New power

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 [ Louis la tirò verso un portoncino, << Questa è casa mia sali… >> il suo tono era leggermente ansioso. 

 Salii sul gradino del portoncino senza fiatare, improvvisamente tutta la rabbia sparì completamente, aveva la consapevolezza di quello che sarebbe successo di li a poco, e non le dispiaceva, infondo, le era mancato anche sotto quel lato.

 “Il mio Louis, il mio adorato Louis. “

Mi feci prendere da una scarica di ricordi. Scambi di sguardi nascosti, abbracci, lenzuola calde per le notti d'amore, sospiri e ancora sospiri.

Un brivido di piacere mi avvolse la spina dorsale.

"Quanto tempo. ]

A diciott’anni considerata una poco di buono.

Una falsa reputazione creata da una diceria, un giudizio negativo che Charlotte si trascinava dietro dal primo superiore.

Perché?

Perché tra lei e Louis c’è sempre stato qualcosa oltre l’amicizia e no, non si parla di amore.

La mia prima volta di Char era stata con lui, molto anni prima, di certo non era stato sesso, ma  neanche amore, era stato il bisogno di sentirsi veramente vicini. 

Quando in terza media Luois si trasferì, vedersi per loro diventò una vera e propria sfida.

Si volevano troppo bene per dimenticarsi, per far finire lì la loro amicizia e andare avanti.

E nonostante la giovane età, lottarono con le unghie e con i denti.

Essendo molto lontani, l'estate era l'unico periodo dove potevano vedersi e stare insieme e così fecero.

Riuscirono a vedersi ogni estate ma più di tutto, riuscirono a resistere ad ogni gelido inverso per anni, facendosi forza l'uno con l'altro, solo attraverso uno stupido telefono oppure più avanti attraverso un computer.

Ed ora erano lì e nessuno avrebbe più potuto separarli.

Chiuse la porta massiccia che separava il corridoio dalla strada, casa di Louis era in pieno centro, si estendeva in altezza, forse due o tre piani, l’ingresso era davvero stretto, di un azzurrino pallido sopra il legno lucido, alla fine nonostante fosse davvero piccola era molto accogliente.

Salirono in camera sua, lei non l'aveva mai vista, era di un verde mela molto acceso, interamente tappezzata da poster e foto, “che foto”non potè fare a meno di pensare Char.

 Lei e lui a Parigi, la ragazza si perse tra i ricordi, rievocando inevitabilmente il passato, gita di 3° media, erano inseparabili e tutti li scambiavano per fidanzatini, a quel ricordo Charlotte non potè far a meno di sorridere.

Un'altra foto, sempre lei e Louis, ma sta volta al mare, nell’estate del 1° superiore, in quell’immagine la ragazza aveva un sorrido a trentadue denti, per un attimo sentì un vuoto al petto, ricordando il perché, dopo nove mesi di scuola aveva potuto riabbracciare il mio migliore amico.

Accanto a quella ve ne era un’altra, quella parete le sembrava sempre di più un album fotografico, che foto dopo foto le stava facendo ricordare un passato così faticoso..

Lei e Louis, lui intento a dire qualche idiozia e lei con le lacrime agli occhi per le risate, estate tra il secondo e il terzo superiore.

Lei e Louis, in un collage a fare smorfie su smorfie, estate tra il terzo superiore e il quarto, Charlotte si tamponò gli occhi lucidi con le mani, sperando di evitare le lacrime che sentiva inevitabilmente premere sulle palpebre.

Infondo alla stanza, quasi in un angolino, riconobbe quella foto, scattata dal suo vecchissimo cellulare, anni addietro, con sempre gli stessi soggetti, ma sta volta  che si fissavano.

Charlotte si pietrificò alla vista di quella fotografia, non ci volle neanche un secondo perché ricollegasse tutto, era subito dopo aver fatto l'amore con lui per la prima volta, quando credevano di essere innamorati.

Si staccò da quelle immagini per paura di ricordare altro, e andò da Louis che concentrato fissava la sua home di facebook.

Charlotte.

Da dietro misi le mani sotto la sua maglietta, accarezzando i suoi addominali e baciandolo sulla parte posteriore del collo, mi divertiva vedere come ad ogni bacio, il suo corpo si rilassava invitandolo a fremere di piacere, riuscivo a sentire il suo respiro farsi sempre più irregolare, finché non si girò e azzerò la distanza tra di noi. 

Un bacio lento, desiderato e sognato a lungo, che sembrava riparare nove mesi di assenza.

Mi staccai da quel contatto solo per togliermi la maglietta, mi sentivo andare a fuoco, le orecchie e le guancie stavano  letteralmente bruciando, evidentemente il mio gesto apparì ai suoi occhi come un invito, che accolse benevolmente riempiendo tutti i lembi di belle scoperta, di baci.

Una volta concluso quel lavoro passò al reggiseno, che nascondeva frammenti di pelle ancora immacolati, con un gesto abile lo lanciò lontano da noi e senza esitazione tornò a esplorare il mio corpo.

Con una leggera spinta lo feci scivolare sul letto e dove gli sfilai delicatamente la maglietta e i jeans, ora ero io ad analizzare ogni dettaglio di quel corpo perfetto.

Seguivo la linea sei suoi muscoli con le labbra, ogni curva nella sua perfezione, fino a che arrivai  all'elastico dei suoi boxer.

L'amore è una cosa troppo importante per lasciarla fare agli amanti.*

Venni trascinata dalla sua forza sotto di lui, ancora in jeans e mutande, di cui non tardò a liberarsi e così per l'ennesima volta mi ritrovai a fondermi con lui, il mio migliore amico.

Era questo il modo in cui compensavamo il tempo perso, vivendo ogni attimo l'altro.

Eravamo costretti metaforicamente a questo, a viverci troppo intensamente per poter rimediare alla mancanza, a tutte le volte in cui una stupida immagine sul computer non compensava un solo bacio di sfuggita, e allora in quei momenti mettevamo tutti noi stessi.

Era la nostra maledizione, ma noi trovavamo il modo di combatterla.

Hamilton e Tomlinson, maledetti, ecco come potevano essere definiti, uniti e separati al tempo stesso.

Le ore passarono, e prigionieri del tepore e della pace del piumone, si sentirono finalmente sazi l’uno dell’altro.

Charlotte, finalmente tranquilla, baciò il ragazzo, per poi crollare addormentata tra le sue braccia.

Take me awayOù les histoires vivent. Découvrez maintenant