-Credi che ci abbiano già avvistati?

-Molto probabile, sì. Saranno sospettosi all'inizio, ma avete detto di avere degli amici, quindi appena verificata la vostra identità, vi lasceranno entrare.

Lo guardo, aggrottando la fronte. -"Vi"?

Deglutisce, distogliendo gli occhi. -Le nostre strade si separano qui.

-Cosa? Perché? - chiede Kristin, intervenendo per la prima volta. Ha gli occhi lucidi, le occhiaie di chi non dorme da una vita, le mani che le tremano lievemente.

Jared esita, guardandoci ad uno ad uno. Scuote la testa. -Devo andare. Addio.

Fa per voltarsi, ma proprio in quell'istante Kristin lancia un gemito soffocato.

-Non fate movimenti bruschi - sibila a denti stretti.

Sento il cuore farmi un tuffo nel petto. Sulla sua manica c'è un puntino rosso che si sposta lentamente, passando da lei, a me, poi a Jared e infine a Gerard, che si guarda intorno, confuso.

Sollevo lo sguardo. C'è un cecchino ad una delle finestre del grattacielo, e sta puntando proprio noi.

Kristin alza le mani in segno di resa, e tutti noi la imitiamo.

-Credo sia ormai tardi per andartene - dico a Jared, e lui si limita a imprecare sottovoce.

Camminiamo lentamente, mettendo un piede avanti all'altro, attenti a non fare passi falsi, gli occhi fissi sul palazzo davanti a noi.

-Non ci faranno del male - mormora Jared. -Tranquilli.

Impieghiamo circa cinque minuti a raggiungere l'entrata del grattacielo. Per tutto il tempo, il laser rosso non distoglie la mira da noi, rimanendo sempre puntato su Kristin o su di me.

Quando arriviamo davanti all'ingresso principale, ci sono già due uomini ad aspettarci, imbracciando i fucili. Provo a parlare, ma mi interrompono con un cenno brusco del capo.

Ci scrutano da capo a piedi, soffermandosi sui nostri vestiti inzuppati d'acqua e sul cappuccio calato sul volto di Jared.

Uno dei due sembra riconoscerlo, perché sgrana gli occhi. -Tu - sussurra. -Tu non dovresti essere qui.

Jared abbassa le mani, sbuffando. -Non potevo certo voltarmi e andarmene con un cecchino puntato sulla mia schiena.

L'uomo scuote la testa, palesemente scioccato. -Certo che hai del fegato a presentarti, dopo tutto quello che ...

-Me ne stavo andando. - lo interrompe Jared. -E' stato un piacere rivederti, Josh.

-Aspetta. Dovremmo chiamare il capo... - interviene l'altro uomo, quello più giovane.

-Tu sei nuovo, non sai chi è lui. Se Ray lo vedesse....

Proprio in quell'istante, il portone si spalanca.

L'uomo che compare sulla soglia è sulla quarantina, o forse più. È alto, robusto, con una matassa di capelli ricci che gli ricadono in ciocche ribelli sul volto, un paio di occhiali rotondi calati sul naso e lo sguardo severo di chi è abituato a comandare, e lo fa anche con un'eccellente padronanza di sé.

Accade tutto in un istante.

Lo sguardo di Jared e quello dell'uomo appena comparso sulla porta si incrociano.

E poi è il caos.

Il soldato più anziano urla, cercando di pararsi davanti al riccio ma senza successo, perché viene scostato brutalmente di lato. -No! Ray, aspetta!

Catch My BreathWhere stories live. Discover now