28. [Meet The Kitten]

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Draco's POV. 

Mi alzai dal letto sbuffando, lanciai il cellulare al mio fianco e mi morsi il labbro con forza.

Ero così nervoso.

Non ci eravamo mai telefonati o videochiamati e ciò mi rendeva maggiormente in ansia; sarebbe stato strano ed imbarazzante.

Magari era senza una gamba ed andava in giro zoppicando.

Risi come un idiota al pensiero.

Beh, lo avrei amato lo stesso, perché lui era Harry.

Il mio Harry. 

Alle sette e un quarto ero pronto: indossavo degli skinny neri, una camicia a quadri e le mie amate scarpe nere ormai terribilmente consumate.

Mi diedi una veloce occhiata: ero abbastanza hot.

Sorrisi: questo è ciò che avrebbe detto Harry.

Mi incamminai verso l'aeroporto con le mani in tasca; avevo molta strada da percorrere, visto che non avevo ancora la patente.

Avevo detto a mio padre che sarei andato a dormire da un amico, declinando la sua offerta di un passaggio.

Mentre il vento giocava tra i miei capelli, pensai a come fosse bizzarro il fatto che fra sette miliardi si persone mi avesse scritto proprio il fratellastro che tanto avevo desiderato conoscere.

Sorrisi di nuovo pensando a lui, per poi alzare la testa verso il cielo ed urlare: "Grazie" 

E mentre i passanti mi lanciavano occhiatacce, io continuavo a sorridere come un idiota, un idiota innamorato.

Venti minuti più tardi arrivai all'aeroporto.

Ero nervoso, tanto nervoso, stavo sudando.

Maledizione.

Comprai una bibita fresca e mi sedetti su una panchina ad aspettare l'atterraggio.

Nel frattempo mi guardai intorno, c'erano molte persone che si correvano incontro per abbracciarsi.

Sospirai e sorrisi, chiedendomi che reazione avrebbe avuto Harry vedendomi.

Il tempo scorse lentissimo, erano già le otto passate e mi stavo appunto chiedendo per quanto avrebbe ritardato che l'aereo apparve in lontananza.

Oh porca troia.

Ero felice ed agitato allo stesso tempo, il cuore mi stava per uscire dal petto.

Harry era là dentro.

Mi alzai e saltellai fino ad un cestino per buttare via il bicchiere e rimasi lì a fissare i rifiuti.

Non riuscivo a voltarmi, ero bloccata dall'emozione, perché avevo paura di non essere alla sua altezza.

Mi si mozzò il respiro e dovetti appoggiarmi al muro per non cadere a terra.

Odiavo l'ansia che mi attaccava ogni volta, mi faceva sentire debole e stupido.

Sentii i motori che si spegnevano e le voci aumentare, poi i passeggeri iniziarono a scendere.

Non mi voltai ancora, chiusi gli occhi e cercai di regolarizzare il fiato; passarono altri due minuti, la gente mi guardava storto ma non mi importava.

Immaginare che non gli sarei piaciuto mi terrorizzava.

Nonostante sembri sicuro di me sotto sotto sono solo un ragazzo timido, impacciato e paranoico.

Ad un tratto, però, tutto acquistò un senso.

Quando sentii quella voce, ogni cosa tornò al suo posto. 

Text Me × DrarryWhere stories live. Discover now