Incubi oscuri

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Capitolo 04


Corro il più velocemente possibile, ho il terrore di quello che potrebbe succedere se mi prendesse, mi sento svantaggiato o destinato a crollare e a soccombere al mio inseguitore, se mai deciderò di rallentare anche solo di un passo. Ho molta paura e ad ogni passo avanti che faccio sembrano due verso quell'ombra oscura che mi insegue, che si insinua e fa marcire ogni albero lasciato alle mie spalle, seccandone le radici e privandolo della sua linfa. Amo questi boschi, fanno parte di me e li conosco a menadito, ci sono cresciuto e li ho esplorati più e più volte con Scott, con mio padre e ogni tanto anche da solo, in quei rari momenti in cui desideravo il silenzio; ed ora questi stessi boschi stanno morendo a causa mia, per colpa di quell'oscurità che più avanza e più diventa consistente, viscida e velenosa.

Lo so. Lo so che c'è qualcosa in me che non va, qualcosa di serio e pericoloso, ho provato ad ignorarlo ma non c'è stato verso di evitarlo, era sempre dietro di me. In me, a nutrirsi dei miei bei ricordi, ad intensificare quelli brutti generando un panico che mi soffoca tutte le volte. Pensavo di essere riuscito ad evitarlo, a cacciarlo, a vincere la sua oscurità...

Allora perché è tornato? Perché mi sta inseguendo di nuovo?

Inciampo in una radice cadendo a terra fra le foglie, sbucciandomi i palmi delle mani che iniziano a frizzare nei punti in cui la carne è viva e il sangue si presenta. Cerco di ignorare provando ad alzarmi, ma il mio piede non ne vuole sapere di muoversi; mi volto allarmato scoprendo che è rimasto incastrato in quella stessa radice, che sembra quasi viva mentre stringe la presa alla mia caviglia. Urlo terrorizzato sperando inutilmente che qualcuno arrivi a salvarmi, conscio che non succederà. Nessuno verrà ad aiutarmi, nessuno può.

Scalcio per cercare di liberarmi, mi tolgo anche la scarpa per sfilare la caviglia, prima che l'ombra mi afferri o la radice stessa si disintegri sotto la sua volontà; la afferro rinfilandomela al volo, dandomi dell'idiota perché sarei potuto scappare benissimo senza una scarpa, invece di perdere così del tempo prezioso. Mi allontano il più possibile da lì riprendendo a correre, ormai ho guadagnato terreno su di me, non posso più permettermi di rallentare oltre così che possa afferrarmi; questo perché sento cosa vuole fare, so cosa vuole che io faccia e non glielo permetterò, no... lotterò con tutte le mie forze anche se questo significa morire, ed è una cosa che sono disposto a fare per le persone che amo! L'ho già fatto e lo rifarò se necessario, anche mille volte.

Non sto a voltarmi indietro, preferendo correre e andare avanti, ripetendomelo dentro all'infinito: ...non guardarti indietro, non guardarti indietro, non guardarti indietro... non guardarti indietro!

E non lo faccio, anche quando il senso dell'orientamento mi viene meno e tutto vicino a me comincia a sembrarmi uguale e piatto, incolore. L'unico motivo per cui mi fermo è perché la strada, il sentiero che cercavo di seguire finisce, letteralmente: uno strapiombo si affaccia ad appena un passo da me, dando su un fiume in piena. Deglutisco indeciso su cosa fare, se buttarmi e rischiare la sorte o farlo restando qui... ed è proprio quell'oscurità alla fine a decidere per me, con i suoi sussurri e col freddo che porta cercando di infiltrarsi fin dentro le ossa, nella mia testa per raggiungere il cuore.

Chiudo gli occhi e porto le mani all'orecchi per non sentirli, scuotendo la testa in un tentativo disperato di cacciare via tutte quelle voci insistenti, i loro desideri... ed è solo un passo indietro, semplice e involontario, che mi fa mettere il piede in fallo nel vuoto raggiungendo presto quell'acqua gelida il cui impatto mi fa spalancare la bocca e rilasciare tutta l'aria che avevo dentro e che non sono riuscito a trattenere per lo shock. È come se centinaia, anzi migliaia di aghi penetrassero dentro di me creando altrettante ferite, ma si tratta di un attimo perché la corrente inizia subito a trascinarmi via, lontano dal punto dove sono precipitato, spingendomi e bloccandomi. Provo a tornare in superficie, agito le braccia per arrivare lassù e scalcio con le gambe per quanto più possibile, riuscendoci a malapena; arrivo a catturare abbastanza ossigeno prima di essere spinto giù un'altra volta.

Before your eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora