Storia delle Grandi Pulizie e della Palude Portatile

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Agosto 1995


"Questa casa è vecchia, ammuffita e grida Purosangue da ogni angolo" commentò George esasperato, spostando gli occhi dalla moquette verde-argento ai copriletti damascati dei letti.

"Hai ragione" ammise Fred "anche a me non piace molto. Almeno, però, siamo al centro dell'azione, no? Possiamo spiare quello che fa l'Ordine al piano di sotto, no?" Così dicendo, tirò fuori dalla tasca un Orecchio Oblungo e lo svolse rapidamente.

"Sì, spiare" ripeté Ginny spazientita. "Questa è l'unica cosa che possiamo fare. Se solo si potesse entrare, almeno una volta, in quella benedetta stanza! Sono stufa di lanciare Caccabombe contro la porta: non serve a nulla. Magari Tonks potrebbe riuscire a convincere mamma a farci ascoltare..."

"Tonks non può aiutarci" rispose Hermione in tono greve, rannicchiata in un angolo. "Lei è la più giovane e capisce la nostra curiosità, ma fa comunque parte dell'Ordine ed ha il compito di proteggerci."

"Che hai, Hermione?" chiese Ginny con un sorriso. "In questi giorni mi sembri allegra quanto il vecchio Piton."

"Penso ad Harry" ammise Hermione con semplicità. "è solo, relegato a casa dei suoi zii, tagliato fuori dal mondo magico e da noi. Sarà nero di rabbia. Odio quello che sto per dire, ma questa volta penso davvero che Silente abbia fatto la scelta sbagliata."

"Anche a me manca, Hermione" constatò Ron, che finora era rimasto in silenzio. "Spero solo che non sia troppo ...ehm... furibondo quando finalmente potrà venire qui."



Poco più tardi, a cena, Hermione rifletteva sulle chiacchiere di quel pomeriggio. Non era soltanto Harry ad impensierirla. Ben decisa a non farsi beccare, spostò cautamente lo sguardo su Fred, per quella che, quel giorno, doveva essere circa la cinquantesima volta. Non riusciva davvero a spiegarsi perché il ragazzo continuasse ad attirare la sua attenzione. Interagire con lui non le veniva spontaneo come con Ron, non era immediato come con Harry, non era nemmeno cordiale come con Neville. Ogni volta che si parlavano, però, lei avvertiva una sorta di confuso batticuore. C'erano stati dei momenti, all'inizio dell'anno scorso, in cui si era veramente convinta di aver iniziato a provare qualcosa per lui.

Poi era arrivato Viktor, con il suo fascino silenzioso, la sua corte discreta, il suo invito al ballo, ed i pochi momenti intensi che sentiva di aver vissuto con Fred erano spariti dalla sua mente. Ora che però il ragazzo bulgaro era tornato a Durmstrang lasciandole un indirizzo a cui scrivere ed un ultimo sorriso, più amichevole che seducente, Hermione si era ritrovata a pensare a Fred con sempre maggiore frequenza.

Si trattava però di un sogno ridicolo, da stroncare sul nascere. Anche e soprattutto perché il ragazzo non faceva altro che farla arrabbiare, come in quel momento.


La cena era quasi finita e Fred e George, afferrato un ultimo dolcetto, si stavano allontanando dal tavolo. Entrambi avevano le tasche dei pantaloni piuttosto rigonfie: sembrava che vi avessero ficcato dentro un grosso involto di carta. Hermione, però, li aveva visti trafficare poco prima con Mungundus, il quale – ne era sicura – aveva passato loro qualcosa di sospetto sotto il tavolo.

Con il pretesto di dover scrivere ai suoi genitori, Hermione si congedò e seguì i gemelli.

"Fred!" lo chiamò con tono imperioso. Se fosse diventata Prefetto (come sperava) avrebbe dovuto esercitarsi.

Il ragazzo si voltò con aria innocente e disse: "Sìììì?!?"

"Che hai nelle tasche?"

"Come ti ho già detto, non è il caso che tu faccia domande, se non vuoi sentire bugie!" rispose Fred spiccio.

10 storie per Hermione e FredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora