva giocare. A tutti i costi.
Un colpo di tosse li avvisò dell'entrata della suddetta medimaga che, spingendo un carrello pieno di attrezzi e cianfrusaglie magiche, percorse la stanza fino ad affiancare Rose, sorridendole. Solo allora Rose si accorse che quella vigliacca della Nott se l'era data a gambe, mentre era..distratta. Tzè, stupide serpi codarde!
Madama Chips, nonostante l'età, rimaneva sempre una bella donna. Era bassetta e mingherlina, ma possedeva una forza unica. Rose avrebbe pagato oro per diventare forte come lei. Era una donna sopravvissuta da sola ad una guerra d'orrori, aveva assistito a morti di conoscenti, amici, persone care, aveva provveduto a salvare il salvabile, a curare i feriti dell'ultima battaglia, a consolare i parenti delle vittime, aveva provveduto a coprire i cadaveri, ed ancora all'età di ottantun anni [1] lottava a favore dei feriti, guardava in faccia i volti della prole delle persone che aveva visto soffrire, senza arrendersi mai, ancora, sotto quei capelli argentei v'era una giovane dal fiero cuore da Grifona[2].
'Mi ha quasi ammazzato, perché le sorridi?!' fu il pensiero di Scorpius, che venne dimenticato subito, quando la ragazza lo restituì. Si riscosse da quei pensieri facendo due passi in avanti, verso la donna, chiedendole cautamente :"Quando mi dimetterà Poppy?". Madama Chips storse il naso, detestava quelle domande, tuttavia gli sorrise e rispose :"Stia tranquillo, signor Malfoy, stasera sarà libero!". Questo s'inorridì, colto da un improvviso attacco di tosse. "No, Poppy, c'è la partita.. io devo ..." Ma le sue proteste vennero immediatamente bloccate dalla donna, che con un gesto della mano, simile a quello che si fa per scacciare una fastidiosa zanzara lo mise a tacere. "Non ci saranno scuse, non può giocare una partita in questo stato!" ribatté in tono severo. Scorpius sbuffò. "Ti odio, Lenticchia!" sbottò.
Rose ridacchiò fra se muovendo le spalle angelica, ed accompagnando il tutto con un sorrisino adorabilmente finto. Poi, vedendo l'espressione cupa del ragazzo, iniziò dentro di lei la guerra. Insomma, poteva anche evitare di spiaccicargli ad omelette il faccino, ma se lo era meritato no? Eppoi, se lui avesse saltato la partita, lei avrebbe vinto, giusto? Mpf, neppure poteva vendicarsi che subito comparivano i sensi di colpa! No, se lo era meritato! Guardò di nuovo Scorpius, che aveva preso ad chiedere ad alta voce, ma senza rivolgersi a qualcuno in particolare, il motivo per il quale Ronald Weasley ed Hermione Granger non avessero giocato a carte più spesso, sedici anni prima. Qualcosa le diceva che ci teneva tanto alla partita, ma non avrebbe mai saputo dire cosa, in particolare. 'Beh, così avrebbe imparato a insultarla alle spalle!' diceva la parte Ron di lei, appoggiata pienamente da quella Hermione, eppure, qualcos'altro le diceva che non si sarebbe divertita per niente se avesse vinto ma non avesse potuto leggere la sconfitta negli occhi del biondo. D'altronde era quella la parte migliore delle partite! Stava per dargli man forte quando di nuovo il Ron in lei aggiunse: Certo, abbassati ad aiutarlo, mi raccomando, e non ti scordare di baciargli i piedi, dopo! Sospirò frustrata. Da una parte aiutandolo diceva addio al suo orgoglio Grifondoro, dall'altra non poteva sopportare quel muso un attimo di più. Ma tanto, se non lo avesse aiutato ci avrebbe rimesso anche lei ... diamola per buona. Oh, fanculo.
"Madama Chips, sono sicura che avrà capito anche lei che questa sia una stupida messa in scena per saltare Divinazione, in seconda ora! Io stessa, l'ho colpito per sbaglio con la palla, e le assicuro che neppure mio fratello, lei sa a che livello arrivi l'esagerazione di Hugo, sarebbe svenuto!" disse con tono ovvio, accompagnando le parole con i gesti, ovvero aprendo le braccia e scrollando le spalle. Non avrebbe potuto dire chi tra Scorpius e la donna fosse più esterrefatto ed incredulo. La medimaga la guardava come se le avesse appena confessato di avere una cotta enorme per il parrucchino del professor Lumacorno, aveva infatti entrambi gli occhi spalancati, stirando lievemente le piccole rughe che li coronavano, fino a farli quasi uscir fuori dalle orbite, mentre le labbra erano lievemente aperte, lasciando intravedere la dentatura ancora perfetta, ed una parte di lingua. Scorpius, dal canto suo, aveva gli occhi ridotti a fessure, e la fissava come a voler interpretare il significato alternativo delle sue parole, quasi temesse in una trappola. "Ehm, ma signorina Weasley, io..come faccio ad essere sicura della veridicità di ciò che sta dicendo?" le chiese, ripresasi dallo stato di trance nel quale era entrata. "Madama, le pare che io potrei mai dirle una bugia?" non sentendo una risposta, Scorpius decise che avrebbe evitato altre sei ore in un letto e diede man forte alla ragazza, a costo di rimanere appeso alla Torre di Astronomia, perché sapeva che Carota aveva qualcosa in mente. "Oh, che palle Weasley, sempre a ficcanasare ovunque! Ma chi ha chiesto un tuo parere?!" le chiese retorico, con uno sbuffo, incrociando le braccia al petto. E che petto. Ecco uno dei pregi delle viscide serpi: il loro recitare da Oscar. Madama Chips lo guardò sospettosa. Tornò indietro col carrello, e poggiandosi mollemente e stancamente una mano sul capo sussurrò: "Signor Malfoy, non ho passato la mattinata a controllarla, non essendo stato il suo problema gravissimo, ma le ho comunque somministrato pozioni. Mi ha forse preso in giro?". La voce minacciosa della donna lo fece deglutire. "Ehm..io.." provò, ma.. "Certamente, Poppy, Malfoy si è alzato un'ora fa e come può ben vedere è bell-sta benissimo!" Esclamò la rossa, accorrendo in difesa del ragazzo, al quale non sfuggì il piccolo errore di questa e sghignazzò, promettendosi, in segreto, di ricordaglielo a vita. Eppure, una parte di lui, aveva silenziosamente fatto le capriole. La donna fece un basso ringhio, gli occhi che sprizzavano furore. "E' così?" chiese tra i denti. Il ragazzo rimase fermo, poi acconsentì. L'aveva sfangata. Ne era consapevole. Si rimangiò un sorriso vittorioso, mentre la medimaga firmava le sue dimissioni dall'infermeria e, narici fumanti, toglieva venti punti a Serpeverde, borbottando un "Si vergogni".
I ragazzi marciarono via dalla stanza l'uno di fianco all'altro, in un religioso silenzio, le braccia coperte dai mantelli neri dell'uniforme ritte lungo i fianchi, testa alta, e passo veloce.
"Beh, penso che mi debba ringraziare" fu Rose a rompere il silenzio, fermandosi in mezzo al corridoio, braccia conserte e sguardo fiero, portando anche Scorpius a bloccare la propria camminata ed a fronteggiarla. Seppur più bassa di svariate decine di centimetri, la ragazza non sembrava affatto turbata dalla stazza del biondo. Scorpius sbuffò una risata sarcastica, voltando gli occhi all'ampia bifora alla destra di un'armatura senza testa, poi, come se nulla fosse accaduto, girò i tacchi e se ne andò ignorandola. Rose rimase basita. Ma come si permetteva di ignorarla,non era mai stata ignorata da nessuno, e non le pareva proprio il caso di iniziare in quel momento. "Ehi! Ti stavo parlando! Mi devi un 'grazie' e lo sai! Fermo!" gli urlò dietro, infervorata. Lui non si fermò, ma sul suo volto comparve un ghignetto malefico. Rose lo rincorse fino a quando non lo raggiunse, e lo bloccò, prendendolo per il polso destro. Scorpius sussultò e scacciò via quel tocco manco fosse velenoso. "Sei ghiacciata Weasley!" urlò, strofinandosi il polso con la mano sinistra, guardandola come se l'avesse accoltellato.
Erano ancora fermi nel corridoio, un quadro alla parete li osservava, tutto contento di aver trovato qualcosa di meglio da fare rispetto alla lettura del noiosissimo libro che aveva in mano, probabilmente da qualche secolo. Rose lo poteva capire, lei sarebbe impazzita con un libro solo. Era il ritratto di un signore pelato e grassoccio, probabilmente appartenuto al Medioevo, con una grande testa rosea e lucida, ed una gorgiera del diametro di uno pneumatico di pick-up.
L'armatura senza testa era sobbalzata all'urlo beduino del biondo.
Rose sbuffò. "Mi scusi tanto! Quando ho passato una mattinata intera ferma, ad rimboccarle le copertine mentre russava come mio padre quando ha il raffreddore –il che dice molto- non ho pensato che l'avrebbe turbato se mi fossi gelata il sedere! Prometto che la prossima volta non lo farò!" rispose in uno scocciato scetticismo, alzando gli occhi al cielo, i capelli rossi completamente disordinati, i ricci sparati in ogni direzione, gli occhi accesi in indignazione, le labbra socchiuse, il respiro lievemente affannato, le gote imporporate dal fervore. Scorpius si avvicinò, un sorriso decisamente anormale sulle labbra. "Mh, così sei stata tutta la mattina ad ammirarmi. Ma d'altronde anche Poppy, poteva ben vedere quanto fossi bell- stessi bene, no?!" le chiese, voce leggermente roca, ad un soffio di distanza.
Erano vicini. Troppo. Ed era bello. Troppo. I capelli, generalmente tirati indietro da quello che aveva ormai capito fosse, effettivamente, gel babbano, erano scompigliati ed il biondo rifletteva i raggi d'un sole, che pian piano s'era fatto strada tra la coltre di nubi ed ora splendeva indisturbato, assumendo una sfumatura quasi perlacea; la pelle lattea era liscia, morbida anche al solo sguardo, coperta sulle gote da rada peluria bionda, impossibile da notare, ma presente al tatto; gli occhi erano chiari, limpidi, non più acciaio fuso, non più mare in tempesta, non più un uragano in corso, non più l'oblio del ragazzino ch'aveva incontrato nel treno, quanto più l'argento dei diademi, occhi di chi ha trovato la propria strada, che crede nei propri ideali. Ed ora la scrutavano col la malizia di chi la sa lunga; le labbra..le labbra, non carnose, ma piene, erano rosee, sode, ma soprattutto incredibilmente mentose ed invitanti. Ma a portarle via la concentrazione era il fatto che essendo lui più alto di una buona ventina di centimetri più di lei, gli arrivava giusto, giusto, alla gola. Ora capiva perché i vampiri amavano così tanto i colli! Il profumo di quel tratto candido di pelle le arrivava alle narici, come un flebile, ma al contempo intenso aroma di muschio bianco e menta, tanto da toglierle il respiro.
"Era..Ho..Ho sbagliato, volevo d-dire una c-cosa e.." ma nessuno seppe mai cosa fosse successo, dato che la ragazza spezzò la frase a metà nel momento in cui Scorpius, troppo divertito da poter smettere, fece un ennesimo passo avanti, sino a soffiarle nelle orecchie un "Miss Weasley, si chiama lapsus freudiano[2]" appena percepibile. Rose rabbrividì. Merlino, a che gioco sta giocando?
Intanto il quadro dietro di loro aveva iniziato a mangiare una mela, gli occhi fissi sul quadretto,un'espressione emozionata in volto.
La ragazza era ormai a nemmeno tre millimetri di distanza dal viso di Scorpius, che aveva anche piegato il capo ancora di più nella sua direzione. Porco Godric, le sarebbe bastato inclinare la testa di un altro paio di gradi e le loro labbra si sarebbero sfiorate. Ma non lo fece, per quanto il suo cervello fosse andato in corto circuito, non lo fece. "Si chiama errore, Malfoy, ti assicuro che è solo un errore e solo un errore può essere"gli soffiò invece, sulle labbra, gli occhi fissi nei suoi. Scorpius poteva contare ad una ad una quelle lentiggini, ma sarebbe stato come contare le stelle in un cielo. Erano decisamente troppe. Puntinavano tutta la superficie del nasino a patata, bianco come un lenzuolo, sin fino alle guance rosse, che smentivano tutta la sicurezza espressa invece dalle parole. Tante. Troppe. Ovunque. E gli occhi? Erano di un azzurro tanto intenso da sembrare il mare all'alba d'un caldo Agosto, erano cristallini, come la sua risata, che aveva ascoltato troppe volte, ma che mai sarebbe stata rivolta a lui."e, tra parentesi, ti conviene muovere le tue chiappe pure da questo corridoio, a breve inizierà la partita, e voglio vincere guardandoti piangere dal campo, non dalla panchina" finì in un sorriso finto come una moneta di cioccolata.
Che poi, da quella distanza, il ragazzo avrebbe potuto benissimo sentire anche la fragranza delle sue labbra. Ciliegia. Ma stavolta, mentre lei se ne andava, lasciandolo con un palmo di naso, doveva ammettere che alla fine non erano neppure male, le ciliegie.

Dominique stava scalando le tribune, lo sguardo indagatore che scrutava ogni testa in cerca di quella liscia e rossiccia di sua cugina, fina a quando, svariati minuti dopo, non la trovò ai posti più alti, sulla destra della tribuna rosso-oro. Raggiunse Lily, con passo sicuro, cadente e ritmato, quasi stesse ballando. 'Ah, le veela, chi le capirà mai' fu il pensiero della ragazzina, la quale vetta dell'eleganza era in non inciampare sui propri piedi. Ma lei era fatta così, e non avrebbe mai ammesso che avrebbe dato oro per poter assomigliare di più alla tua cugina, avrebbe voluto anche uno solo dei suoi occhi, o una ciocca di capelli perlacei, o un po' di quella sua aurea da santa, che la rendeva quasi sovrannaturale. Ma lei era fatta così, lei era quella che si muoveva con la delicatezza di un troll di montagna, quella sensuale come il mezzo-ginate Hagrid in bikini, isomma, tutto quello che Dominique non era.
Non aveva più parlato con John, lo vedeva per i corridoi, e si volatilizzava ancor prima che questo potesse dirle qualcosa, lo vedeva a cena, cercare qualcuno per la Sala Grande, e poi trovarlo: Dominique, come al solito.
Si era allontanata, voleva che capisse come fosse avere una persona vicina ma lontana, voleva che anche lui la ricordasse, la cercasse, ed invece, non l'avrebbe mai cercata. Lui non cercava Lily Potter, lui cercava la cugina, era sempre stato così, e così sarebbe sempre stato.
Lily sospirò, ormai si era abituata all'idea, le faceva male certo, ma era un male sopportabile, era un po' come quando ti fai un'iniezione e senti l'ago che perfora la carne. Ecco, quello faceva male, ma si sa, nelle iniezioni quello che fa veramente male non è l'ago, o lo spillo, è il liquido la cosa peggiore, quello che ti entra nel corpo, intorpidisce il braccio, e ti rende fiacca. Era come se le avessero aspirato via le forze, assieme alle energie ed alla voglia di vivere.
Dominique si sedette accanto a lei, sorridendole, ignara del suo rancore, salutandola con un rapido gesto della mano. "Come mai non sei giù?" le chiese, portandosi con noncuranza una liscia ciocca bionda dietro l'orecchio. Lily grugnì scocciata, per poi rispondere. "Quel cretino di mio fratello ha pensato bene di tirare pugni agli armadietti, che ora sono tutti ammaccati, Fred e Roxanne li stanno riparando, e non mi va che mi chiedano di aiutarli per poi mollarmi tutto il lavoro" acida, velenosa e scontrosa. Dominique sussultò, sapeva bene di quanto James poteva essere stupido delle volte, ma mai mai, in vita sua era stato in grado di trasformare la rabbia in violenza, semmai diventava logorroico e sparava fiumi di parole a destra e manca, ma non lo aveva mai visto così. "Uh, e perché?" chiese vaga, ben sapendo il perché. "Beh, non so, mormorava insulti sconnessi ed aveva delle occhiaie pazzesche" rispose sempre più scocciata. Dominique iniziò ad alterarsi, insomma, ma che aveva Lily? Le sembrava il modo di parlarle? "Oh, ma che hai? Sei proprio acida!" l'accusò arrabbiata, aprendo di scatto le mani ai lati del corpo longilineo, i palmi rivolti verso l'altro. Lily sbuffò una risata "Ti sbagli, sei tu che mi alteri il Ph con la tua presenza!" Le rispose, prendendo borsa e cappello lanoso per poi alzarsi e scendere agli spogliatoi, testa alta, grandi gocce salate a risplendere la luce del sole. Dall'altra parte un ragazzo moro sospirò, il cuore di John, al contrario delle ormai sicurezze della rossa, si strinse in petto.






[1] Non so con precisioni quanti anni aveva Madama Chips al tempo di Harry, nei libri non ne parla, quindi ho preso in considerazione l'età dell'attrice. (sbagliato, lo so, ma non potevo fare altrimenti)

[2] Il lapsus freudiano è un errore involontario del discorso, nella scrittura o nell'azione, secondo la teoria psicoanalitica di Sigmund Freud nei lapsus di manifesta un conflitto tra intensioni coscienti dell'individuo e le tendenze inconsce che, determinando una momentanea perdita di controllo sulla coscienza, lascia scorgere il desiderio inconscio.
Fonte: Martii B di Yahoo Answers
(ho deciso di citarvi una spiegazione scientifica e
dettagliata piuttosto che una mia)


Qualche Lentiggine Di TroppoWhere stories live. Discover now