Lambda Point.

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Tutto ha un inizio. Tutto ha una fine. E la maggior parte delle volte nemmeno te ne accorgi.

Sei lì, e guardi la tua vita scorrerti davanti agli occhi, e tu ci provi, ci provi davvero a fermarla, o perlomeno a rallentarla, ma non serve a nulla.

Poi ci sono quei momenti che invece sembrano non finire mai. Sono rari, quasi inesistenti, ma di questi te ne accorgi eccome. Te ne accorgi, perché sembrano ingigantirsi, allungarsi, prendere la forma di un grosso lenzuolo bianco che oscura tutto il resto, e all'improvviso ne sei avvolto.

Ti avvolge, ti stritola, ti lascia boccheggiante. Tu speri e preghi e supplichi che finisca subito, che ti lasci andare, ma nulla.

Continua, continua a lungo. Continua e i minuti sembrano fermarsi, e quel momento sembra dilatarsi nello spazio e nel tempo, incessante, inesorabile, si ripete e tu non puoi far altro che riviverlo ogni volta.

È così che mi succede con la morte di Mikey.

Non riesco nemmeno a concepirlo, di poter pensare a qualcos'altro che non siano quegli ultimi momenti. La mia mente è inceppata, i miei ricordi vanno a scatti, si bloccano, tornano indietro, ricominciano e si bloccano ancora, in un ciclo continuo che rischia di farmi impazzire.

Forse sono già impazzito.

O forse resisto, ancora, sempre, fino allo stremo delle forze, perché accanto a me ci sono due persone che sono già fuori di testa, e io non posso rischiare di perdere il controllo.

Ci speravo davvero. Avevo davvero riposto speranza, in quello che stavamo facendo. In quello che volevamo concludere, in quello che eravamo, noi tre, insieme.

Ci speravo davvero nel cambiamento di Gerard. Lo vedevo, lo sentivo, lo percepivo mentre parlava, mentre sorrideva, mentre mi lanciava occhiate senza nessuna ombra di malizia, senza nessun secondo fine, senza nessun velo scuro a celare i suoi pensieri più tristi.

Era lui, era il vero Gerard. Ed era felice.

Quanto è durato? Uno, due giorni?

Non lo recupererò più. La certezza di ciò mi lascia ormai rassegnato e deluso.

Quel Gerard è morto nella radura assieme a suo fratello, e non ritornerà più indietro, non ritornerà più da me, non riavrò più quel Gerard che mi sussurra baciami, quel Gerard che scherza con me nelle acque del lago.

Puff. Sparito. Per sempre.

Probabilmente non potrò più nemmeno parlargli, non potrò più nemmeno rivolgergli lo sguardo, senza sentire il senso di colpa che mi divora le viscere.

Quando raggiungiamo la città, è ormai buio. Ha smesso di piovere da poco, e siamo ancora completamente bagnati fradici, ma nessuno di noi ci dà peso, perché a nessuno importa.

Contrariamente a ciò che pensavo, la città è davvero abbandonata. -Non capisco - mormoro, quando sbocchiamo sulla strada principale. Attorno a noi ci sono case diroccate e rottami di auto, moto, biciclette, bidoni della spazzatura rovesciati e pali della luce caduti di traverso sul marciapiede.

Sembra che questa sia una delle città colpite dalla nube nucleare.

È tutto deserto e buio.

Jared mi si avvicina, indicando un grattacielo in lontananza. -Lo vedi quello laggiù?

Annuisco, aguzzando la vista.

-E' lì che si nascondono. Proprio lì, in bella vista. Sono in alto, sono al sicuro da animali o attacchi esterni, e possono scrutare il territorio circostante senza essere visti.

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