Capitolo 19. Percy

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Le chiedo se sta bene ma non risponde. Qualunque cosa abbia in testa in questo momento, voglio saperla.
«Sono addolorata nel sentire quello che è accaduto a tua madre, davvero. Ma sfortunatamente non sei l'unico che ha dovuto soffrire a causa di un genitore. Tu hai conosciuto mia madre, ma non hai conosciuto mio padre.» Comincia a dire, abbassando lo sguardo e giocherellando con le sue dita. «Era un padre presente, molto protettivo... come tuo padre.» Adelaide si passa una mano sul volto. «Un giorno tornò a casa e disse alla mamma di aver perso il lavoro.» Abbozza un sorriso triste. «Ripeteva spesso che il rapporto con il suo capo non era uno dei migliori, ma non aveva mai avuto nessun problema con questo. Mamma si arrabbiò e dovette trovare un lavoro per poter mandare avanti la mia famiglia. Lavorò per molto tempo in un negozio di scarpe, ma la paga era davvero molto umile.» Alza gli occhi al cielo. «Fu difficile accettare questa situazione per mia madre, mentre mio padre non sembrava turbato dal fatto di aver perso il lavoro, più dal fatto che mia madre ne avesse uno.» Fa una pausa. «Lui si rifiutava di cercare un altro lavoro per sostenerci, eppure questo non lo fermava dell'uscire di casa il pomeriggio, spendere i soldi che mia madre si procurava duramente e rientrare a notte fonda, ubriaco fradicio.» Socchiude gli occhi.
Ho la sensazione che stia per rivelarmi qualcosa che non mi piacerà. «Quando rimanevamo soli a casa, io e lui, mi chiudevo a chiave in camera mia e mi chiudevo nell'armadio, con una torcia in mano come difesa in caso mi attaccasse.»
Mi si stringe il cuore. Deve essere stato traumatizzante.
«Avevo paura di lui. Anche la mamma ne era spaventata, così iniziò a lasciarmi a casa dei vicini, perché aveva paura mi potesse accadere qualcosa stando da sola con mio padre.»
Dio, voglio che la smetta di parlare. Tutta questa storia la sta uccidendo. «Vieni qui.» Le sussurro. La attraggo a me e torniamo a sostenerci a vicenda. «Se vuoi smettere di parlare, per me va bene.» Mormoro.
Scuote la testa e continua. «Dopo qualche mese la mamma venne chiamata a notte fonda. Era la polizia. Le disse di doversi recare d'urgenza in ospedale, in quanto avevano trovato mio padre in stato di incoscienza, proprio sul retro di un pub vicino la mia vecchia casa.» Fece un'ennesima pausa. «Ciò che sconvolse mia madre fu sapere che venne ritrovato nello stesso punto in cui giaceva il corpo di un uomo, ucciso.» Deglutisce. «Quell'uomo era il capo di mio padre, Percy. Mio padre aveva ucciso il suo capo... con un coltello ritrovato nella sua giacca.» Si morde un labbro. «Da quel momento in poi, mio padre è...»
«Lui è in prigione.» Concludo. Faccio una smorfia. «Adelaide, quello che è hai vissuto è terribile, ma... cosa c'entra con la faccenda del nome Adele?»
Sorride tristemente. «Mio padre usava chiamarmi così, prima di diventare un assassino.»
Vengo scosso da un brivido e mi sento immediatamente in colpa. Tutte quelle volte in cui l'ho chiamata Adele e l'ho fatta infuriare... ero così contento di aver trovato il suo punto debole. Tutte le volte che godevo di questo, lei moriva dentro.
Le accarezzo una guancia e mi avvicino al suo volto. «Mi dispiace di averti fatto ricordare più volte tuo padre.» È ancora più fragile quando si contorce dal dolore senza piangere, scuotendo la testa.
Sento di essere in debito con lei.
«Non pensavo che la tua vita a Londra fosse così disastrosa.» Le sussurro.
«Neanche io pensavo che la tua vita prima di me fosse così disastrosa.» Dice lei, invece.
«In qualche modo ci completiamo, non è vero?»
Lei annuisce, finalmente sorridendo. «Chi l'avrebbe mai detto.»
Rimaniamo a fissarci per qualche secondo.
«Sono felice che mia madre abbia trovato tuo padre.» Ammette. «Dopo averla vista soffrire così tante volte, sono felice che sia più serena.» Serra le labbra. «Ed io sono felice di avere una famiglia a cui appartenere.»
C'è qualcosa in queste parole che mi inducono a guardarla dolcemente. «Avrai sempre il sostegno della mia famiglia, lo sai vero?»
Annuisce.
Mi liscio le labbra. «E avrai sempre il mio sostegno. In qualsiasi cosa.»
Adelaide mi accarezza una guancia. «Lo so, Percy.» Sorride. «La stessa cosa vale per te.»

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