Cenerentola #2 parte (Charles Perrault)

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Il figlio del re, avvertito dell'arrivo d'una grande principessa,che nessuno conosceva, le corse incontro. Le porse la mano per farla smontar di carrozza, e la menò nella sala dove gli invitati erano raccolti. Un gran silenzio si fece; cessò il ballo, tacquero i violini, tanto si era intenti a contemplare le grandi bellezze dell'incognita. Udivasi solo un confuso vocio: "Ah! com'è bella!" Anche il re, tutto chè vecchio, non si stancava di guardarla, ripetendo sommesso alla regina che da un gran pezzo non gli capitava di vedere una persona così bella ed amabile. Tutte le dame osservavano con grande attenzione l'acconciatura e gli abiti di lei, per averne il giorno appresso dei simili, dato che si trovassero così belle stoffe ed operai abbastanza bravi. Il figlio del re la fece sedere al posto d'onore, e poi la prese per mano, invitandola a ballare; e Cenerentola ballò con tanta grazia da suscitare una sempre più viva ammirazione. Si portò poi una bellissima refezione,che il giovane principe non toccò nemmeno, tanto era occupato a contemplar la fanciulla. Questa andò a sedere accanto alle sorelle e le colmò di gentilezze, offrendo loro perfino delle arance e dei limoni datile dal principe: il che le meravigliò assai, perché non la conoscevano. Mentre così discorrevano, Cenerentola sentì battere le undici e tre quarti; fece subito una grande riverenza alla brigata e scappò via più che di fretta. Arrivata a casa, corse dalla comare, la ringraziò, le disse che con tanto piacere sarebbe tornata al ballo la sera appresso, perché il figlio del re ne l'aveva pregata. Prese poi a narrarle tutto ciò che era accaduto, e in quel mentre le due sorelle bussarono alla porta. Cenerentola andò ad aprire. "Come arrivate tardi!" esclamò sbadigliando,fregandosi gli occhi e stirando le braccia come se allora allora si fosse svegliata; eppure, da che s'erano lasciate, non l'era mai venuto voglia di dormire. "Se tu fossi venuta al ballo, disse una delle sorelle, non ti saresti annoiata: ci è venuta una bella principessa, la più bella che si possa mai vedere. Mille finezze ci ha fatto; ci ha dato delle arance e dei limoni." Cenerentola era fuor di sé dalla gioia; domandò come si chiamasse quella principessa, ma le sorelle risposero che nessuno la conosceva,che il figlio del re non trovava più pace, e che tutto avrebbe dato per saper chi fosse. Cenerentola sorrise e disse: "Era proprio bella assai? Beate voi! Oh, se potessi anch'io vederla... Sentite,signorina Javotte, prestatemi l'abito giallo che voi indossate tutti i giorni." "Davvero! esclamò la signorina Javotte; prestare il mio bell'abito a una sudicia Cucciolona come te! Fossi matta!" Cenerentola si aspettava questo rifiuto, e ne fu contentissima, perché si sarebbe trovata molto imbarazzata se la sorella avesse consentito a prestarle il vestito.

La sera appresso, le due sorelle andarono al ballo, e Cenerentola pure, ma molto più ornata dell'altra volta. Il figlio del re le stette sempre a fianco, sussurrandole ogni sorta di galanterie; la fanciulla non s'annoiava e dimenticò quel che la comare le aveva raccomandato; sicché sentì suonare il primo colpo di mezzanotte,quando si figurava che non fossero ancora le undici. Si alzò e scappò via leggiadra come una cerva; il principe le corse dietro, ma non riuscì a raggiungerla. Nella fuga, una pantofola di vetro le cadde, e il principe la raccolse con gran cura. Tornò a casa Cenerentola affannando, senza carrozza, senza lacchè, e con indosso le sue vesti cenciose: di tutta la sua magnificenza non avanzava che una pantofolina, la compagna di quella cadutale dal piede. Fu domandato alle guardie di palazzo se avessero visto uscire una principessa; dissero di aver visto uscire solo una ragazza assai malvestita, che sembrava più che altro una contadina.

Quando le sorelle tornarono dal ballo, Cenerentola domandò loro se si fossero divertite anche stavolta, e se la bella signora c'era stata; risposero di sì, ma che se n'era scappata al tocco di mezzanotte, e con tanta furia da lasciarsi cadere una delle sue pantofoline di vetro, la più bella del mondo; che il figlio del re l'aveva raccolta, che per tutto il resto del ballo non aveva fatto che guardarla, e che certamente era innamorato pazzo della bella creatura a cui la pantofolina apparteneva. Ed era proprio vero;perché, pochi giorni dopo, il figlio del re fece bandire a suon di tromba ch'egli avrebbe sposato colei al cui piede quella pantofola fosse di misura. Si cominciò prima a provarla alle principesse, poi alle duchesse, poi a tutta la corte, ma inutilmente.

La si portò dalle due sorelle, che fecero tutto il possibile per farvi entrare il piede, ma non vi riuscirono. Cenerentola, che le guardava e aveva riconosciuto la sua pantofola, disse ridendo:"Vediamo un po- se mi va a me!" Le sorelle si misero a ridere e a motteggiarla. Il gentiluomo, incaricato di provar la pantofola, guardò fisso a Cenerentola, e avendola trovata assai bella, disse che la cosa era giusta e ch'egli aveva ordine di provarla a tutte le ragazze. Fatta sedere Cenerentola e accostatale la pantofola al piedino, vide che la si calzava senza fatica e vi si adattava come se fosse di cera. Grande fu lo stupore delle due sorelle, ma anche maggiore, quando videro che Cenerentola cavava di tasca la pantofolina compagna e se la calzava. Arrivò a questo punto la comare, e con un colpo di bacchetta fece diventare gli abiti di Cenerentola ancor più sfarzosi di tutti gli altri. Allora le due sorelle riconobbero in lei la bella principessa del ballo. Le si gettarono ai piedi, e le domandarono perdono di tutti i mali trattamenti che le avevan fatto soffrire. Cenerentola le fece alzare,le abbracciò perdonò loro di tutto cuore, e le pregò di volerla sempre bene. Tutta adorna com'era, la si condusse dal giovane principe, questi la trovò più bella che mai, e pochi giorni dopo la sposò. Cenerentola che era non meno buona che bella, fece alloggiare le due sorelle a palazzo reale, e le maritò, lo stesso giorno, a due gran signori della Corte.

Morale

La bellezza è per la donna un gran tesoro, né mai ci si stanca di ammirarla; ma assai più vale la buona grazia. Questa diede a Cenerentola la comare, educandola, istruendola fino a farne una regina. Questo dono, o belle, ha più potere di una ricca acconciatura per avvincere un cuore e farlo proprio. La buona grazia è il vero dono delle Fate; senza di essa, nulla si può; con essa,tutto.

Altra morale

Gran che certo, avere ingegno, coraggio, nobiltà, buon senso,e simili pregi che vi vengono dal cielo; ma a nulla vi serviranno per avanzar nella vita, se non avete o dei compari o delle comari che li facciano valere.

***

Ecco come finisce la storia di Cenerentola secondo Charles Perrault. Secondo me è stata troppo gentile con le sorelle, ma se lei lo vuole fare e ricevere dopo una pugnalata alle spalle, che si accontenti..

Comunque la storia è finita, ma il libro continua...


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