Parte 5

19.7K 600 45
                                    

Non riesco a dormire. Non oso guardare l'orologio, ne vale della mia sanità mentale non sapere a che ora della notte, dopo una giornata del genere, il mio cervello abbia deciso di attivarsi e farmi alzare. Saranno i troppi pensieri? L'ansia? Per cosa poi? Sbuffo. Ho bisogno di prendere aria. Mi alzo piano non volendo svegliare Sally, prendo la tuta che uso di solito in casa da sopra la sedia della scrivania, le chiavi di casa, le scarpe e vado nel bagno al primo piano. Ho bisogno di stare un attimo da sola e, se qualcuno si alzasse, addio alla mia autoriflessione. Una volta cambiata, vado in sala e prendo una giacca a caso da dietro la porta per poi sgattaiolare fuori. Il vento gelido mi pizzica il viso, facendomi accapponare la pelle di primo impatto. Non credevo facesse così freddo ma, daltronde, è notte fonda. Cammino lungo il viale in cui è situata casa mia, guardando l'immensità del cielo ancora scuro. I lampioni illuminano tutto il vicinato addormentato, facendomi strada verso una meta a me ancora sconosciuta. Arrivo ad un parchetto che non avevo mai notato e mi siedo su una panchina li vicino, giusto per riposarmi un po'. Sento delle piccole fitte alla schiena, ma niente che entro qualche giorno possa passare. Massaggio il punto dolente, perdendomi con lo sguardo tra gli alberi e con la testa nei miei pensieri. La mia mente vaga su tutto ciò che è successo oggi, ponendosi mille domande a cui non ho risposta. Non mi spiego l'accanimento di quel tizio verso Mike, l'intromettersi di Jade nella vicenda o i suoi modi di fare. L'avrà fatto per carineria? Senso del dovere? Non penso proprio che il motivo scatenante sia io. Tanti altri quesiti si sovrappongono tra loro, mandandomi solo più in confusione. Scuoto il capo con disappunto, sentendomi stupida a rimuginare su cose a cui lei molto probabilemente non pensa. Ma d'altro canto, cosa posso sapere di cosa le passi per la testa? Mi ritorna in mente all'improvviso il giorno dell'infermeria mentre tra me e me canticchio "The hills" di The Weekend, stoppandomi un attimo dall'analizzare singolarmente gli avvenimenti, piuttosto che collegarli tra loro. Mi sto rilassando e leggermente sfogando, tenendo un volume di voce abbastanza basso, sia per non attirare l'attenzione e sia perchè, al momento, la gola è secca e le labbra ancora un po' impastate. Quando finisco l'ultimo ritornello, mi rendo conto di non essere sola. Sono qui da quasi cinque minuti, e solo adesso sento dei rumori in lontananza. Resto in silenzio per qualche minuto e, non udendo più nulla, penso di essermelo immaginato e sospiro sollevata. Mi decido ad alzarmi e tornare indietro, non volendo che mi diano per dispersa se qualcuno notasse la mia assenza. È proprio quando sono all'uscita del parco che, ad una decina di metri da me, noto una figura. Inizialmente non riesco a distinguere chi sia, ma rimango a guardare come prende a pugni un albero. Quale persona sana di mente, a quest'ora della notte, si mette a fare una cosa del genere? Si potrebbe dire lo stesso di me, che invece di dormire sono qui a fare nemmeno io so più cosa, però non me la prendo con la natura. Nemmeno io effettivamente sono molto normale. Soffoco una risata e, nonostante io sappia benissimo di dover andare a casa, decido per curiosità di avvicinarmi. Sono a qualche metro dalla persona in questione, ma il profumo che mi raggiunge con il vento è inconfondibile. Non può essere lei. Mi sposto poco più in la, appoggiandomi ad un tronco con il lato sinistro del corpo per essere più comoda. Ormai la vedo di profilo, in quella tuta un po' troppo grande per lei, le mani fasciate e i capelli raccolti. Non so se abbia una sciarpa o uno scalda collo, ma mi chiedo comunque come faccia a non avere freddo. Deduco si stia allenando dai movimenti che fa col corpo, ipotizzando siano schivate o qualcosa del genere. Mi ricordo solo ora che, tempo fa, Meredith mi ha raccontato che avesse fatto box o pugilato, ma non pensavo ci si allenasse anche così.

Non so quanto tempo passi, ma inizio a sentire freddo e il naso pizzicare. Mi scappa uno starnuto che cerco di trattenere, ma non basta per rimanere nell'anonimato. Ho a malapena il tempo di riprendere l'equilibrio e alzare il capo, che lei è davanti a me, il viso arrossato e il fiatone.
" Da quanto sei li? " si avvicina cautamente, fermandosi a due passi da me. Non sembra arrabbiata o scocciata, ma rilassata e stanca. Il suo profumo mi attraversa tutto il corpo entrando dal naso, facendolo diventare quasi una dipendenza. Alza un sopracciglio, evidenziando un'attesa che non mi spiego.
" Tutto okay? " mi sono incantata, di nuovo. Ricordo di non aver risposto alla domanda di prima e questo mi imbarazza.
- Uhm, sì, okay, scusa. Non lo so, non ho visto l'ora, mi dispiace se ti ho
disturbata - gioco con le dita delle mani, iniziando a dondolare sulle gambe. Sembro proprio una bambina, timida e impacciata.
" No, affatto, ero solo curiosa " sorride, facendo un passo avanti e rendendomi grata della cosa. Ho freddo, la sua vicinanza mi regala un po' di tepore ma non basta.
- Di chi fosse? -
" No, ti avevo notata prima mentre ti avvicinavi "
- Allora di cosa? - non risponde mai subito alle mie domande. Lo fa per innervosirmi? Tenermi sulle spine?
" Quanto ti piacesse guardarmi " l'occhiolino che mi rivolge mi porta a mordermi le labbra. Intimidirmi le riesce sempre benissimo.
- Oh... capisco... - non so cosa rispondere e, nel fare un passo indietro, scivolo. Mi afferra appena in tempo per un braccio, attirando il mio corpo contro il suo per restare in equilibrio e non cadere. È calda, emana calore da ogni parte del corpo e il suo profumo pizzica il naso insieme all'aria fredda.
" Stai bene? " le sue braccia mi avvolgono senza farmi male ma non mi lasciano andare. Sono bloccata.
- S-sì, sto bene, grazie - guardo dietro di me il terreno in discesa, immaginandomi rotolare fino alla fine della collina. Non voglio sapere come sarebbe andata se lei non mi avesse afferrata al momento giusto, però tenere a mente che qui il terreno è pericoloso mi sarà utile.
" Sei sicura? " la sua voce mi riporta alla realtà.
- Sicura, è tutto okay - sento i brividi di freddo percorrermi la schiena.
" Allora lasciami andare ". Non allenta la stretta, non mi mette fretta, aspetta una mia risposta, un mio gesto. Sento le mani che tremano mentre stringono i lembi della sua giacca, così come le gambe che ho il timore cedano una volta allontanatami. Prendo un respiro a pieni polmoni per calmarmi, un altro per farmi coraggio, staccandomi successivamente da lei tutt'altro che velocemente. Il suo viso rimane a pochi centimetri dal mio, il mio corpo ancora vicino al suo anche se ormai non sono più tra le sue braccia. Ho la pelle d'oca. I suoi occhi verdi che mi squadrano da capo a piedi, le labbra e il naso arrossati dal freddo, la fanno quasi sembrare surreale. È bellissima.
- Sarà meglio che vada... non vorrei far preoccupare nessuno a casa - è la prima cosa che mi viene in mente e, per fortuna, la più sensata. Annuisce, ma il suo sguardo non lascia il mio. Penso sia uno dei momenti di vera intimità che abbiamo da quando ci conosciamo.
" Vuoi che ti accompagno? " parla piano, quasi avesse paura qualcuno ci sentisse. Solo io so quanto vorrei dirle di sì ma, allo stesso modo, è meglio non fare il passo più lungo della gamba.
- No, ti ringrazio. Abito qua vicino, farò presto - mi lascio andare ad un sorriso, sono contenta si preoccupi per me.
- Un'ultima cosa - mi affretto a riprendere il discorso con l'ansia che se ne va. Mi incita ad andare avanti con un cenno del capo.
- Grazie davvero per avermi aiutata con Francisco - le sono sinceramente grata. Le sue labbra si piegano verso l'alto, mentre mette le mani in tasca probabilmente gelide.
" Quando vuoi " ed ecco che ne segue un occhiolino. Mi sto iniziando a chiedere se non sia tutta una tattica, un complotto escogitato da lei. Ripensando a tutto, però, ne dubito fortemente.
- Ci vediamo... -
" Sì, fai attenzione " mi congedo cercando di camuffare l'imbarazzo, non correndo via come una pazza come avrei voluto, ma con dignità. La sento bisbigliare qualcosa che non capisco, ma non ci do peso e mi incammino velocemente verso casa. Quando arrivo tutti stanno ancora dormendo e tiro un sospiro di sollievo, poiché per una volta la fortuna mia assiste. Mi cambio al piano terra, ripercorrendo i miei passi al contrario, non voledo scordare niente. Appena finisco, torno nella mia stanza per riporre al loro posto i vestiti e stendermi nella mia parte di letto a fianco a Sally, che dorme beatamente. Sento ancora il corpo di Jade a contatto col mio, le sue mani su di me e il suo respiro caldo che mi solletica il collo. Crollo così, avendo lei nei miei pensieri, la sua voce e il ricordo dei suoi occhi.

PossessiveWhere stories live. Discover now