Confusione

2K 218 14
                                    

"Va bene se viene anche Zayn?"

La madre di Liam prese un leggero respiro, le mani sul volante, prima di fare un cenno con il capo.

"Sì. Va bene" rispose, e il bambino annuì, lanciando un sorriso a Zayn, già seduto vicino a lui sul sedile posteriore.

Non aveva neanche dovuto chiedere al suo amico di accompagnarlo. Zayn si era semplicemente presentato lì senza dire una parola ed era salito in macchina. Visto che non sembrava dell'umore per chiacchierare, Liam non ci aveva neanche provato. D'altronde, neanche lui lo era. Così, mentre l'automobile si muoveva lungo le vie della città, i due si limitarono a tenersi per mano.

Liam aveva passato il resto del giorno prima chiuso nella sua stanza. Il suo amico si era presentato prima di quanto si aspettasse, e gli aveva fatto compagnia, sempre taciturno, come quel giorno. Stando insieme a lui, la rabbia si era di nuovo trasformata in tristezza e delusione, ma non aveva pianto.

Magari i suoi genitori quel giorno erano di cattivo umore, e anche le sue sorelle. Magari si erano comportati male e ora se n'erano accorti, e in futuro avrebbero trattato bene Zayn. Si era addormentato con queste speranze in testa, ma si era svegliato in uno stato ancora peggiore. Non si trattava di un malessere legato alle sue condizioni fisiche, ma quella sensazione dentro di sé fin troppo familiare che aveva smesso di provare da quando Zayn era comparso per aiutarlo.

Ora, con il suo amico lì vicino che lo teneva per mano, si sentiva un po' meglio.

Non era sicuro di dove stessero andando ora. Aveva sentito il padre parlare di un dottore, però Liam non si sentiva male, o almeno non più del "solito" che veniva considerato "bene" per lui. Poteva solo concludere che si trattasse di una visita di controllo, ma la strada che stavano percorrendo non era la solita che portava all'ospedale che conosceva.

Quando chiese spiegazioni, la madre gli rispose che stavano andando da un nuovo dottore, uno che lavorava in privato, e dunque il suo studio non era in ospedale. Ma perché fare una visita di controllo da un nuovo dottore che non l'aveva nemmeno mai visto prima d'allora?

Una volta arrivati, furono messi tutti e tre ad aspettare in una piccola stanza piena di sedie. L'attesa sembrava dover essere lunga, quindi alcune volte Liam tentò di iniziare una conversazione con Zayn, ma fu sorpreso di scoprire che ogni volta che ci provava, la madre lo interrompeva immediatamente e con tono fermo. Ed ogni volta, Zayn le lanciava un'occhiata aspra senza commentare, notò Liam.

Alla fine, una ragazza venne fuori da una porta, chiamando il nome di Liam. L'interpellato stava per balzare in piedi, ma sua madre gli fece cenno di restare seduto, alzandosi e muovendosi in direzione della porta, mentre la ragazza appena apparsa gli spiegò che prima il dottore aveva bisogno di parlare da solo con sua madre. Lei gli lanciò un ultimo sguardo preoccupato, prima che la ragazza chiudesse di nuovo la porta, lasciando Liam e il suo amico da soli.

"Che cosa ci faccio qui?" chiese, dopo un minuto di silenzio rotto soltanto dagli indistinti suoni della conversazione che a quanto pareva sua madre stava avendo con il dottore.

"Non lo so..."

"Sì che lo sai!" sbottò Liam, aggrottando le sopracciglia e guardando verso Zayn. "Lo capisco dalla tua faccia!"

Zayn alzò lo sguardo, rimasto abbassato fino ad allora. Poi sorrise ed allungò il braccio verso di lui. Liam gli prese la mano, stringendola piano.

"Sai che ti voglio tanto bene, vero?"

Liam annuì. "Ed io ne voglio altrettanto a te".

"Tutto ciò che voglio è renderti felice" continuò poi Zayn, scandendo le parole e continuando a sorridergli con gentilezza. "E non ho intenzione di abbandonarti fino ad allora".

Il bambino non capì perché Zayn stesse parlando di questo e in quel modo proprio ora, ma non fece in tempo a chiederglielo, dato che la stessa ragazza di prima lo chiamò per entrare finalmente nella stanza proprio in quel momento.

Zayn deglutì, ma non fece scomparire il sorriso ed annuì verso il suo migliore amico, che fece lo stesso e si alzò in piedi, camminando poi verso la porta.  


Never Let Me GoWhere stories live. Discover now