6. Pensiero fisso

2.8K 85 3
                                    

Aurora



I giorni sono passati in fretta e senza sconvolgimenti. Dopo il pomeriggio in palestra Massimo ha continuato a ignorarmi come al solito. A scuola, intendo. Perché al di fuori di quelle mura non ci incrociamo mai.

Strano a dirsi, lo so. Praticamente sto più a casa sua che a casa mia. Per via di Nic. Ma lui non c'è mai, se non è in palestra ad allenarsi è con qualche ragazza. Nemmeno quando rimango a cena lui c'è. È successo raramente in questi anni che fossimo seduti entrambi allo stesso tavolo. E comunque quelle rare volte si è sempre comportato come se non esistessi.
Meglio così. Se deve tormentarmi come l'ultima volta che ci siamo visti, be', grazie tante, ma preferisco che mi ignori!

Per fortuna sono partiti per andare a trovare i nonni, quindi fino a lunedì non rischierò nuovi pericolosi incontri del terzo tipo. Per il resto devo solo riuscire ad arrivare incolume alla fine di questo mese, poi ci saranno gli esami e le vacanze, lui partirà sicuramente per qualche meta esotica in cerca di divertimenti e io non lo vedrò per un bel pezzo.

Spero che questo "bel pezzo" sia il tempo necessario a cancellare il ricordo di come si è comportato con me in palestra. Un vero cafone. Insomma, non può di punto in bianco decidere di parlarmi di nuovo e prendermi così spudoratamente in giro. Perché mi disprezza così tanto?

Finisco di bere la mia aranciata e guardo Rita sconsolata.

«Che c'è?» mi domanda. «Avanti, spara. È tutta la sera che hai quell'espressione strana Aurora. Vuoi dirmi che cosa ti passa per la testa?»

«Niente di che» le rispondo. E dopotutto è vero. Che c'è che non va? Niente. Va tutto benissimo. Io e lei stiamo passando un bel venerdì sera in un piacevole locale del centro, domani non ci sarà scuola per uno sciopero dei professori e quindi potremo riposarci, il mio ragazzo è a trovare i suoi nonni e non ho motivo di dubitare che mi pensi, che cosa dovrebbe esserci che non va?

«Ai tuoi "niente di che" non ci ho mai creduto molto, Aurora» replica lei senza scrupoli.
Essere evasivi con Rita è impossibile. Lo so che è così, quindi non capisco proprio perché ogni volta ci provo. Tanto non funziona.

«Ti manca il tuo Nic?» chiede facendomi l'occhiolino.
Sì. Nic mi manca. Ma purtroppo non è quello il motivo del mio continuo e affannoso pensare e ripensare.

«In realtà...» prendo tempo, indecisa se virare di netto e mentire alla mia migliore amica o se dare retta alla voglia che ho di dirle la verità per sentire che ne pensa. «Ecco, in realtà stavo pensando a Massimo...»

Capisco dall'espressione che si dipinge sulla faccia di Rita che forse avrei fatto meglio a mentirle. «Wow» esclama. «Questa non me l'aspettavo... E che cosa stavi pensando esattamente?»

«Che sono arrabbiata con lui» confesso.

«Ancora per via della palestra?»

Annuisco. «È che mi fa rabbia che si comporti così con me. Eravamo amici, capisci? Perché mi disprezza così tanto da sentire ogni volta che mi vede l'esigenza impellente di mortificarmi? È più forte di lui. O mi ignora e allora mi mortifica ignorandomi. O mi prende in giro e si comporta da stronzo solo per il gusto di umiliarmi. Vorrei capire che gli ho fatto, tutto qui.»

Rita alza gli occhi al cielo. «E hai mai provato a chiederglielo?»

Rimango per un attimo in silenzio, spiazzata dall'ovvietà di quella domanda.

No.
Non ho mai provato. Sono orgogliosa e non vado a elemosinare amicizia se vedo che non è aria. «Be', non proprio direttamente... Sì insomma... No» ammetto infine mio malgrado. «Non gliel'ho mai chiesto. Per principio. Tanto lui non mi avrebbe mai detto la verità, e si sarebbe preso gioco di me ancora di più.»

«Senti, io te l'ho detto. A me non mi sembrava che si comportasse come uno che ti disprezza, anzi. Da quello che ho visto ho avuto tutt'altra impressione. E non fare quella faccia, è la verità.»

Inutile precisare che sono arrossita. Questo non lo ammetterò mai davanti a Rita ma in questi ultimi giorni non ho fatto altro che pensare a quello che lei ha detto. Che Massimo sembrava molto distratto dalla mia presenza lì. E, ecco, sì, diciamo che ci ho un po' fantasticato sopra. Ma solo quando ero soprappensiero, mai volutamente! Piccole distrazioni senza significato. Ce le hanno tutti, no?

«Quando Massimo mi fa arrabbiare è sempre così. Adesso era un bel po' che non accadeva più, visto il suo mutismo. Ma gli effetti li riconosco benissimo, sono sempre gli stessi. Rabbia a parte, io penso e ripenso a lui per giorni. Ma poi passa. È solo che lì per lì mi brucia. E tanto. A volte vorrei davvero prenderlo a pugni!»

Rita ride. Chissà perché la mia situazione sembra divertirla molto. «Questo sarebbe proprio un bello spettacolo. Non vorrei perdermelo per niente al mondo!»

Rimaniamo per un po' entrambe in silenzio. Poi lei assume quello sguardo che preannuncia discorsi seri o domande scomode e io mi preparo al peggio.

«A Nic gliel'hai detto poi?»

Eccola la domanda scomoda. Accidenti, lo sa lei come fare a tirarmi fuori le cose che non vorrei mai dire. Abbasso lo sguardo, fingendo di cercare qualcosa nella borsa. «Volevo farlo» inizio a dire come se niente fosse, «solo che poi non ne ho avuto occasione e a quanto pare Massimo non gliel'ha detto quindi...»

«Quindi hai deciso di mentirgli...»

«Deciso, Rita... Non ho fatto niente di male, dopotutto. Io lo chiamerei più un tacere che un mentire. Non voglio che si crei un caso su questa cosa senza importanza, tutto qui. Se io lo dicessi a Nic, lui si infurierebbe con Massimo, e Massimo avrebbe un motivo in più per odiarmi. E poi considera che se Massimo non gliel'ha detto vuol dire che non ha ritenuto importante la cosa. Fatto che dimostra che di me non gliene importa niente.»

Guardo Rita orgogliosa della mia sofisticata dimostrazione sillogistica. Non so se è convinta, fatto sta però che decide di non indagare oltre. Finisce di bere la sua coca, dopodiché ricambia il mio sguardo e recupera la sua borsa alzandosi in piedi.

«Cara mia, è tutto molto bello, ma io comincio ad avere sonno. Ti va se rientriamo?»

Annuisco, alzandomi a mia volta. Sì, concordo. Credo proprio che l'unico modo per non finire ad approfondire un argomento che non deve assolutamente essere approfondito sia porre fine alla nostra serata. E andare a dormirci su.
Be', almeno io credo proprio che lo farò, sperando di risvegliarmi domattina e scoprire di essermi finalmente lasciata alle spalle la mia rabbia.

    



Il mio sbaglio - COMPLETADove le storie prendono vita. Scoprilo ora