La notte prima d'incontrarci (Emma e Matthew)

Matthew - finale

C'era Adriana che mi stava aspettando in una delle Stanze. Sapevo che c'era: era stata lei a invitarmi. Mi aveva fatto avere in ufficio, nel pomeriggio, mandato con un pony, una busta bianca e un pacchetto.

Dentro al pacchetto, una sobria scatola bianca chiusa con un nastro rosso, c'era un microscopico perizoma di pizzo nero, alquanto elegante - per come possa essere elegante uno straccetto fatto di pochissimi centimetri quadri di stoffa...

E una busta, bianca e spessa.

La ricercata grafia di Adriana, in stilografica nera - una Montblanc sicuramente - al centro di un sobrio cartoncino bianco come la busta.

"Ti aspetto a Villa Tedesco, questa sera. Stanza Oro, la nostra, lo sai. Addosso avrò solo un paio di mutandine uguali a queste. Ti voglio, ti aspetto".

Adri adorava che fossi il suo giocattolo, e non dispiaceva neppure a me in fondo esserlo. Gettare via il mio cervello e me stesso per qualche ora, peggio di come facevo con le altre tipe, peggio di quando mi facevo di coca.

Ma Emma... Emma.

Perché lei aveva qualcosa di speciale? Solo perché mi ricordava la dolce Claire? Solo per questo motivo... banale?

La guardai. Così bionda e triste, così dolce e timida.

Avrei potuto vivere mille avventure nella villa dei peccati, insieme ad Adriana quella sera. Me la sarei potuta sbattere in ogni modo e farmi sbattere in ogni modo.

Mi sarei fumato una siga mentre lei si faceva la doccia e si rivestiva, avremmo mangiato ostriche e bevuto champagne. Forse le ostriche le avrei mangiate poggiate direttamente su di lei.

Ma preferii dare un passaggio alla ragazza.

Era così triste. Mi ricordava il mio amore perduto e il mio cuore non era sufficientemente corazzato per quello.

Diedi a Emma un fazzoletto, le dissi che poteva tenerlo, e lei mi disse, con voce come la cioccolata calda che bevevo da bambino, che regalare fazzoletti portava lacrime.

È vero. Quel fazzoletto avrebbe portato una quantità infinita di lacrime, alla dolce Emma.