In viaggio verso Hogwarts

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Quell'anno scolastico era già cominciato male. Tralasciando la terribile estate che lo aveva preceduto, ne ebbi la conferma alla stazione di King's Cross, dove mia madre, in tutta la sua fastidiosità, non la smetteva di parlare, importunando me e mio fratello con le sue chiacchiere. Avvolta nel suo cappotto color prugna, ci stava raccontando quello che aveva fatto durante il suo sesto anno; un sorriso fiero sul volto.

"Tutti dicono che è l'anno più difficile, ma per me non è stato così: ero sempre a qualche festa, ma ho superato gli esami finali con il massimo dei voti!" disse, una nota di orgoglio nella voce. Feci una smorfia disgustata e impaziente di salire sul treno, cominciai a dondolarmi da un piede all'altro; non vedevo l'ora di allontanarmi da lei e dal suo ego esagerato.

Elaine Diggory era la strega più irritante di tutti i tempi: irritante era il suo carattere presuntuoso, egocentrico e noioso; irritanti erano i suoi capelli castani sistemati sempre alla perfezione, irritante era il suo viso senza difetti ed era irritante il modo in cui parlava, con la bocca arricciata e la voce altezzosa. Mi continuavo a chiedere cosa fosse passato per la testa a mio padre quando le aveva chiesto di sposarlo; se io fossi stata al suo posto, avrei preferito accoppiarmi con un drago che con lei.

"Ma', posso andare al binario?" domandai in un lamento.

In meno di un secondo, mia madre smise di parlare e mi ritrovai i suoi freddi occhi grigi addosso.

"La tua maleducazione è sconvenevole, Cassidy."

La sua voce uscì affilata e serpentina, ma non riuscii a trattenere uno sbuffo. Mia mamma serrò la mascella, gli occhi ridotte a due fessure. Non mi importava se si stesse arrabbiando, non riuscivo a sopportare i suoi commenti e non potevo continuare ad ascoltare le sue inutili storielle adolescenziali.

"Mamma, in effetti Cassie non ha tutti i torti, dovremmo andare," intervenne mio fratello. Sorrisi compiaciuta e incrociai le braccia al petto; adoravo quando Cedric mi dava ragione. Mia mamma si lasciò sfuggire una smorfia incredula, controllò l'orologio da taschino e solo dopo aver riletto l'ora più di dieci volte, si convinse.

I suoi occhi si velarono di lacrime sotto il mio sguardo perplesso. Se non la sopportavo quando era altezzosa, quando era sentimentale non potevo proprio reggerla.

"Oh, i miei bambini!" esclamò, prendendo il viso di Cedric tra le mani. "Non voglio lasciarvi per altri dieci mesi!"

Gli stampò un bacio sulla guancia e si asciugò gli occhi alzando il viso verso il soffitto. Mi morsi l'interno della guancia per non dire niente.

"Divertiti, mio bellissimo Ced."

"Lo farò..."

Cedric era in imbarazzo, ma si lasciò abbracciare un'altra volta. Approfittando del fatto che quei due avessero dato inizio agli addii stomachevoli, afferrai il carrello in cui avevo messo dentro il mio baule e senza dare nell'occhio, mi girai verso i binari.

Non vedevo l'ora di partire.

Era la prima volta in tutta la mia vita che volevo tornare a scuola. Non perché desideravo riprendere lo studio – affatto- ma perché quell'estate era giunta al termine e, finalmente, sarei potuta andare via di casa.

"Cassidy, rimani qui." disse austera mia madre.

Imprecai a bassa voce; non era possibile che si accorgesse sempre di tutto. Di malavoglia tornai a guardarla con la fronte aggrottata; le mie mani stringevano le maniglie del carrello con troppa forza, le nocche erano diventate bianche.

"Vedi di impegnarti quest'anno," cominciò, "Come ho già detto, il sesto anno è quello più difficile, quindi scegli le lezioni giuste da frequentare, anche se a causa dei tuoi G.U.F.O. hai una scelta davvero limitata."

Tutta colpa del Whiskey (o era Weasley?)Where stories live. Discover now