Protect me from what I want.

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A tutte le pareti sono appesi ogni genere di armi. C'è la parete a destra dedicata alle armi da fuoco, ovvero pistole, fucili, fucili di precisione, proiettili, silenziatori. La parete a sinistra è piena di ogni genere di coltello e pugnale, dai più lunghi e affilati a quelli che sembrano apparentemente soltanto dei coltellini svizzeri. La parete di fronte, invece, comprende l'equipaggiamento: giubbotti antiproiettile, divise militari, divise per mimetizzarsi, caschi, fondine, e tanti altri oggetti ancora una volta a me sconosciuti.

-In origine questo era una sorta di spazio ginnico - ci spiega Matt, avvicinandosi alla parete con l'equipaggiamento.

Assieme a noi sono entrate già un'altra ventina di persone, tra cui anche parecchie donne e ragazzi poco più che diciottenni, e stanno tutti già scegliendo le loro armi.

-Una palestra - lo corregge puntigliosamente Vic.

-Sì, fa lo stesso. Comunque, vi consiglio di indossare sempre un giubbotto antiproiettile, e una di queste robacce mimetiche. Per come la penso io, è molto più importante saper nascondersi, che saper combattere.

-Perfettamente d'accordo – commenta Kristin, avvicinandosi alla parete e prendendo già una divisa.

-Ci sono gli spogliatoi laggiù in fondo – le indica Matt.

Lei annuisce, allontanandosi.

-Allora, ragazzi – Matt si rivolge a me e Gerard, sfregandosi le mani. –Sapete come maneggiare un'arma?

Gerard alza gli occhi al cielo. –Oh, ma fammi il piacere – sbuffa, dirigendosi verso la parete delle armi da fuoco.

Guardo Matt e Vic. Mi stringo nelle spalle. –Ha fatto l'addestramento per diventare Vigilante. Credo che sappia molto più di tutti noi messi assieme.

Ci voltiamo a guardarlo. Gerard sta fissando le pistole affilate ordinatamente lungo il muro. Indugia con la mano su un paio di esse, e alla fine ne sceglie una.

Si dirige verso i bersagli sagomati in fondo alla sala, posizionandosi a circa una decina di metri di distanza. Si piazza bene sulle due gambe, aprendole appena, e impugna la pistola con una sola mano.

Trattengo il fiato.

Spara.

-Oh, porcamerda – commenta Vic, correndo verso di lui. –Cazzo, Gerard, sei un mito!

Deglutisco, sbattendo le palpebre. Il proiettile si è conficcato esattamente al centro della sagoma a forma di uomo, proprio nel punto in cui avrebbe dovuto esserci il cuore.

Gerard ignora Vic e va a grandi passi verso l'altra parete, quella dei coltelli. Ne prende alcuni a caso, infilandoli tutti nella cintura. Ritorna alle sagome. Comincia a lanciarli.

Tutta la sala è immobile, sbalordita, a fissarlo.

Non sta sbagliando nemmeno un tiro.

Li lancia uno dopo l'altro, velocemente, senza darsi nemmeno il tempo di respirare. Ne prende uno dalla cintura, lo lancia, il coltello si conficca esattamente dove lui vuole che si conficchi. Ne prende un altro, e ripete lo stesso, e poi un altro, e un altro ancora, fino a quando non esaurisce i coltelli e si concede finalmente un respiro, alzando il capo e guardandosi intorno.

Incrocia il mio sguardo sbalordito, e nei suoi occhi vedo qualcosa.

Vedo un barlume del vecchio Gerard, vedo uno sprazzo appena accennato di compiacimento e soddisfazione, arroganza e orgoglio, proprie del ragazzo che avevo imparato a conoscere, e che ora sembra essere sepolto lì dentro, da qualche parte, sotto strati di dolore.

Catch My BreathWhere stories live. Discover now