Quel Leggero Brusio (#PieroBarone)

Capitolo 16

{ Buongiorno! Spero di non annoiarvi con questo capitolo triste, l'ho scritto un po' di fretta e chiedo scusa per eventuali errori o ripetizioni. Vi ringrazio tantissimo per il supporto, i voti e i commenti :) i miei occhi sbrilluccicano leggendoli. Auguro a tutti una bella serata di festeggiamenti, arrivederci all'anno prossimo! }

Condurre una doppia vita amorosa era possibile. Ogni giorno poteva scegliere se stare con Fernando o con Piero. O meglio, poteva scegliere se riposare o divertirsi: con il primo a stento si guardava un film, con il secondo si viveva. Che fosse in casa, all'aperto o in palestra, aveva poca importanza.

Sì, perché Piero ci teneva a mantenersi in forma ed era riuscito, con poco sforzo, a coinvolgere anche lei nei suoi piani di fitness, pur di stare insieme. Sudare e affaticarsi era un supplizio sopportabile, quando la ricompensa era una bollente doccia insieme e quell'innovativo stretching per rilassare nuovamente la muscolatura.

Concentravano i loro incontri alla sera poiché durante il giorno erano entrambi impegnatissimi a rispettare le loro solite incombenze. Per Gioia tenersi a perfetta disposizione dei clienti, sedare le fan impazzite che aspettavano Gianluca fuori dall'albergo, gli studi e l'ordinaria convivenza con le ragazze. Piero invece reggeva ritmi molto più serrati tra infinite riunioni di lavoro e spossanti turni di registrazione: fin quando non raggiungeva il suo obiettivo, piantava le radici in studio. Mano a mano che i giorni passavano e le temperature si scaldavano stava iniziando a, per così dire, lasciarsi andare. Avendo a stento quei venti minuti di pausa per pranzare e ritornare a incidere la propria superba voce fino a sera, qualche brufolo dovuto allo stress deturpava il viso che lui curava con così fiero accanimento, il ciuffo era spesso e volentieri risparmiato dalle perfezioniste sessioni di piastra e intorno ai suoi occhioni c'erano due aureole violacee di stanchezza. Ma a quel problemino ovviava indossando qualche paio di occhiali dalle lenti sfumate... perlomeno per attraversare il suolo pubblico e dare il meglio di sé. Una volta varcato l'ingresso dello studio sfoderava invece quei pratici occhialini trasparenti da combattimento. D'altronde in casa aveva un intero comò di cassettini suddivisi in decine di spazi rettangolari dove conservava maniacalmente tutti i suoi tesori.

Gioia lo pensava tutto il giorno, ma ormai in modo quasi sano. Le scene di isteria sfuggivano al suo controllo solo quando Piero si allontanava da Bologna e in lei traboccava una esagerata nostalgia. Per ogni film d'azione che intercettava alla televisione teneva sospeso il telecomando a mezz'aria, e dopo essere riuscita ad incrociare lo sguardo di qualche amica comunicava, come se fosse di vitale importanza "ah, questo piace a Piero!". Nei negozi le felpe più tamarre o adolescenziali erano magicamente diventate apprezzabili solo perché lui le avrebbe indossate. L'unica piaga che ancora le faceva storgere la bocca era quel suo gusto per i cappellini da baseball, un pugno in un occhio che ammazzava il suo sex appeal. Ma in compenso a tutto il perfetto resto, si poteva soprassedere.

Interminabili giorni a pensare e ripensare che in fondo fosse tutta un'ossessione, che bimbominkia della mutua, che un giorno ci avrebbe riso su, eppure poi lo guardava in quegli occhi grandi e dolci e tutto il resto e il casino intorno crollavano come un castello di carte davanti a una finestra aperta.

Un giorno Chiara aveva sparato la perla di saggezza:

« Dal momento in cui potrai citare i versi di Grande Amore, vorrà dire che tu, la tua relazione e anche parte della tua dignità siete definitivamente spacciate. »

" Dimmi perché quando penso, penso solo a te..." : c'eravamo.

" Dimmi perché quando vedo, vedo solo te..." : e c'eravamo.

" Dimmi perché quando vivo, vivo solo in te..." : c'eravamo di nuovo.

" Dimmi perché quando amo, amo solo te...": fiu, per questa era ancora presto. In teoria.