Secondo capitolo

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"Ma io perché venirvi? o chi 'l concede?
Io non Enea, io non Dante sono;
me degno a ciò, né io né altri 'l crede"


Più ombra che sostanza, la figura davanti a me sembrava uno di quei personaggi ancora non sbloccati dei videogiochi, uno di quelli che il sistema può farti usare solo ad un livello successivo. Scusate la metafora, ma insomma, io di videogiochi me ne intendo! Sono stati per lungo tempo uno dei miei unici passatempi in assenza di altro da fare.

"Benvenuto Francesco, ti stavo aspettando".
Quel suono interruppe il silenzio.
"T-tu come lo sai?".
"Io so tutto".
Era una voce maschile, chiara, trasmetteva una certa sicurezza di sé.
Il mio cuore continuava a battere sempre più forte, era l'unico rumore che mi circondava insieme al mio respiro, il loro intrecciarsi componeva una strana sinfonia caratterizzata da ansia e terrore, ogni secondo più incalzante, un climax ascendente, sempre più veloce, sempre più assordante.
I miei muscoli si pietrificarono, un brivido mi percorse tutta la schiena, persi ogni capacità di muovermi. Soltanto due parole riuscirono a fuoriuscire dalla mia bocca: "Chi sei?". L'ombra fece un passo avanti uscendo da quell'alone di mistero che la circondava fino a pochi attimi prima, ora riuscivo a distinguere chiaramente le sue fattezze, il suo volto. Era un uomo alto poco più di 1 metro e 70, capelli molto mossi tendenti all'arricciarsi, di un biondo ramato. Gli occhi erano verde acqua, brillavano di scaltrezza e intelligenza. Indossava una tunica color porpora che gli arrivava fin sotto il ginocchio, dei calzari marroni, molto simili a quelli utilizzati in epoca medioevale, e un copricapo bianco. " Ma come s'è conciato questo", pensai, sembrava uscito dalla parata medioevale del Festival delle Caciotte affumicate.

"Sono Mark Zuckerberg" mi disse. "MARK ZUCKERBERG?!" urlai.
"Non urlare, così mi distruggi i timpani!" protestò lui.
"Ma quello Zuckerberg? Lo Zuckerberg che ha creato Facebook?".
"Ne conosci altri?"
Ero incredulo.
"Momento, momento, momento, sono svenuto per la paura in mezzo a quella strada piena di nebbia e ora sto sognando vero?".
"No Francesco, è tutto vero".
"Ma com'è possibile? Due ore fa ero a scuola, mi sono incamminato a piedi verso casa, mi sono perso e nel bel mezzo del nulla chi incontro? Mark Zuckerberg, non ha senso"

"Sono impazzito all'improvviso" pensai tra me e me, "Oppure sto sognando, per forza, non c'è altra spiegazione, sono circondato dalla nebbia e ho di fonte a me Mark Zuckerberg, ora torno in me, ora mi sveglio"
"Ma che fai, non prenderti a schiaffi!" esclamò sorpreso Mark.
"Andiamo dai, non può essere tutto vero".
Un selfie , dovevo fare una foto, se avessi avuto una foto con lui da postare sul mio profilo avrebbe voluto dire che non ero impazzito e che era tutto vero. Questa fu la prima cosa che mi venne in mente. La seconda fu quanti mi piace avrebbe preso una foto del genere.

E poi, parliamoci chiaro, mettiamo il caso che esista una remota possibilità che stessi vivendo tutto ciò, non ci credevo nemmeno io, figuriamoci mia madre quando sarei tornato a casa, "Ciao tesoro, sei in ritardo, dove sei stato fino ad adesso? Iniziavo a preoccuparmi" "Ciao mà, stavo tornando a casa quando ho preso la strada sbagliata e ho incontrato Mark Zuckerberg, è simpatico sai? Sapessi che paura però che mi sono preso quando l'ho intravisto in mezzo alla nebbia". Sarebbe stata la volta buona che mi avrebbe portato da uno psicologo, ma forse ne ho davvero bisogno e forse farebbe anche bene a portarmici, oppure mi avrebbe fatto sottoporre ad un test tossicologico per verificare che non avessi assunto sostanze stupefacenti nell'ultimo periodo.
Già, non c'era alcun dubbio, dovevo fare un selfie con lui. Dovevo avere una prova, avevo bisogno di certezze come mai prima d'allora.
Presi il telefono dalla tasca e premetti il tasto centrale, nulla.
Lo ripremetti di nuovo, niente di niente, il telefono non ne voleva sapere di funzionare, sembrava morto.
"E' la terza fiera" esclamò Zuckerberg interrompendo i miei pensieri.
"La terza fiera?" risposi con stupore.
"Sì, il terzo impedimento"
"Non ti seguo, cosa significa?" gli chiesi abbastanza perplesso.
La sua voce si fece ancora più ferma, il suo sguardo più serio.
"Le tre fiere, i 3 impedimenti che hai dovuto affrontare e superare per giungere qui.
Prima fiera - disse alzando l'indice - la totale mancanza di wi-fi o di una connessione internet. Rende impossibile l'uso di qualsiasi social network o di messaggini vari su WhatsApp.
Seconda fiera - continuò alzando anche il medio, andando così a formare una sorta di V con le due dita - la mancanza di campo: zero chiamate e sms.
Terza fiera - aggiunse infine, alzando l'anulare - la batteria scarica: il telefono è ormai praticamente inutilizzabile".
"Aspetta un attimo, quindi mi stai dicendo che tutto ciò era voluto? Che non è un caso che io sia giunto qui?".
Inclinò leggermente la testa e con un sorriso abbozzato sulle labbra mi disse
"Forse".
Fiere, impedimenti, ma di cosa stava parlando?
Mi sembrava di essere stato catapultato in uno di quei film senza trama di serie C che trasmettono in tarda serata sui canali regionali, tra una televendita in cui illustrano una nuova padella con il fondo antiaderente e un metodo studiato da un'università americana per perdere peso già dopo 10 giorni dall'inizio del trattamento. Nulla aveva senso.
E perché tra tutte le persone proprio io dovevo essere scelto, perché mai dovrei essere "l'eletto"? Sono solo uno "sfigato" come tanti ,uno che ha appena ricevuto un due di picche dalla ragazza di cui è segretamente innamorato da anni, con una vita noiosa e ripetitiva scandita da un rimprovero dietro l'altro! I prof che pensano che io possa dare di più, mia madre con le sue aspettative, mio padre con le sue imposizioni.

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