::14 i've told you know

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I tulipani che tenevo fra le mie mani presto vennero appoggiati sulla sua lapide con il suo nome inciso. Era difficile rimanere accovacciata con la pancia sempre più grande, così mi alzai con uno sguardo perso e vuoto. I miei occhi osservavano imbambolati il suo sorriso e i suoi occhi vispi; quella foto risaliva al mio diciassettesimo compleanno. Avevo tagliato con le forbici minuziosamente quella parte perché era l'unica foto in cui si vedeva spensierato. E mi faceva bene vedere che era a causa mia.

Due migliori amici non si dovevano amare così. Non so come finimmo così vicino uno all'altro, forse era destino, forse no, ma sentivo una stretta al cuore ogni qualvolta dicevano che non ce l'avremmo fatta... Eravamo due casini. Chi avrebbe avuto la meglio? Nessuno, ci siamo sconfitti insieme.

Accarezzai la pancia che il mio maglione copriva dal freddo invernale. Di profilo era gonfia e si poteva notare che ormai qualcosa ci cresceva dentro.

«È suo, vero?» domandò una voce dietro di me. Mi girai di scatto impaurita e trovai la persona che avevo sperato di non vedere più nella mia vita.

«Cosa?» questionai infastidita.

«Il bambino.» sentenziò avvicinandosi, posizionandosi affianco a me. Quasi per proteggerlo, chiusi il cappotto. Solo annuii, cercando di non incontrare i suoi occhi verdi magnetici.

«Cosa ci fai qui, Michael? Non hai parlato più con Cal dopo la vostra litigata dopo la lezione di musica» ricordai.

«Sai, a volte il senso di colpa è tanto che ti spinge a tornare sulle tue orme» spiegò, abbassandosi verso la lapide e facendosi il segno della croce.

«Non sei qui in giro per lui, te lo leggo negli occhi» lo sfidai. «Sei e sarai sempre un egoista di merda»

«Hai una bellissima concezione della mia persona» si burlò di me, stringendosi nel suo cappotto ancora intento a guardare la foto di Calum.

«Sei uno di quelli che ci ha messo i bastoni fra le ruote. Come non potrei averla?» sbottai.

«Non ti sei mai chiesta perché l'ho fatto?» si alzò dalla sua posizione e mi guardò negli occhi.

«Perché sei uno stronzo ipocrita che pensa solo al bene di una band che non è mai emersa?» chiesi abbastanza arrabbiata.

«Perché mi piacevi e odiavo l'idea di vederti con Calum. Lui lo sapeva benissimo e mi ha fatto uno sgarro che non gli perdonerò mai. Ero infatuato dall'idea di noi due come coppia. Tutte quelle canzoni tremendamente sdolcinate le scrivevo per te.» confessò senza pudore. «E hai ragione, non sono qui per lui. Non riuscirò mai a perdonarlo e non valeva neanche la pena. Sono qui per te perché dovevo dirtelo e adesso che è morto sento che non ci sarà più nessuno che m'impedirà di dirtelo. Le cose vengono a galla prima o poi e questa è una di quelle.»

«Le persone che amano non ti fanno del male» gli rimproverai.

«L'unica cosa che ricordo di te e Calum era la maniera in cui litigavate e poi ritornavate insieme. Lui così non ti faceva del male?»

«Se me lo faceva sapeva riparare tutto quello che rompeva. Tu hai solo disseminato il panico fra di noi» mi strinsi ancora di più nel cappotto a causa di una folata di vento.

«Hai ragione, ma te l'ho detto ora dopo tanti anni cosa sentivo. Adesso non provo più nulla» disse sicuro di sé. «Sia io che Calum sapevamo che appartenevi a lui e infatti così è stato. Ma volevo che lo sapessi, da piccolo ci stavo veramente male per quest'amore impossibile. Mi dispiace che sia successa questa disgrazia.»

«Infatti, hai ragione» borbottai. «Io sono sua, non saprei vedermi con qualcuno che non sia lui. E questo bambino ne è la prova.»

«Lo crescerai da sola?» domandò preoccupato, corrugando la fronte.

«Sì, è l'unico ricordo che rimane della nostra storia.» balbettai.

«Spero che riuscirai a tirare avanti, io me ne andrò di nuovo questo posto non è per me. Troppi ricordi e ho deciso di cambiare vita.»

«Lo spero anche io.»

Entrambi ci zittimmo, beandoci del silenzio che ci circondava sempre di più. La nebbia piano piano si impadronì di quel luogo tetro da cui me ne andai dopo poco tempo, senza salutare il ragazzo che era ancora in piedi intento a chiedere scusa a qualcuno che non avrebbe mai risposto. E so che lo faceva, anche se diceva che non l'avrebbe mai perdonato. Lui si sentiva in colpa e doveva espiare quel senso di totale rimorso dalla sua anima. Non so se alla fine lui ci era riuscito, ma a me non importava. Ero di Calum e lui non l'avrei mai amato come il mio grande amore, perché si sa... Il primo amore non si scorda mai e il mio era così grande che nulla mi avrebbe distolta da esso.

Sehnsucht »calum.☀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora