Harry lo guardò con cipiglio preoccupato, accarezzando i suoi lineamenti con una dolcezza inaudita. Alla luce del giorno, quei lividi e quei tagli sembravano aver preso a brillare con ancora più intensità, come a volergli ricordare che i suoi colori non avrebbero potuto coprire quella pelle.

"Dovrei disinfettare quelle ferite" sibilò piano, quasi avesse paura di vederlo disperdersi nell'aria o ridursi in cenere sotto ai propri occhi.

Il ragazzo liscio si voltò di scatto a guardarlo quasi infastidito all'idea. Tutte le volte che si lasciava toccare, un pezzo della sua oscurità svaniva per poter oscurare lui. Lo vedeva nel suo sguardo, lo vedeva farsi cupo e triste tutte le volte che i suoi occhi si posavano su quelle macchie violacee che gli costellavano il corpo ed il viso.

Odiava quella sensazione, quella pena e quel compatimento, quella commiserazione nello sguardo. Odiava sentirsi così poco nei confronti di uno come lui che era tutto.

"Non è necessario" fece scontroso. Dietro ai suoi occhi le immagini di quella notte si rincorsero, come se stesse rivivendo un film tutto da capo. Gli venne la pelle d'oca al ricordo della sua bocca, delle sue mani, della sua morbida pelle. Non poté evitare di pensare a quanto desiderio avesse in corpo ancora, di volerlo fare suo pure in quel momento, con quello sguardo di commiserazione.

"Ti prego, lascia che mi prenda cura di te" borbottò, non volendo suonare così serio. Era certo di aver visto negli occhi di Louis un lampo di consapevolezza a quelle parole. Non voleva dire esattamente quello, voleva curarlo, voleva guarirlo.

Eppure, in una piccola parte di sé desiderava anche poterlo guarire dentro.

"Sto benissimo" dichiarò freddo, lapidario. La sua voce tornò ad essere solo ghiaccio, quello che avrebbe congelato il cuore di Harry se avesse parlato ancora in quel modo.

Il riccio si alzò a quel punto, girando attorno al letto per poterlo raggiungere, ponendoglisi di fronte. Si guardarono per attimi infiniti; Harry preoccupato e ferito, Louis arrabbiato e scattante. Nessuno dei due parve voler parlare davvero, i loro sguardi facevano già abbastanza.

Ma la tensione e l'ansia crebbero assieme al fiume di parole che serrò la gola ad Harry. Provò ad allungare le mani, ma fu costretto a fermarsi quando lo vide scattare indietro, rifugiandosi nella sua rabbia, nella sua coltre oscura.

Eccolo lì, ancora una volta, il volto del dolore e del nero più totale. Harry sentì il sangue nelle vene bollire quasi, per quella tremenda lontananza forzata. Voleva toccarlo, voleva assicurarsi che stesse bene. E lo fece. Non esitò un solo attimo ad allungare ancora le mani e stringergliele.

Louis rabbrividì e si fece nervoso.

"Hai bisogno che io le disinfetti e medichi" i suoi polpastrelli scivolarono sul sangue incrostato sulle nocche, avvertendo la sua pelle ruvida e screpolata, distrutta dal suo continuo farsi del male. Non poteva sopportarlo, gli sembrava di star rovinando qualcosa di magnifico e lui odiava vedere l'Arte venire distrutta in quel modo spregevole.

"No" tirò via le sue mani, avvertendo la pelle aprirsi e lasciar venire fuori altro sangue.

Harry trattenne un respiro appena accennato sulle labbra e lo guardò con fare addolorato. Non poté evitare di sentire il cuore esplodere in quel modo, come se Louis in realtà l'avesse appena colpito.

"Ti prego" riprovò. Non si sarebbe rassegnato facilmente; era nella sua natura insistere e persistere, portare avanti le sue idee, realizzare i suoi progetti. Non lasciava mai nulla al caso, soprattutto non abbandonava mai la propria strada.

E Louis sembrava la strada più tortuosa e pericolosa da percorrere, ma che irrimediabilmente avrebbe fatto perché non c'era altra soluzione.

A quel punto, non notando nessun cambiamento nella sua posizione rigida, lo afferrò per i polsi e lo trascinò più vicino a sé.

I See Your true colors (And That's why I love you)Where stories live. Discover now