Capitolo 2

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Prometto di salvare un pirata fantasma

 Inizialmente mi sentii piuttosto stordita. Avevo sentito perfettamente l’impatto contro il camion, il dolore arrivato tutto in una volta e le ossa rompersi, ma tutto ciò era sparito piuttosto in fretta, lasciando il posto a un nulla nero e freddo. Non seppi esattamente quanto tempo era passato dall’incidente, fatto sta’ che riaprii gli occhi. All’iniziò tutto apparve bianco come la neve, freddo e immacolato, poi pian piano iniziarono a tornare i colori. L’azzurro del cielo, il verde dell’erba, il grigio della tomba… Un attimo, il grigio della tomba? Mi guardai intorno e capii di trovarmi in un cimitero. Guardando tutte quelle lapidi mi veniva in mente solo una cosa. Ecco dove finiscono tutti i miei personaggi preferiti. Malinconica, provai a sospirare. Non ci riuscii. Solo allora mi accorsi che non stavo respirando. Sgranai gli occhi e mi portai una mano di fronte alla bocca per sentire l’aria uscirne, certa che fosse tutto frutto della mia immaginazione, ma guardandola mi resi conto di un’altra cosa. Ero rossa. Ora, voi penserete che ero rossa per l’imbarazzo, rossa per la rabbia o qualunque altra cosa completamente normale, ma non era così. Ero proprio rossa. La mia pelle scintillava scarlatta alla luce del sole e sembrava semi trasparente. Guardai il mio corpo. Indossavo la maglia bianca e i jeans del giorno della festa, ma anch’essi erano diventati rossi.

- Okay, Grid. Va tutto bene. – tentai di calmarmi, chiudendo gli occhi. – Probabilmente dopo l’incidente ti hanno portata in ospedale, e magari ora sei in coma. Stai solo sognando. E adesso, quando riaprirai gli occhi, tornerà tutto normale.

Aprii e chiusi gli occhi un paio di volte, cosa ovviamente del tutto inutile. Il paesaggio non cambiò. Ero sospesa a un metro da terra sopra il cimitero… un attimo, sospesa?! Mi guardai i piedi. O almeno ci provai. Mi resi conto che le mie gambe (rosse, santo cielo, rosse!) sfumavano gradualmente verso il basso, fino a diventare completamente trasparenti. Non avevo i piedi. Lanciai un gridolino stridulo e mi portai una mano al cuore. Ero certa che avrei sentito almeno il suo battito rassicurante, ma non fu così. Aspettai il tanto amato tum-tum. Non arrivò. Feci un rapido calcolo. Ero semi trasparente, non respiravo, fluttuavo, il mio cuore era fermo… Urlai, questa volta più forte, prendendomi il viso tra le mani. Fu in quel momento che mi resi conto di essere un fantasma. Un fantasma in un cimitero.

- Oh mio Dio, sono morta. Sono morta.

Non so quante volte lo ripetei, ma furono abbastanza da convincermi che tutto quello che stava succedendo era reale.

- Era una figlia fantastica. – disse una voce familiare.

Mi sentii raggelare il sangue nelle vene (anche se non ero certa di avercelo, il sangue) e mi voltai. Mio padre era in piedi di fronte a una buca rettangolare con in mano una rosa bianca, circondato da tante persone vestite di nero. Vidi anche Eva, che singhiozzava abbracciata a suo fratello maggiore. Mio padre aveva un aria tristissima.

- Oh, no… - sussurrai, scuotendo la testa.

Fluttuai verso la mia tomba, accanto a lui. Stringeva convulsamente la rosa tra le mani, in un vano tentativo di non piangere.

- Si prendeva cura di me. – disse, mentre una lacrima gli scendeva lungo il viso. – Non voleva che io cadessi, dopo che Lena se n’è andata. Ha fatto di tutto per tirarmi su di morale, in ogni singolo istante. È stata una figlia presente… - un singhiozzo lo scosse, bloccando le sue parole. – Sempre. E io la amavo. La amo ora, e la amerò per tutta la vita come faccio con sua madre.

Detto questo, gettò la rosa sulla bara. Se solo avessi potuto, avrei pianto. Ma le lacrime non uscivano, i singhiozzi non arrivavano. Non mi ero mai sentita così vuota. Mio padre raccolse della terra con una pala e la gettò sulla mia tomba. Poi gli altri fecero il resto, mentre il prete cantilenava qualcosa che non ascoltai. Arrivò il turno di Eva. Stringeva la mano del fratello e fissava la mia tomba. Non era truccata, cosa strana dato che era Eva, e i suoi occhi erano offuscati dalle lacrime. Non aveva mai pianto prima. Non aveva mai pianto e lo stava facendo ora, a causa mia. Ebbi un’improvvisa voglia di abbracciarla e di piangere insieme a lei, ma non ero certa avrebbe funzionato. Eva tirò su col naso, cosa che non avrebbe mai fatto in pubblico.

La Scrittrice FantasmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora