𝒇𝒊𝒇𝒕𝒆𝒆𝒏

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Malachi

Le prove di prima mattina rimanevano il mio trauma più grande, non ero un grande mattiniero, amavo la notte, la tranquillità delle stelle e la luce fioca della luna a illuminarmi i pensieri. La notte era il mio rifugio, il momento in cui mi ritrovavo da solo con me stesso, ma non c'erano paure, non c'erano ansie, solo il silenzio della notte che ascoltava il mio.

La mattina invece era un nuovo inizio, una nuova giornata, il sole tornava a far emergere ogni piccolo problema, ogni imperfezione, e io un po' odiavo essere imperfetto, avrei voluto essere sempre felice, sempre sorridente, sempre con la battuta pronta e la risata facile. Ma c'erano quelle volte in cui il mondo mi schiacciava, la pressione delle persone, avere sempre gli occhi addosso, con la costante paura di commettere un errore, perché l'opinione pubblica non dimentica e non perdona, basta un minimo capello fuori posto e ti ritrovi odiato da mezza America. In quei giorni, in cui mi sentivo troppo grande e troppo piccolo allo stesso momento, non riuscivo a non essere perso nei miei pensieri, ormai chi mi conosceva aveva imparato a leggermi. Il modo in cui camminavo silenziosamente, l'espressione perennemente concentrata, il corpo rigido e sempre in allerta, erano tutti segni di una mia giornata no.

Quel giorno sarebbe stata una di quelle giornate, in cui mi sembrava di portare il peso del mondo intero sulle mie spalle, se non ci fosse stata lei, Ivy, a cambiare completamente l'atmosfera. Scherzava con Mk; si facevano dispetti in continuazione, dalle più piccole cose come rubarsi del cibo a tavola fino a nascondere cose come il telefono o il microfono, si rincorrevano ovunque, accompagnati dal suono delle loro risate, che avrebbe fatto venir voglia di sorridere a chiunque. Adoravo come il sorriso di Ivy partisse dai suoi occhi, la sincerità della sua espressione era disarmante, sembrava una bambina in un negozio di giocattoli, i suoi occhi si illuminavano e il sorriso veniva di conseguenza, la sua risata cristallina e pura era un canto angelico, e il mio sorriso sorgeva spontaneo. Quel giorno era l'unica cosa che mi faceva rimanere con i piedi per terra, ero attratto da ogni cosa di lei, i suoi capelli morbidi, i suoi lineamenti dolci, i suoi occhi verdi in cui desideravo perdermi ancora e ancora, il suo sorriso luminoso e la sua voce soffice, che avrei potuto ascoltare per ore intere senza mai stancarmi.
Avevo ben chiare come fossero le cose tra noi, e faceva male comparare quello che eravamo stati a quello che eravamo, ma mi crogiolavo nella possibilità di starle vicino, di poterla guardare senza timore. Mi perdevo in ogni suo movimento, in ogni contatto tra di noi, ogni volta che la nostra pelle si sfiorava mi sentivo affogare in un mare di brividi.

Le ero grato per avermi trovato in un momento di difficoltà, ed essere riuscita a calmarmi, Ivy mi conosceva, sapeva quali erano i modi per farmi rilassare e cosa dire, sapeva tutto di me, perché la verità, che mi piacesse o meno, era che quando si parlava di lei non ero cambiato di una virgola, ero ancora, e completamente, perso di lei, in ogni modo possibile. E quella sera, quando l'avevo trovata così bella e così vera illuminata dalla luce della luna, non ero riuscito a tenermelo per me, mi era scivolato fuori dalle labbra senza che neanche volessi, l'avevo detto con una tranquillità che non sapevo da dove avevo tirato fuori, ma l'avevo fatto. Le avevo detto che era bella, e lo era davvero, era semplicemente mozzafiato nella sua semplicità.

«Mal, c'è Alessia, ti vuole salutare» proprio la sua voce mi distolse dai miei pensieri, mi alzai e mi misi dietro di lei, godendomi il profumo dolce che emanava, avrei voluto appoggiarmi alla sua spalla, stringerle i fianchi con le mie braccia, magari metterla anche a sedere sulle mie gambe e abbracciarla dolcemente, ma mi resi conto che queste azioni sarebbero potute rimanere solo nella mia testa.

«Ciao Romeo! Pensavi di sfuggire alle mie grinfie? Come va?» mi salutò Alessia usando quel nomignolo con cui mi aveva sempre chiamato, e che mi fece sorridere. Mi piaceva pensare alla nostra storia come a quella di Romeo e Giulietta, sapevo che in qualche modo io e Ivy ci saremmo ritrovati, forse non in questa vita, ma ero certo che il destino della mia anima fosse affianco alla sua.

𝑰𝒇 𝒐𝒏𝒍𝒚 - 𝑴𝒂𝒍𝒂𝒄𝒉𝒊 𝑩𝒂𝒓𝒕𝒐𝒏Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang