Capitolo 07. Percy

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Finisco di mordermi le unghie delle mani non appena il clacson della macchina di mio padre mi riporta alla realtà. Resto a guardare l'auto senza muovere un muscolo.
Céline mi ha scombussolato la giornata.
Mi alzo, stiracchiandomi. Scendo le scale della scuola, osservando Adelaide che, velocemente, si intrufola nell'auto e sbatte la portiera dei sedili posteriori senza neanche aspettarmi. Deve essere davvero arrabbiata, perché in genere finiamo sempre col litigare per chi deve stare davanti.
Approfitto della situazione sedendomi accanto a mio padre prima di salutarlo. Gli chiedo com'è andata la giornata, ricevendo una risposta più lunga del solito.
Guardo fisso la strada, poi, senza avere il coraggio di voltarmi verso Adelaide. Involontariamente, poso la mano sul polso e tocco qualcosa che non mi pare familiare. Mi ricordo del suo elastico. Dai finestrini esterni la osservo che fissa lo schermo del suo cellulare, nonostante io sappia benissimo che non sta facendo niente di che con quel coso: sta soltanto cercando di evitare il mio sguardo.
Con tutto il coraggio di cui sono capace, le tendo la mano.
Quando si accorge del mio gesto, corre a guardare la mia mano. Si stupisce di rivedere il suo elastico e lo prende velocemente.
Prima di arrivare a casa, continuo a parlare con papà di quanto io sia entusiasta di partire per Cambridge, che sarò prudente e blah blah blah. Arrivati di fronte casa, Adelaide scende come un razzo dalla macchina, senza aspettare che mio padre spenga il motore.
Sto per scendere anch'io, ma papà mi afferra per la maglia e mi ritira dentro. È accigliato. «Che cosa le hai fatto?» Chiede, facendo cenno verso l'esterno.
In un primo momento non capisco. «Eh?» Poi, però, mi lascio cadere sul sedile e lo guardo, aggrottando la fronte. «Oh, lei...» Sospiro. «Non le ho fatto niente, stavolta.» Alzo le mani debolmente. «Lo giuro.»
Incrocia le braccia al petto, con quella sua solita espressione da uomo saggio. Vuole una spiegazione. «Derek ha fatto l'imbecille con lei, la stava imbarazzando ed io l'ho difesa.»
Lui si acciglia ancora di più. Non mi crede. Neanche io mi crederei, sinceramente, eppure... «Posso scendere adesso?» Mi azzardo a chiedere.
Mio padre si strofina gli occhi. «Va' in salotto.» Mi dice di fare.
Scendo dalla macchina con tutta la nonchalance di cui sono capace ed entro in casa. Vengo accolto da una discussione piuttosto accesa tra Gwen e Adelaide.
«Mamma, ti ho detto che è stato quell'idiota di Derek a cominciare! Io ho solo cercato di fare qualcosa!» Esclama Adelaide.
Le voci provengono dal soggiorno.
Poso il mio zaino sul pavimento, ai piedi delle scale. Lentamente mi avvio verso il salotto e, una volta dentro, si azzittiscono.
Adelaide si lascia cadere sul divano a braccia incrociate e Gwen rimane in piedi davanti la TV, incerta se parlare o meno.
Mi siedo accanto alla mia sorellastra e le guardo, fingendo finta di niente. «Che succede?» Chiedo, passando lo sguardo da Adelaide a Gwen.
Adelaide non mi risponde, ovviamente, mentre Gwen, con un sospiro, mi guarda. «Percy, potresti spiegarmi cosa è successo a scuola?»
Annuisco e le racconto tutto, tralasciando la nostra litigata in palestra ed evidenziando che Derek è stato l'apice di tutto.
«Ora ti fidi, eh?» Borbotta Adelaide, alzandosi e andando di sopra.
Gwen si porta una mano sul petto e torna a guardarmi.
Porto le mani nelle tasche dei pantaloni e respiro profondamente. «Posso parlarle, se vuoi.» O meglio, posso ritentare di parlarle.
La porta del salotto si chiude nuovamente e mio padre entra in salotto. «Immagino che Adelaide sia di sopra.»
Gwen alza le spalle. «Non so più cosa fare con lei.»
Papà si gratta la nuca e va a sedersi sul divano. «Ora mi spieghi accuratamente cosa è successo con Derek?» 
Alzo le sopracciglia. È un po' irritante dover ripetere la storia un'ennesima volta, però lo faccio, cercando di non evidenziare troppo il fatto che sia andato in presidenza.
Mio padre si è nascosto il volto tra le mani. «Non mi avevi detto della presidenza, in macchina.» Mormora lentamente, scandendo le parole.
Lo guardo, accigliato. Mi sento esplodere. «Pronto? Di tutta questa storia è la presidenza che ti fa smuovere?» Esclamo. «Ho difeso Adelaide! Non significa niente per te?»
Mio padre alza lo sguardo su di me. Corre a guardare Gwen e sospira. «Hai ragione, mi dispiace, Percy.»
Deglutisco. È la prima volta che lo sento dire che gli dispiace.
Gwen mi viene accanto, fingendomi le spalle con un suo braccio. «Ti ringrazio per averlo fatto.» Mi lascia un bacio sulla guancia.
Le sorriso debolmente. Se solo potesse dire la stessa cosa Adelaide...
Indico il soffitto. «P-Posso andare di sopra?» Domando ad entrambi.
Mio padre mi fa segno di uscire.
Gwen annuisce e mi lascia andare.
Prima che possa uscire definitivamente, mio padre mi richiama.
Mi volto verso di lui.
«Assicurati di comportarti bene a Cambridge, perché ti pago tutto io e non voglio pentirmi.» Mi avverte.
Un sorriso si fa strada sul mio volto. «D'accordo.» Rispondo, cercando di frenare le mie emozioni.

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