«Oh, scusa.» arrossisco.

«Non fa nulla, non mi dispiace che tu stia sopra.» dice prima di realizzare quello che gli è scappato e arrossire, facendomi scoppiare a ridere.

Ora sono passati due anni. Due anni dal giorno del nostro fidanzamento. È da lì sono cambiate un po' di cose.
Ashton mi ha espressamente detto che non mi avrebbe mai lasciato continuare il mio lavoro al club e quindi, dopo aver parlato con alcuni suoi professori all'università, mi ha riscritto al corso di medicina.

Sarah e Isaac nel frattempo si sono sposati e stanno cercando di comprarsi un appartamento in centro abbastanza grande in cui poter vivere in futuro, forse anche con qualche marmocchio.

E io, non potendo permettere a Ashton di pagare tutti i costi per i miei corsi, ho trovato qualche altro lavoro part time da fare per continuare gli studi.

È quello che aspettavo da una vita, essere veramente felice e con un futuro, possibilmente da medico, di fronte a me.

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Ho appena finito di pranzare, se mangiare un sandwich si può definire pranzo, e sto mettendo i piatti nel lavello, quando qualcuno bussa alla porta.

«Arrivo!» esclamo asciugandomi le mani, sapendo già che è Ashton.

«Ciao piccolo.» mi saluta quando vado ad aprirgli, prendendomi per i fianchi e baciandomi, lasciandomi senza fiato.

«Ciao anche a te.» rispondo, ridacchiando sorpreso per il lungo bacio.

«Ciao.» mi sorride raggiante.

«Dobbiamo salutarci ancora per molto o mi spieghi dove dobbiamo andare?» domando andandomi a sedere di nuovo al tavolo in cucina.

Ashton mi segue a ruota, andandosi a prendere una lattina dal frigo. Mentre si siede si toglie la giacca per poi spostare lo sguardo sul mio viso.

«Oggi sei più sorridente del solito.» constato.

«La cosa ti dispiace?» mi chiede prendendo un sorso dalla bibita, non accennando a dirmi cosa sta succedendo, perché io so che sta succedendo qualcosa.

«No per niente.» sorrido anche io «Ma so che mi devi dire qualcosa. Quindi? Di cosa si tratta?» domando curioso.

Lui ride e scuote la testa, alzandosi dal tavolo e afferrando il mio braccio, facendomi alzare di scatto con lui.

«Sono così emozionato, spero ti piaccia, cioè io- oddio devi vederlo, non posso spiegarti.» dice euforico riprendendo la giacca.

«Andiamo allora, cosa stiamo aspettando?» chiedo.

È vero, non ho la più pallida idea di cosa abbia progettato né so dove stiamo andando, ma solamente vederlo così emozionato fa sorridere anche me. Ne abbiamo passate tante insieme ormai e sono abituato alle sue uscite euforiche. Il punto è che ha un animo così dolce e gentile e- e da bambino che non si può mai sapere se la cosa sia seria o se voglia solamente mostrarti la foto del nuovo cagnolino della signora Van Leeuwen.

«Niente, giusto, andiamo.» dice sorridente facendo sorridere anche me.

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Red Lights » CashtonWhere stories live. Discover now