Capitolo 206

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Non pensavo che avrei avuto una camera tutta mia qui, ed invece..

Ed invece mio padre a quanto pare, avvolto dalla certezza che un giorno mi avrebbe rivisto, ne aveva una protna per me da sempre. Barcley l'ha definita la stanza più bella di tutta la casa Harvey, e ci credo, nonostante sia una stanza non del tutto completa, visto e considerato che anche l'animo speranzoso di mio padre ad un certo punto si arrese al fatto che non mi avrebbe più trovato, ed allora eccola qui, un po' incompleta, ma bellissima , avvolta dai suoi muri bianchi, con un bel letto al centro e delle finestre alla fracese bellissime sul lato destro..

Agli altri deve sembrare che io la ami particolarmente tanto visto che non esco da qui da circa tre giorni. I miei pensieri hanno bisogno di scagliarsi l'uno contro l'altro per trovare un colpevole in una situazione nella quale i colpevoli possono essere tutti tranne me.

Ho fissato il soffito, ho guardato con attenzione i quadri che sono stati appesi ai muri e alcuni che sono stati lasciati appoggiati ad essi, per terra.. senza che qualcuno trovasse una ragione valida di appenderli se ci sarebbe stato nessuno ad ammirarli.

Harry è da sempre qui con me, dice che faccio degli incuibi orribili di notte, che mi sveglio grondate di sudore e di lacrime.. e queste le verso ormai solo quando la notte cala, perché il giorno pare prosciugare le mie energie, e mi manda in uno stato confusionale in cui l'unica cosa di cui sono capace è stare immobile a fissare cose che non ci sono, fuori da una delle finestre..

Ma ieri sera, per essere più precisi, alle tre di mattina, quando Harry è caduto in uno stato di sonno profondo, meritato tra l'altro viste le notti precedenti passate a farmi da baby-sitter, sono giunta ad una conclusione.

Ripensavo a come avevo vissuto nella casa precedente, a come avevo vissuto solo nella mia stanza, credendo, in modo più che errato, che essa fosse il mio rifugio, quando invece era solo la mia scappatoia per evitare le risposte che cercavo: la mia prigione.

Ebbene, non voglio che questa magnifica stanza diventi come quella vecchia che avevo, non voglio che si trasformi in una prigione per me.. Non sto bene, sento il male scorrere dentro di me assieme al dolore, e sono sicura che così sarà per molto tempo, ma non posso permettere che una cosa così riaccada. Perché in situazioni come la mia gli sfortunati possono decidere solo tra due cose: fingere che nulla di questo ci abbia ferito nel modo in cui ci ha invece ferito e perdonare gli errori ai nostri carnefici.. oppure fare quello che io ho scelto: vivere nel dolore per cercare di impedire il suo ritorno, circondandomi di persone di cui veramente posso fidarmi, persone che mi hanno da sempre mostrato fiducia.

Perciò, dopo tre giorni e tre notti passate rintanata nella mia stanza decido che è ora di uscire allo scoperto, che, come ha detto Harry, questa è casa mia, solo e solomante mia, e mai nessuno potrà fare qualcosa contro di me qui dentro, per il semplice motivo che è abitata solo da persone che amo.

Chiudo la porta bianca alle mie spalle e mi dirigo a passo lento verso il corridoio..

La mia stanza è bella perché è posizionata in un punto strategico, se così lo si vuol chiamare. Una scala a ciocciola porta nel piccolo corridoio dove si trova la mia stanza, e lì, in quel corridoio minuscolo c'è solo questo: la mia stanza.. è una po' una tana, una torretta, e lo adoro.

Quando scendo la scala a chiocciola, percorso il corridoio ben più lungo del secondo e quello ancor più lungo del primo, arrivo finalmente al pian terreno. Dalla cucina giungono delle voci, devono essere Terry, Gemma, Barcley ed Harry.. che confabulano come al solito credendo che nemmeno oggi scenderò dalla mia torretta e che nemmeno oggi spiccerò parola.. ma si sbagliano.

Quando avanzo in cucina, con un aspetto un po' migliorato da quello di ieri (e di stanotte), si voltano a guardarmi.

Harry sorride, poi sorride Gemma, Terry e Barcley sono i seguenti. "Buongiorno!" esclamano in coro facendomi leggermente sorridere.

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