Prima che me ne potessi accorgere vidi il sole fare capolino da dietro le tende, riflettendo la sua luce ancora debole sul mio letto. Da un lato mi rallegrai, finalmente quella nottata infernale era finita, sarebbe ritornata la routine, prove, sound check, incontro con i fan e show. Era estenuante, ma rassicurante allo stesso tempo, non avrei avuto tempo per pensare, e questo era positivo.
Quando sentii suonare la sveglia mi alzai lentamente, più stanca della sera prima, non sapevo come avrei affrontato la giornata visto che non avevo chiuso occhio, ma sperai che questa finisse in fretta.
Mi vestii con la velocità di una lumaca, mi sentivo vuota, prosciugata, ma c'era ancora quel dolore costante, che non mi lasciava in pace nemmeno un secondo, in qualche modo però stava diventando quasi rassicurante, ogni volta che colpiva più forte, ogni volta che uno di quei mille coltelli mi si ficcava nel cuore un centimetro in più, mi sentivo viva, mi ricordava che ero qui, e provavo qualcosa. Non era una sensazione piacevole, ma c'era, era qualcosa che mi spaccava a metà e più passava il tempo più faceva male, ma mi faceva sentire nel presente, mi diceva che stavo vivendo.
Quando Malachi mi aveva lasciato, da un momento all'altro, mi aveva chiamato un giorno e mi aveva detto che non ce la faceva più, che eravamo troppo lontani, che non riusciva più a sopportare questa situazione. Ero entrata in un limbo, all'inizio ero completamente distrutta, ma poi, col passare delle settimane ero entrata in una fase in cui non riuscivo più a provare niente, gioia, dolore, felicità, tristezza, niente di niente. Ero incapace persino di alzarmi dal letto, avevo perso il conto di quante giornate sdraiata a guardare il soffitto avevo passato. Ma poi era arrivata Alessia, aveva deciso che non mi avrebbe lasciato a fare il vegetale per un giorno in più, sue esatte parole, e mi aveva preso di peso e buttato sotto la doccia. Mi aveva rimesso in una condizione decente per uscire e non mi aveva più lasciato. Per i mesi estivi si era praticamente trasferita da me, avevamo fatto ogni cosa, visto qualsiasi tipo di film, cantato canzoni su canzoni al pianoforte, io che mi impegnavo, Alessia che rovinava tutto con la sua voce stonata ma buffa, spesso faceva gesti teatrali e imitava una cantante d'opera, solo per farmi ridere. Ma era riuscita a farmi tornare il sorriso, e a farmi tornare a vivere.
Scesi per fare colazione, dove già trovai i miei amici, afferrai qualcosa da mangiare molto veloce e mi riempii due tazze di caffè, una la portai immediatamente alle labbra, l'altra la lasciai freddare sul tavolo davanti a me.
«Buongiorno Blondie» mi si avvicinò Mk «Buongiorno Mek» risposi senza forze, le mie tazze piene di liquido nero e la mia voce stanca mi tradirono, facendogli capire subito che nottata avevo passato «Non hai dormito Ivy» mi rimproverò, io sbuffai, ma mi appoggiai alla sua spalla, e lui mi abbracciò «Perché?» continuò, e in quel momento Freya si sedette davanti a me, salutandoci con allegria «Non sono riuscita ad addormentarmi» cercai di rimanere sul vago, ma a lui non bastò «E perché?» chiese ancora, mentre mi accarezzava il braccio «Avevo troppi pensieri» spiegai brevemente, ma ero sicura che i miei amici avessero capito tutto.
«Ivy, che ne dici se prossima volta ci facciamo dare una camera doppia? Sono sicura che non rimanere sola ti può aiutare» intervenne Freya, accarezzandomi una mano, annuii «Grazie, siete fondamentali» mi strinsi di più a Mk e presi la mano di Freya, non potevo neanche immaginare come avrei fatto senza di loro.
Mi sorrisero entrambi, poi Mk sciolse il nostro abbraccio e mi andrò a prendere una brioche con la nutella, perché sapeva che le adoravo. Freya iniziò con la sua solita parlantina per raccontarmi cosa si aspettava da quella giornata e da quello show, Los Angeles era una delle sue città preferite voleva dare tutto, di solito dava il cento per cento ma stasera avrebbe dato il mille, e anche io avrei dovuto.
Quel giorno non mi fermai a parlare con molte persone, volevo cantare e ballare, riuscire a buttar fuori la tempesta che ruggiva dentro di me. «Ivy, cosa ci canti in più?» mi chiese Ivan e la prima canzone che mi venne in mente rappresentava quel periodo in cui non riuscivo a provare niente «'Touch'» risposi con fermezza, avevo bisogno di cantarla, di esprimere la mia paura di tornare in quella situazione, di vedere le cose dal fuori, ma come se dentro di me non ci fosse niente, solo vuoto.
La mia voce suonava delicata, in un'armonia complessa di parole e sentimenti, che finalmente uscivano, c'erano, li sentivo sotto pelle, ogni parola di quella canzone risvegliava ricordi che pur rappresentando uno dei peggiori periodi della mia vita, avevo bisogno di ricordare, per non caderci più, per dirmi costantemente che le emozioni c'erano. Quando avevo lui intorno, mi faceva male al cuore sapere che il nostro rapporto era legato solo da un'amicizia, ma mi aggrappavo a quel sentimento come se fosse l'ultima cosa che mi era rimasta al mondo.
«Ivy!» mi sentii chiamare quando scesi dal palco, ancora immersa nel mio turbinio di pensieri. Mi girai, ed eccoli lì, la famiglia Barton al completo, Felicia stava venendo verso di me a passo spedito con il suo solito sorriso dolce, Loren cercava di seguirla ma non riusciva a starle dietro, e Malachi stava correndo per raggiungerla «Mamma ti prego, non darle fastidio» mi sembrò di sentirgli dire, ma lei lo ignorò completamente e mi raggiunse.
«Da quant'è che non ti vedo tesoro, sei diventata ancora più bella» arrossii e la ringraziai, lei mi abbracciò, i suoi abbracci sapevano di casa, di amore, di mamma «Ciao Felicia» risposi sorridente, mentre la componente maschile della famiglia ci raggiungeva «Ivy, ciao» mi salutò Loren, Felicia mi lasciò abbracciare anche lui, ma tempo di pochi secondi che mi prese a braccetto e mi portò lontano dagli altri due.
«Raccontami come va, tesoro, ti vedo un po' provata» mi disse dolcemente, aveva proprio lo sguardo da mamma, e riusciva a vedere tutto «Sono solo un po' stanca» spiegai sorridendo, era stata come una madre anche per me. Quando io e Malachi stavamo insieme avevamo stretto un rapporto di confidenza, le raccontavo cosa succedeva in Italia, come era andata la scuola e quei mesi che avevo perso, cosa mi facevano fare a lezione di canto e di piano, e lei mi dava dei consigli su come affrontare le situazioni, come riscaldare meglio la voce, per qualsiasi cosa, lei c'era sempre stata. Quando c'eravamo lasciati lei mi aveva scritto quasi tutti i giorni, chiedendomi come stessi, che cosa facevo, come andavano le cose, io avevo sempre cercato di risponderle con cortesia, e le ero grata per il suo pensiero, ma non le avevo detto la verità. Le avevo detto che all'inizio stavo male, ma che poi mi ero ripresa e stavo guarendo dai tagli che mi aveva lasciato suo figlio. Non era vero. Non lo era per niente, mentre le dicevo che stavo meglio, ero nel letto a fissare il soffitto, quando le avevo detto che stavo andando avanti, non sentivo la minima emozione.
«Malachi ti tratta bene? Se fa un passo sbagliato vienimelo a dire che lo gonfio» alzò la mano in segno di botte verso il figlio, che la guardò da lontano e spalancò gli occhi. Io scoppiai in una risata «Non preoccuparti Felicia, siamo amici» cercai di sorriderle, ma il mio cuore si strinse sotto il peso di un'altra bugia, poi ripensai che, effettivamente, non era una bugia, era come stavano le cose, se poi infondo infondo, non volevo che fosse così, era un'altro paio di maniche.
Mi riportò davanti a Malachi e Loren, che nel frattempo si erano messi a parlare tra di loro, Malachi gli stava spiegando come funzionava il palco e le coreografie.
«Ivy, domani devi assolutamente passare a pranzo da noi, almeno possiamo parlare con più tranquillità, immagino che dobbiate correre per sistemarvi» chiese ancora Felicia, il cuore mi perse un battito, tornare in quella casa? Con lui?
Ci fu un momento di silenzio, poi Loren la appoggiò e io non potei rifiutare, sarebbe stata una lunga giornata anche quella di domani.
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𝑰𝒇 𝒐𝒏𝒍𝒚 - 𝑴𝒂𝒍𝒂𝒄𝒉𝒊 𝑩𝒂𝒓𝒕𝒐𝒏
FanfictionIvy ha interpretato Nova in Zombies 4, e come lei, si è innamorata di due occhi color cioccolato e un sorriso dolce. Malachi era stato Victor, e come lui, si era innamorato di una chioma bionda e un paio di iridi color smeraldo. Il loro amore era...
𝒔𝒆𝒗𝒆𝒏𝒕𝒆𝒆𝒏
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