Prologo. Adelaide

16.3K 464 69
                                    

Questa storia mi è tanto a cuore perché è stata la prima che ho pubblicato su Wattpad. Scritta con l'ingenuità e la grammatica di una tredicenne. Spero che Adelaide e Percy vi portino lontano con la mente e anche un po' con il cuore. Vi mando un saluto e un bacio.

Dove non lo cercheresti mai.

Ho sempre amato guardare le stelle dalla mia finestra. Quelle meraviglie hanno sempre avuto quel fascino che, sfortunatamente, di giorno nessuno può vedere, neanche lontanamente. È così triste pensare che loro sono sempre presenti, eppure non ce ne rendiamo mai conto se non di notte, quando i nostri pensieri trillano nelle nostre teste e l'unico paesaggio che c'è da vedere è proprio sopra di noi, nel cielo, un manto stellato che sembra quasi un presepe e che aiuta a pensare e a mettere in chiaro ogni domanda senza risposta.
Quelle stelle, seppure magnifiche, non vengono mai ascoltate da noi, dalla Terra: nessuno le ha mai sentite urlare dalla frustrazione e mi chiedo quanto possano soffrire stando così lontane da noi. Mi sento un po' come le stelle, io: invisibile durante il giorno, ma visibile durante la notte. Penso che mostrare il minimo di noi davanti a delle persone, in generale, sia la scelta giusta. Nessuno riesce a percepire la vera me, la vera Adelaide Looney... nessuno può fin quando non arriva la notte e sono da sola e sotto questo cielo non posso mentire. Vorrei poter parlare con qualcuno, dirgli chi sono davvero, provare per un attimo quell'affetto che tutti mostrano davanti ai propri migliori amici, sorridere sinceramente e non solo per falsità, cercare di interagire al meglio con gli altri. Il punto è che non è facile interagire in un posto che non ho mai sentito appartenermi, nonostante siano ormai passati cinque anni da quando mia madre ha rotto i rapporti con mio padre e mi ha portata con sé a Oxford, gettandomi letteralmente in una nuova vita che, in realtà, non ho mai avuto.
Ho dovuto abbandonare Sam, unico amico ma anche il migliore che avevo a Londra - la mia città natale - abbandonare la casa in cui ho vissuto per tredici anni, abbandonare le solite strade giornaliere, la solita vita, la solita famiglia che aveva sempre avuto qualcosa di sbagliato. Mio padre è stato la rottura di tutto: ha commesso l'errore più grande della sua vita, quell'errore che non credo di potergli ancora perdonare.
Per quanto riguarda Sam, ci vediamo ogni settimana tramite videochiamate, per sentirlo meno lontano e per accertarmi che abbia ancora qualcuno a cui dire ogni cosa che mi passa per la mente.
Mi sembra ieri che l'ho abbracciato per l'ultima volta, che l'ho sentito vicino a me.
Cinque lunghi anni e ancora non mi abituo al buongiorno di Logan, alle piccole grida di Bethany, la mia sorellina per non dire sorellastra, a vedere mamma che bacia un altro uomo che non sia mio padre, a sentire la voce di Percy ovunque, ma poi ci penso su e so per certo che non mi abituerò mai a tutto questo, che mi sentirò sempre smarrita nel guardare in faccia quella che è ormai la mia famiglia perfetta. Niente e nessuno mi ricorderà mai la vecchia vita che avevo a Londra ed è frustrante.
Così, non mi rimane altro che le stelle. Questi gioielli che sono rimasti tali, luminosi, splendenti, soli. Abbozzo un sorriso quando incontro il Piccolo Carro. Seguo la sua corsa fino alla "coda" e la vedo, vedo la piccola Stella Polare, la quale brilla debolmente e inganna chiunque la osservi. Sono certa che anche la Stella Polare si sente sola, in mezzo alle altre stelle. Tutte piccole e generali mentre lei è l'unica ad essere quasi un grande, ma piccolo, cerchio che congiunge il nord della Terra ed è il punto fondamentale del cielo. Potrei quasi capirla se fosse una ragazza della mia età e, magari, lei potrebbe capire me, ma il problema è che io non so chi sono e neanche la Stella Polare lo sa.

Dove non lo cercheresti maiWhere stories live. Discover now