Take me away

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Era una di quelle giornate che Charlotte definiva perfette.

Dopo una lunga e calda estate il freddo tornava a sfiorare le guance chiare delle persone, che, a contatto con quel gelo assumevano un colorito vagamente rossastro, caratteristica che la mandava ai pazzi.

Il maglione a righe blu e bianche che portava, per quanto le desse un prurito bestiale, era uno dei suoi preferiti e poterlo indossare di nuovo, dopo mesi, era un vero e proprio piacere.

Quel giorno era perfetto, oltre che per il tempo, per la programmazione che Char gli aveva attribuito, nonostante in sé per sé dovessero essere le ore più brutte dell'anno, perché detto francamente chi è che non vede l'ora di tornare a scuola ?

Non di certo lei, che era stata capace di passare tutta l'estate sui libri, non perché avesse avuto problemi a scuola, ma per imparare alla perfezione l'inglese.

Di certo per trasferirsi da un piccolo paesino come Marken* ad una capitale come Londra, doveva conoscere almeno alla perfezione la lingua, come minimo, per concludere l'ultimo anno di studi, ma di certo non era per il traferimento che Charlotte sentiva crescere un groppone in gola, tanto meno per il primo giorno di scuola, ma per quella persona che, non la si poteva definire un fratello, neanche un cugino o un semplice amico..

A quella persona non vi si poteva accostare altro nome che il proprio, tipico della Francia, con non aveva nulla a che fare con il suo luogo di nascita, ne con la residenza.

Louis.

Al solo pensiero la ragazza sorrise, non perché ne fosse innamorata, o almeno se lo era neanche lei ne era a conoscenza, ma perché non lo vedeva da così tanto tempo, che fremeva al pensiero di rispecchiarsi di nuovo nei suoi occhi.

Una cosa assurda, ma desiderava così ardentemente perdersi nelle sue iridi, di un colore pressoché simile al suo, ma più tendente al verde, così impaziente non poteva far a meno di accelerare il passo.

Però ben presto i suoi "dolci" pensieri furono scossi dal comparire dei quattro numeretti, al cambio della canzone, sulla parte superiore dello schermo.

08:38

Per un attimo fu tentata di inchiodare in mezzo alle strisce pedonali e tirare giù tutti i santi, ma poi si richiamò mentalmente, dichiarando che non c'era tempo neanche per imprecare.

Fu così che la bionda -naturale- si ritrovò a correre a perdifiato per le strade londinesi e solo nel momento in cui varcò la soglia della facciata in marmo della scuola, si decise a rallentare il passo.

Si maledì per l'ennesima volta quella mattina, non perché fosse una di quelle persone così meticolose e puntigliose da non permettersi un ritardo, ma perché aveva promesso al suo "nuovo" compagno di banco di arrivare puntuale come un orologio svizzero, anche solo per darsi un buon giorno decente.

Dopo che ebbe percorso, di corsa, diversi corridoi intravide la segreteria, dove -ordinatamente- si fiondò.

<< Buongiorno! >> squittì, riprendendo sonoramente il fiato che le mancava ormai dall'uscita della metropolitana.

Una donna di colore e molto in carne alzò lo sguardo dal computer che teneva di fronte.

<< Se l'è presa con comodo anche il primo giorno eh Hamilton ? >> disse con tono grave la signora dietro la scrivania, riabbassando lo sguardo sullo schermo.

<< Brianne, ti prego dimmi dove devo andare, sono un ritardo madornale. >> sputò Charlotte reggendosi sulle proprie cosce esausta.

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