Capitolo 26

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I morti ritornano



Quando la terra venne sostituita dal legno del molo sotto le suole delle nostre scarpe, gli occhi di Capitano brillarono. La sua amata goletta era ancora lì, ormeggiata al piccolo pontile. Era immensa in confronto alle piccole scialuppe di legno legate accanto a lei. Lo scafo malridotto, gli alberi crollati quasi del tutto... Si distingueva come nave pirata grazie al Jolly Roger, la bandiera nera col teschio tutta strappata che ancora si aggrappava in cima al maestro semidistrutto. Avvicinandoci, la pelle di lady Lovibond sembrava sempre meno cadaverica, come se la lontananza forzata dalla nave l'avesse indebolita. Raggiungemmo la nave fantasma, arrampicandoci poi su per la vecchia scaletta di legno. Atletico come sempre, Capitano ce la fece benissimo anche con una gamba in quelle condizioni, mentre il piccolo Edo fu aiutato da Nayela. Ci accolse un allegro Calico Jack, che abbaiava felice vedendo il suo padrone di ritorno.

- Levate l'ancora e ritirate gli ormeggi. – ordinò il pirata una volta che fummo tutti a bordo, dirigendosi per abitudine verso la poppa nonostante il timone fosse ormai andato. – Si salpa!

I ragazzi aiutarono me ed Elia a disormeggiare la nave, poi scesero in stiva, trascinandosi dietro Calico Jack. Poi lady Lovibond, seduta a prua, inspirò e fece spostare la goletta. Elia si sedette al suo fianco, sorridente. Mi chiesi cos'avevano combinato nella casa dello stregone e iniziai a pensare seriamente a una domanda: gli zombie potevano farlo? Cioè, agli uomini...

- Grid. – la voce di Capitano interruppe i miei pensieri indecorosi, come avrebbe detto lui, così mi voltai. Era seduto sui gradini, come sempre. Mi fece segno di raggiungerlo. Quando fui al suo fianco, tirò fuori la fiala della pozione e me la porse. Me la rigirai tra le mani, studiando il blu acceso del liquido all'interno. Mi ricordava la prima forma in cui avevo conosciuto Capitano: quella di fantasma. Lo guardai.

- In pratica consegniamo questo e siamo liberi di girare per questo posto senza essere torturati. Credi che troveremo lo Scrigno? – gli chiesi.

Lui sogghignò. – Sbaglio o abbiamo tutta l'eternità?

Sbuffai, spostando lo sguardo sulla sabbia. – Preferirei riavere il mio cuore in tempi proponibili...

Sentii la sua mano afferrare la mia e stringerla.

- Lo riavrai. Te l'ho promesso, no?

Poggiai la testa alla sua spalla e lui mi circondò con un braccio, stringendomi a sé. Il rumore delle onde di sabbia che si infrangevano contro lo scafo, lo scalpiccio dei bambini che probabilmente rincorrevano il cane... e le anime che gridavano, venendo torturate dai crudeli Suppliziatori. No, niente scenario paradisiaco.

- Voglio andarmene da qui. – sussurrai, osservando Elia e la Klabautermann che si scambiavano effusioni. Sperai che fissandoli mi avrebbero contagiato un po' di felicità: non funzionò.

- Tutti lo vogliamo. – rispose Beau. – E tutti ce ne andremo. Prima di quanto immagini, Grid.

Mi baciò una tempia e io chiusi gli occhi, cercando di godermi il momento.

Il tempo passava mentre la nave si allontanava sempre più dalla piccola isola di mercanti, ormai quasi deserta a causa del risveglio di Cerberus.

Quando la terra non fu più visibile e l'unica cosa riconoscibile fu la corrente di sabbia che pioveva dall'enorme foro sul soffitto, ci fermammo. Più o meno era quello il posto in cui avevamo incontrato l'avatar demoniaco. Aprii la botola della stiva e ordinai ai ragazzi di restare di sotto: non sapevamo cosa sarebbe successo. Nayela abbracciava Calico mentre Edo ricambiava il mio sguardo, annuendo deciso. Richiusi la botola e tornai a prua, dove si era spostato anche Capitano.

La Scrittrice FantasmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora