Chapter 57 -Final-

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"Ma non ero stronzo, e se vogliamo aggiungerlo, bastardo?"

"E anche cretino, idiota, menefreghista, montato, smielato a volte, senza cervello e.."

"Okay ho capito"
Mormoro fermandola dall'esposizione della sua lista infinita di aggettivi.

Chi disse che se le domande non hanno una risposta sul nascere non l'avranno mai? Chiunque lo fece ha davvero capito tutto della vita. Non capiró mai perchè mi sono innamorato di lei, eppure è così.

"Dobbiamo andare a fare colazione"
Le dico dopo alcuni momenti di silenzio nei quali ha iniziato a giocherellare con la mia mano.

"Ho fame, ma non ho voglia di alzarmi"
Esclama guardandomi con quei suoi occhi magnetici. É strano come quel colore così semplice possa avere così tante sfumature diverse impossibili da identificare tutte.

"Mi vai a prendere qualcosa tu?"
Sapevo che voleva arrivare a questo punto. Ogni cosa che dice non puó essere detta giusto per farlo. Deve avere un significato.

Dio, con lei è tutto così dannatamente difficile.

"Non vado a prenderti la colazione"
Esclamo alzandomi dal letto e mettendomi la maglia di ieri. Durante la notte l'ho tolta perchè faceva abbastanza caldo, ma ora penso sia meglio rimetterla.

Dopo colazione devo portare qui la valigia; non posso sempre rimandare. Avrei dovuto portarla ieri e invece è andato a finire che non l'ho fatto.

"Ma sto male"
Borbotta lei, portandosi il leggero piumone fin sopra la testa. Non ho la piú pallida idea di come Ashton abbia fatto a trovare queste lenzuola di cambio; ma mi piacciono.

"Ma se hai passato gli ultimi due giorni fregandotene"
Le ricordo, sapendo benissimo che non dovrebbe alzarsi veramente questa volta.
Non so quanta febbre possa avere, ma sicuramente un pó. Probabilmente dormire con lei non è stata una grandissima idea; ma il mio cervello ieri sera non aveva assolutamente voglia di ascoltare la mia parte razionale.

"Ma ora ho la febbre"

"Sembra che tu non ce l'abbia"
Commento, pensandolo sul serio, per poi finire di allacciarmi le scarpe.

"Questo non vuol dire che io mi senta male"
Non esiste una singola volta che riesca a tenere la bocca chiusa e lasciare che sia io a concludere un discorso. Non una singola volta.

"Rikki, adesso ti alzi, vieni a fare colazione con me, ti fermi a dire ad Amanda che hai la febbre e poi torni qui"
Le spiego tranquillamente avvicinandomi a lei.

Di scatto, si scopre, lanciando ai suoi piedi le lenzuola per poi prendermi per la maglia e avvicinarmi a lei, facendomi spaventare leggermente.

"Ti rendi conto che per fare tutto ció devo alzarmi dal letto e camminare?"
Per poco non scoppio a riderle in faccia; ma la sua espressione alquanto seria mi fa pensare che potrei pentirmene se solo lo facessi.

Mi sporgo ancora di piú verso di lei, rubandole un piccolo bacio, prima di risponderle.

"Puoi benissimo farlo una volta in piú"

"Una volta in piú si, oggi no"
Alzo gli occhi al cielo, a questa sua affermazione, facendola sbuffare.

"Rikki, non fare la bambina"

"Non sto facendo la bambina"
La guardo, alzando un sopracciglio prima di avviarmi verso la porta.

L'unica cosa che posso fare in questo momento è ignorarla, alla fine verrà anche lei.

"Ti odio"
Esclama mentre la sento scendere dal letto. Sorrido un attimo, compiaciuto, prima di ritrovarmela di fianco.

"Se moriró perchè la mia condizione attuale peggiora, sappi che avrai la mia morte sulla coscienza"
Ridacchio leggermente spingendola avanti e chiedendomi seriamente come abbia fatto a mettersi le scarpe così velocemente.

Stubborn -Luke Hemmings-Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang