New York, Madison Square Garden, 'The world's most famous arena', stavo fissando quella scritta da almeno cinque minuti. Pensare che mi sarei esibita dove l'avevano fatto i Queen, Michael Jackson, Britney Spears, Elvis Presley, John Lennon e gli Oasis mi faceva venire la pelle d'oca e brividi in ogni parte del corpo, ma non ero spaventata, ero determinata a far vedere a chiunque che, non ero un pilastro della musica come loro, certo, non mi sarei mai permessa di far apparire questo pensiero neanche nell'anticamera del cervello. Ma il fatto che la tappa del tour fosse sold out, come lo era stata quella degli One direction, che anche loro si erano esibiti lì, mi gonfiò un po' il petto di orgoglio, era un traguardo, che mi diceva che anche io stavo facendo il mio, anche io, in qualche modo, ero arrivata nei cuori delle persone che mi ascoltavano e mi sostenevano.
«Ivy, ti rendi conto? Dentro queste mura c'è stato Harry Styles in persona, pure nella sua era da ragazzo più bello del pianeta! E ora ci siamo noi!» esclamò Freya elettrizzata, facendomi ridere «Ci pensi le persone che hanno lavorato qui, quando c'era lui, che l'hanno incontrato» continuai a fantasticare «Si, e voi avevate rispettivamente cinque e tre anni, mi sembra un po' vecchio, che dite?» si intromise Malachi, il tono scherzoso, ma una scintilla strana negli occhi «Perché, sei geloso, Mal?» chiese Freya, facendo scorrere lo sguardo tra me e lui ripetutamente. Malachi rise, quel sorriso che avrebbe fatto impazzire chiunque, ma non rispose, si allontanò per fare delle foto con Mk.
Non avremmo avuto lo spettacolo quel giorno, ma il giorno dopo, volevamo solo venire a vedere l'arena, e anche se tecnicamente non avremmo potuto avevano fatto un'eccezione solo per noi.
Avevamo il resto per pomeriggio e la sera liberi, e avevamo deciso che saremo andati a fare un giro tutti insieme, nonostante la giornata non promettesse bel tempo, ma non ci importava, non avremmo permesso che il nostro unico giorno libero a New York venisse rovinato da qualche goccia di pioggia.
Dopo alcune foto davanti alla famosa scritta, sia in gruppo che singoli uscimmo dall'arena, e ci ritrovammo in piena Manhattan «Andiamo a vedere Times Square vi prego» supplicai facendo ridere tutti, per loro forse, che all'America erano abituati, poteva sembrare una cosa normale, ma per me, che venivo da un paesino fatto di prati di lavanda e vecchi contadini era un sogno che diventava realtà «Oddio sisisi!» Freya mi appoggiò e finalmente riuscimmo ad avere il consenso di tutti, così ci dirigemmo verso la famosa piazza.
Quando arrivammo, il cuore mi balzò in gola dalla meraviglia, milioni di schermi, luci, immagini diverse riempivano l'aria, lasciandomi senza fiato. C'erano pubblicità di ogni tipo di marca, da Ralph Lauren a Chanel, da Pandora a Swarovski, poster di film o titoli di spettacoli che si sarebbero tenuti a Broadway. Qualche schermo dava dei trailer delle prossime uscite Netflix o Disney, e su uno, piccolo rispetto agli altri, ma ben in vista, c'erano le nostre facce, il poster del tour.
«Oh mio dio» sussurrai, ammaliata da ogni luce, Freya mi prese la mano, consapevole che stessimo provando la stessa meraviglia.
Proprio in quel momento, mentre ci addentravamo tra gli schermi e per le strade, iniziò a piovere, prima fu giusto qualche goccia, ma presto iniziò a cadere fitta, non troppo forte, ma quella pioggia che in un secondo ti bagna fino alle ossa. La folla iniziò a scemare, anche se non si dissolse del tutto, anche noi, ci rifugiammo davanti alla vetrina di un negozio, dove gli schermi superiori ci riparavano.
Guardai la pioggia scendere copiosa, bagnando le strade, le luci, ogni cosa, eppure lasciava quel fascino che mi faceva ribaltare lo stomaco, i colori degli schermi sul cielo grigio risaltavano ancora di più, tanto che sembrava di averli a un palmo di distanza, nitidi, presenti.
Guardai i miei amici, stavano parlando tra loro, come se avessero già trovato qualcosa da fare nonostante la pioggia, sentivo qualcosa sullo spettacolo di domani, su quanto fosse bella New York, sull'hotel in cui saremmo stati, ma non me ne curai, troppo concentrata sulla pioggia.
Quando mi venne in mente, non ci pensai due volte, mi lanciai un'occhiata intorno, nessuno si stava curando di me. Feci un passo, titubante, poi un altro, più sicuro, finché non corsi in mezzo alla piazza, sotto la pioggia.
«Ivy! Cosa fai? Ti ammali con niente!» sentii urlare Freya, ma non mi importava, rivolsi gli occhi al cielo, le gocce mi bagnarono il viso, inspirai profondamente, si, probabilmente mi sarei ammalata, magari un bel raffreddore o una tosse, che avrebbero rovinato temporaneamente la mia voce, avrei dovuto pensare allo spettacolo di domani, che era il più personale, il più importante. Ma non lo feci, pensai solo al qui e ora, alla pioggia che mi scorreva addosso, al senso di libertà che si impossessava del mio cuore.
Sentii i miei piedi sollevarsi da terra e due mani che in un primo momento mi strinsero i fianchi, poi mi lanciarono in aria, per poi riprendermi da dietro le cosce, con una presa più ferrea. Aprii le braccia, risi, mentre mi faceva girare dolcemente, come una principessa.
Mi mise giù con delicatezza, facendo attenzione a non toccare certe parti del mio corpo. Ci ritrovammo faccia a faccia, solo la pioggia a dividerci, occhi negli occhi, scoppiammo in una risata, una risata liberatoria, limpida, pura.
«Ivy, Malachi, tornate qua non fate i bambini, vi state bagnando completamente» ci urlò di nuovo Mk, ma con il sorriso sul viso, segno che si, nessun altro di loro si sarebbe bagnato con noi, ma forse, infondo, un po' invidiavano la nostra spensieratezza.
Io e Malachi ci guardammo, e non ci fu bisogno di parole, mi prese la mano e iniziammo a correre, non sapevamo per dove, assolutamente, ma la pioggia che bagnava i nostri corpi ci stava portando via di lì, dai nostri amici, solo io e lui, noi.
Malachi mi condusse come se conoscesse quelle vie a memoria, ma senza lasciarmi la mano un secondo, anzi, più correvamo, più mi stringeva, come se avesse avuto paura che potessi scivolare via da un momento all'altro. Mi fece vedere ogni edificio, ogni negozio, ogni angolo, e io lo ringraziai, perché li, sotto la pioggia che non accennava a diminuire, con la mia mano stretta nella sua, trovai la mia casa.
Ci fermammo, sul marciapiede di una strada gigantesca, piena di grattacieli che sembrano voler uscire dall'atmosfera, e persone vestite di tutto punto che probabilmente correvano a lavoro, che sicuramente non si sarebbero curate di noi.
«Vivi» mi sussurrò Malachi, lo guardai, i suoi occhi dolci erano puntati nei miei, i capelli bagnati gli ricadevano sulla fronte come se li avesse appena sistemati, la sua pelle era lucida dalla pioggia, ma il suo sorriso era più luminoso di ogni schermo a Times Square.
«Mal» lo richiamai, guardandolo a mia volta «Grazie» si avvicinò, corrucciai le sopracciglia «Per cosa?» rise, e la sua risata mi sembrò il suono della mia melodia preferita «Per questo, per la spensieratezza che mi hai regalato» gli sorrisi a mia volta «Non c'è di che, anche se domani non mi ringrazierai molto, visto che almeno io, sicuramente, prenderò un raffreddore di quelli belli» rise di nuovo, e stavolta mi unii anche io «Allora ti passerò ogni fazzoletto e ti dirò salute ogni cinque minuti» ridemmo ancora, un po' per niente, un po' per tutto.
«Vieni qua» mi tirò a se, in un abbraccio che sapeva di necessità, di vicinanza, di casa. Mi abbandonai alla sua stretta, il contrasto tra il calore del suo corpo e il freddo della sua maglietta mi fecero rabbrividire, ma non mi importava, mi sentii protetta, vista, ascoltata, anche se non avevo detto niente.
Quando ci staccammo rimanemmo a guardarci, i nostri occhi si cercavano come si cerca la luna in una notte senza stelle, incapaci di smettere. Istintivamente ci avvicinammo, i nostri respiri si mescolavano, riscaldando l'aria fredda tra noi, poi mi spostò una ciocca di capelli dal viso, sistemandoli dietro l'orecchio, ma senza smettere di guardarmi neanche per mezzo secondo.
«Sei bella da togliere il fiato, Ivory» sussurrò, e io rimasi lì, incapace di dire o fare qualsiasi cosa, con il cuore che mi voleva uscire dal petto.
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𝑰𝒇 𝒐𝒏𝒍𝒚 - 𝑴𝒂𝒍𝒂𝒄𝒉𝒊 𝑩𝒂𝒓𝒕𝒐𝒏
ФанфикшнIvy ha interpretato Nova in Zombies 4, e come lei, si è innamorata di due occhi color cioccolato e un sorriso dolce. Malachi era stato Victor, e come lui, si era innamorato di una chioma bionda e un paio di iridi color smeraldo. Il loro amore era...
