Eight; don't say goodbye

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Ci sono tante cose che non ho mai dimenticato nella mia breve vita. Momenti della mia infanzia e della mia adolescenza che per qualche motivo sono sempre rimasti nella mia memoria.

Come quando avevo aiutato mia sorella a ripulire il parquet quando ci aveva rovesciato la colla vinilica sopra.

O quando mia nonna mi aveva portato al parco e mi aveva mostrato tutti i tipi di fiori che c'erano nelle aiuole attorno a noi.

Oppure il primo giorno di superiori.
Il terribile primo giorno delle superiori. Quando proprio quell'estate avevo realizzato che mi piacevano i maschi e avevo paura che le persone mi avrebbero guardato in modo differente, esattamente come a quel tempo mi vedevo io.

Mi ricordo del mio primo bacio, del primo ragazzo di mia sorella e il modo in cui mio padre leggeva il giornale tutte le domeniche. Ricordo piccole cose così bene e altre che vedevo tutti i giorni continuano a sfuggirmi alla memoria.

Non so con quale ragionamento il mio cervello salvi questi pezzetti di ricordi, ma sono certo che la frase di ieri, quelle sei parole, sono riuscite a incidersi nella mia mente.
E la cosa, ammettiamolo, è strana. Ero ubriaco fradicio e l'unica cosa che mi ricordo sono le sue braccia che mi stringono e quella frase.
E per quanto possa essere felice sono anche spaventato, spaventato come non mai.

Io non ho mai provato l'amore e non so come bisogna comportarsi. Ho paura di fare le cose sbagliate, di affezionarmi e poi di essere lasciato e di diventare l'ombra di me stesso.
Perchè è colpa mia, lo so, mi affeziono troppo.
Quindi, quando le persone se ne vanno, io finisco per richiudermi sempre di più in me stesso. Mi ci sono voluti mesi interi per riuscire ad avere anche solo una semplice conversazione con Sarah, e con Ashton, con Ashton sta succedendo tutto così in fretta.

Non va bene, eppure lui mi fa sentire felice.

Già, dopo tanto tempo qualcuno mi fa veramente sentire felice.

Apro gli occhi lentamente, cercando di abituarmi alla luce che proviene dalla finestra davanti al letto. La testa mi fa così male che vorrei staccarmela da solo e rimpiango di aver avuto un idea così pessima come sbronzarsi. Provo a muovermi, ma sento un braccio che mi cinge intorno alla vita e istantaneamente mi ricordo dove sono e con chi sono.

«Oh...» sussurro mentre provo a sottrarmi dalla sua stretta, anche se contro voglia.

In realtà vorrei solamente accoccolarmi al suo petto e sentire il suo profumo. Abbracciarlo e sentirmi dire che mi am-

No, scherzavo, bla bla bla Calum, vai via.

Prima di andare però, decido di vedere come sarebbe svegliarsi al suo fianco tutte le mattine e mi giro a guardarlo.
Sospiro realizzando che mentre dorme sembra quasi un angelo: con i capelli ricci sparpagliati per il cuscino e le labbra leggermente socchiuse. Osservo i suoi occhi chiusi cercando di ricordarmi tutte le più piccole sfaccettature di colore di cui sono. Osservo tutto il suo viso estasiato, in questi ultimi momenti che posso.
Può sembrare strano fissarlo come se fosse tutto ciò che ho, anche a me lo sembra, ma adesso è l'ultima cosa che mi importa.
Preso da tanta bellezza e da un pizzico di pazzia mi aggomitolo veramente al suo petto e gli lascio un leggero bacio sul pomo d'Adamo, stando attento a non muovermi troppo e non svegliarlo.

«Mi dispiace. Mi dispiace andare via e mi dispiace non poterti dare l'amore che meriti.» sussurro così piano da non sentirlo quasi nemmeno io.

Lo guardo un'ultima volta, cercando di memorizzare il tutto e poi, più in silenzio che posso, scosto il suo braccio e le coperte e mi metto seduto. Mi guardo intorno dopo aver realizzato di aver indosso solo dei boxer e cerco una traccia di dove siano i miei vestiti.

Red Lights » CashtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora