Capitolo 2

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Maya non avrebbe preso quel buss, così mi sedetti in fondo, vicino a una finestra.
«Questo posto é libero?» mi girai di scatto, stupita che proprio Jeff si volesse sedere accanto a me, balbettai un si e lui si sedette guardandosi le scarpe per il resto del viaggio.
«Samantha, giusto?» mi chiese a un tratto.
«Si, puoi chiamarmi Sam se vuoi» vidi un sorriso farsi spazio sul suo volto. Un sorriso che non faceva spesso, uno di quei sorrisi normali e luminosi.
«London street. Scendete!» vidi i suoi occhi celesti brillare.
«Vuoi venire a fare i compiti da me oggi pomeriggio?» gli sorrisi e annuì. Scendemmo e mi seguì fino a casa per avvertire i miei.
«Sam, bentornata, chi é il ragazzo con te?» mia mamma si tolse il grembiule e gli allungò la mano
«Io sono la signora Nicole, piacere di fare la tua conoscenza» Jeff allungò la mano e strinse quella di mia madre.
«Salve, io sono Jeff.» si creò un silenzio imbarazzante.
«Bene, mamma io vado a casa di Jeff per fare i compiti, sono venuta a prendere i libri.» mi madre ci salutò e, come Maya, mi fece l'occhiolino.
Attraversammo la strada e Jeff bussò tre volte.
«Jeff, sei tu caro?»
«Si, mamma che hai preparato per merenda?» disse buttando lo zaino per terra.
«Torta di mele, Liu mi aveva detto che avevamo ospiti» fortunatamente, adoro la torta di mele. Vidi Jeff che arrossiva. La signora mi si avvicinò comportandosi come si era comportata mia madre
«Mi chiamo Margaret, lui é mio marito Peter» disse indicando un'uomo che scendeva le scale.
«Tu devi essere Samantha Fox» mi chiese mentre annuivo con la voce che mi si fermava in gola
«Noi andiamo di sopra a fare i compiti, a dopo mamma» disse prendendomi per il braccio e tirandomi di sopra.
«Liu sei ancora dentro la stanza?» gridò fuori alla prima porta a destra. Ho capito che nella sua famiglia due persone su quattro, se non tutte, erano strane. Entrammo nella stanza e sentimmo i suoni delle sirene della polizia.
«Jeff, vieni qui!» gridò la signora Margaret. Era preoccupato, gli misi una mano sulla spalla e gli sorrisi, cominciammo a scendere le scale mentre un poliziotto lo fissava in modo apprensivo.
«Mi hanno detto che hai inferito tu quelle brutte ferite a Randy e i suoi amici» Jeff annuì e io strinsi i pugni.
«Signor agente, sono stati loro ad aggredirli, io ho visto tutta la scena.» Jeff e sua madre mi guardarono increduli
«É stata legittima difesa!» gridai serrando la mascella.
«É comunque una cosa da non fare signorina Fox»
«Ma signor agente, é normale andare in giro a minacciare la gente con dei coltelli?!» sentivo diventare rossa dalla rabbia e vidi i miei genitori dietro al poliziotto che mi scrutava.
«Sono stato io agente!» gridò Liu
«Ho dei tagli che lo dimostrano» disse alzandosi le maniche.
«Ma non sei stato tu Liu!» gridò Jeff che ormai piangeva mentre portavano via il fratello. Lo vidi correre fuori e lo raggiunsi.
«Non ti preoccupare Jeff, ti aiuteremo noi a farlo uscire di prigione...» dissi accovacciandomi di fianco a lui che aveva la testa fra le gambe che erano state portate al petto.
«É-é stata colpa mia! Non é giusto!» pianse per tanto tempo e io restai con lui per consolarlo. Si addormentò con la testa sulla mia spalla con le lacrime che ancora gli rigavano il viso

Innamorata di un assassinoWhere stories live. Discover now