Parte 8

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Il tepore che mi avvolge è piacevole, il profumo di ammorbidente mi culla, insieme al cinguettio degli uccelli che sento ovattato, probabilmente a causa delle finestre chiuse. Il fastidio che inizio a provare agli occhi mi costringe ad aprirli, riscontrando di aver lasciato le tapparelle alzate. Copro con il dorso della mano la visuale, abituandomi all'assenza di buio prima di scostarla. Mi siedo per un momento e mi stiracchio, cercando poi di mettere a fuoco ciò che ho davanti. In questo preciso istante, realizzo tre cose: la prima, la più importante, è che non sono nella mia stanza e non ho idea di dove io mi trovi. La seconda, non meno importante, non ricordo come io sia venuta fino a qui e, la terza, mi sono appena accorta di essere in intimo. Sospiro frustrata e cerco di fare mente locale di ciò che è accaduto ieri sera, prima di dare di matto. Ripercorro nella mia testa gli ultimi ricordi che ho ma, purtroppo, al momento ho un vuoto di memoria. Sconfortata e quasi in preda al panico, mi alzo di scatto e cerco i miei vestiti per la camera, così come i miei averi. Recupero il mio telefono dalla borsa posta su una scrivania poco più in la, notando sia piacevolmente al dieci per cento del suo potenziale. Riesco a leggere i messaggi di Meredith e Mike e a rispondergli, per poi trovare una chat con mia madre di cui non ricordo nulla. La apro e leggo velocemente il contenuto, lasciando un sospiro di sollievo nel averle scritto che avrei dormito da un'amica. La sua risposta è stata la solita, ovvero di stare attenta e non fare troppo tardi. Ma in nessuna conversazione menziono dove io mi trovi. Mi massaggio le tempie con i polpastrelli non sapendo cosa fare, puntando dunque a risistemare il posto in cui sono e darmi una ripulita. Con la coda dell'occhio noto una porta socchiusa, da cui intravedo il lavandino del bagno. Entro con cautela, osservando l'interno, per poi finalmente fare i miei bisogni fisiologici e darmi una sistemata. Riesco a togliere quasi del tutto le sbavature di trucco e il rossetto, raccolgo i capelli in una coda alta e, anche se delle ciocche mi ricadono sul viso perché non abbastanza lunghe, decido di lasciarla così. Noto un deodorante a spruzzo su una delle mensole davanti a me, così lo prendo in prestito dopo essermi sciacquata e asciugata con un asciugamano qua a fianco. Mi sento davvero a disagio, ma per fortuna sembra essere tutto pulito. Una volta che sono di nuovo presentabile, mi prendo del tempo per esaminare la camera, contenente un letto ad una piazza e mezzo, un guardaroba, una libreria ed una scrivania. Le pareti sono bianche e non ci sono decorazioni particolari o foto. Dove diavolo sono? E quanto ho bevuto? Decido di uscire, ritrovandomi in un corridoio lungo quattro o cinque metri, con varie porte ai lati. È un labirinto, altro che casa. Inizio a percorrerlo tutto, sperando che il salotto sia di qui e, per fortuna, mi ritrovo proprio lì. Mi perdo ad osservare la disposizione della mobilia, i colori e l'ordine. Mi riscuoto e mi dirigo verso la porta di uscita, quando qualcosa attira la mia attenzione. Un piatto sul tavolo, dell'acqua e un biglietto. Mi affaccio esitante, non volendo invadere più di quanto io abbia già fatto la privacy altrui.

" MANGIA E PRENDI QUESTO SE HAI MAL DI TESTA. TORNO PER LE 12.
-JADE "

Devo stare calma. Questo è quello che mi ripeto, ma sento già le palpitazioni aumentare e il mio respiro farsi più pesante. Abbiamo fatto qualcosa? No, non penso sia il tipo che si approfitti degli altri. Ma come posso esserne certa? Non avrei dovuto esagerare, così come lasciarmi andare tra le braccia di una persona che sto conoscendo solo ultimamente. Prendo vari respiri per calmarmi e schiarirmi le idee. Sconfitta, mi siedo e mangio, sorprendendomi del fatto che sia preparato con cura. Non faccio colazione come si deve da anni e devo dire che mi è mancato. I toast con marmellata e formaggio dolce sono croccanti ma morbidi nella parte centrali, accostati con del caffelatte e un succo d'arancia. Quando finisco, l'orologio appeso al muro davanti a me segna le undici e quarantacinque, segno che tornerà a breve. Sarebbe da maleducati sparire così, senza nemmeno ringraziarla, vero? Ma in che modo potrei ricambiare la sua gentilezza? Oltretutto, voglio essere sicura di non aver fatto niente che da sobria non farei. Mi alzo e mi dirigo dove penso sia la cucina, benché credo sia scontato. È divisa dal salone da un muro ed una porta scorrevole, ma non è angusta come pensavo. È abbastanza spaziosa grazie la disposizione ad angolo e un piccolo tavolo a muro. C'è un piccolo balconcino poco più in la, ci starebbe a malapena uno stendino, ma penso comunque sia ottimo. Dopo aver cercato e trovato il detersivo e la spugna, lavo i piatti e ripongo tutto nei posti appositi. Non mi piace frugare nelle cose altrui, ma è l'unico modo al momento per mettere tutto in ordine. Sento il rumore della porta che viene aperta e chiusa, seguito dal suono di chiavi. Istintivamente mi precipito a vedere se sia davvero lei e non qualcun altro. Me la trovo in tuta sportiva, le mani fasciate e i capelli spettinati raccolti in una treccia lunga. Sarà andata ad allenarsi. Il suo sguardo è attento sulla mia figura, ma accenna ad un sorriso, mentre lascia sull'attaccapanni giacca e capello. Ho un nitido flashback che mi fa arrossire enormemente, soprattutto quando è a pochi centimetri da me. Mi sudano le mani e non riesco a parlare.
" Buongiorno, dormito bene? " parla piano, probabilmente pensando io mi sia appena svegliata.
- Sì, grazie, tu hai dormito? - annuisce e, senza pensarci troppo, mi sistema delle ciocche di capelli dietro l'orecchio, come se fosse qualcosa di naturale. 
- Io... Ecco... Ho usato delle cose nel bagno, sai, per darmi una sistemata... Spero non ti dia fastidio la cosa... - e sorridendo scuote il capo segnalando un " no ".
" L'asciugamano e il resto te l'ho messo in bella vista, quindi nessun problema " l'occhiolino che mi riserba mi fa sorridere per un momento.
- Come siamo arrivate qui? - sto torturando con le mani l'orlo della mia gonna, indossando i vestiti della sera prima. Cerco sicurezza nel suo sguardo, ma non riesco ancora a capire cosa le passi nella mente. Le viene naturale una risata mentre mi lascia una carezza sul capo, prima di allontanarsi e andare nel corridoio da cui sono arrivata poco prima.
" Ti ho portata qui perché eri troppo ubriaca per restare, i tuoi amici non li trovavo ed ero stanca. Non ti ricordavi il nome della via e in macchina ti sei addormenta " sto morendo dalla vergogna, non ricordo nemmeno l'ultima volta che io abbia bevuto così tanto. Ma non ha menzionato la pazzia fatta ad un punto della serata. Che non le sia piaciuto? Penso di essere diventata un peperone fino alle orecchie, motivo per cui tengo il capo chino e fisso il pavimento. Sono appoggiata allo stipite di una porta, mentre la sento camminare e prendere cose.
" L'alcol ha un brutto effetto su di te, però... " mi faccio attenta.
- Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio? - alzo in tempo il mio sguardo su di lei per trovarmela davanti, i suoi occhi nei miei.
" No, anzi, sei stata fantastica " penso di non star respirando o che il cuore batta ad un ritmo così rapido, da non riuscire a sentirlo.
- Davvero? - non mi accorgo nemmeno di star sorridendo, finche non passa il pollice sulle mie labbra, umidendo le sue nel mentre.
" Davvero " deglutisco.
- Quindi... quello che è successo ieri... ti è piaciuto? - sento le mani formicolare, le gambe molli e non credo di essermi mai sentita così. La consapevolezza nei suoi occhi conferma le mie teorie, sicuramente pensava non ricordassi nemmeno questo.
" Sì " sospira e si allontana, uscendo e andando verso un'altra porta. Scopro essere il bagno principale, molto più grande del primo. Quante cavolo di stanze ci sono?
- Abbiamo fatto altro che devo sapere? - si ferma prima di chiudere la porta.
" No, Ashley, non lo farei mai " tiro un sospiro di sollievo, non immaginando nemmeno cosa avrei potuto combinare.
- Ed ero in intimo perché...? - continua a spogliarsi non curandosi della mia presenza.
" Avevi caldo e non volevi il pigiama " risponde tranquilla.
- Hai dormito con me? - il cuore batte veloce, ma cerco di trattenere le mie emozioni.
" No, non sapevo se ti fosse andato bene o meno... " 
- Grazie, Jade, di tutto quello che hai fatto per me - e sono davvero sincera.
- Posso ripagarti in qualche modo? - non so quante volte io glielo abbia chiesto ultimamente, ma ormai mi sento grata anche del fatto che esista. Non sono mai stata trattata in questo modo, mi fa sentire quasi di vetro, come se avesse paura di rompermi.
" Non so se ti piacerebbe quello che ti chiederei " e stavolta si gira completamente verso di me, mentre la felpa che aveva indosso viene sfilata e buttata a terra. Il top sportivo mette in risalto il seno, le braccia muscolose ma non troppo e il fisico di chi si allena da tempo. La cosa che mi piace del suo corpo è il fatto di essere sodo. Non è magra ne in carne, ma le forme che possiede mi sembra quasi mi parlino, urlandomi di toccarle. 
- Allora ti ringrazierò a modo mio - ho il cervello sconnesso, non sto pensando o forse, i pensieri si sono così sovrapposti che non voglio seguire la ragione. La bacio per la seconda volta, appoggiando le mani sulle sue spalle, mentre le sue circondano i miei fianchi per tenermi stabile, essendo in punta di piedi. È un bacio lento, le sue labbra sono calde e morbide, come ho sempre immaginato. Non è aggressiva, anzi, molto accondiscendente. Voglio di più, molto di più, ma so che non è il momento giusto e che, sicuramente, me ne pentirei successivamente. Mi lascia andare senza obbiettare una volta che ci stacchiamo per riprendere fiato e, quando mi allontano, le sorrido timida ma soddisfatta.
- A presto - e stavolta me ne vado, raccogliendo le mie cose nel tragitto e prendendo il caricatore portatile dalla borsa. Devo davvero essere impazzita. Metto le indicazioni stradali e la posizione di casa, avviandomi a piedi volendoci solo quindici minuti. Per mia sfortuna o fortuna non è lontana da dove abito.

PossessiveWhere stories live. Discover now