Capitolo 2

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Due guardie stanno scortando me e Clove fino al palazzo della giustizia, un edificio molto antico, ma allora stesso tempo molto accogliente.
Ci sediamo su uno dei divanetti in pelle che si trovano nella sala principale del palazzo, poi, dopo una decina di minuti, veniamo portati in due stanze diverse, per incontrare i nostri familiari.
-Tranquillo, andrà tutto bene, pensa che questo non è nemmeno un sedicesimo di tutto quello che dovremmo sopportare.-, mi sussurra Clove, notando la mia aria tesa.
-Così non mi rassicuri.-, la schernisco ridacchiando; lei, per tutta risposta, mi lancia un sorrisetto sghembo, per poi sparire nella stanza.
Scuoto la testa, non posso permettere a una ragazza di mandarmi così tanto in confusione, non ora che c'è in ballo la mia vita.
Ma a pensarci bene la mia vita la sto rischiando solo per lei, mi sento così stupido all'idea, ma allo stesso tempo mi sento come se stessi facendo, per la prima volta in vita mia, la cosa giusta.
Una voce interrompe bruscamente il mio flusso di pensieri, è una guardia che mi intima di entrare nella stanza.
Seguo i suoi ordini ed inizio a girare senza sosta per quello che dovrebbe essere un piccolo ufficio.
Pochi minuti dopo qualcuno bussa alla porta; la apro con cautela e davanti mi ritrovo Connor, mio fratello minore.
Tiene la testa china, e noto che ha qualcosa tra le mani; mi abbasso per arrivare alla sua altezza e gli alzo il volto: sta piangendo; potrei sopportare di tutto ma non che mio fratello pianga per me.
-Ei piccolo campione, che c'è che non va?-, chiedo con voce tremolante.
-Tornerai, vero?-, mi domanda tentando di asciugarsi le lacrime.
Una parte di me è tentata a mentirgli, per non farlo soffrire.
-Tornerò, tornerò.-, rispondo alla fine, con una voce tradita dallo spavento che non convince nemmeno me stesso.
-Quando?-, s'illumina lui, saltandomi al collo e abbracciandomi. Ci ha creduto, beata innocenza.
-Presto Con, molto presto.-, ora è felice, l'importante è questo. Vedo che rigira il pacchetto che ha tra le mani.
-Cosa c'è lì dentro?-, gli chiedo incuriosito.
-Un regalo per te.-, mormora lui imbarazzato. Sorrido e gli scompiglio i capelli, e lui fa lo stesso con me.
-Adesso devo andare, mi mancherà vederti fratellone; ma tu ricordati che devi vincere anche per me.-, mi dice aprendo la porta e uscendo da essa; qualche secondo dopo torna indietro, mi consegna il pacchetto che si era scordato di darmi e se ne riesce in tutta fretta.
"Probabilmente mamma lo starà aspettando, ecco perché va così di fretta.", mormorò tra me e me.
Mi chiedo anche perché i miei genitori non mi siano venuti a salutare, ma la risposta è più che ovvia, mi sono firmato da solo la mia condanna a morte, mica cose da niente.
Dopo qualche minuto, entra per salutarmi la famiglia del ragazzo che ho salvato offrendomi come tributo;
mi ha fatto molto piacere questa visita da parte di estranei, mi è servita a incutermi un po' di coraggio, e a sapere che ci sono persone che mi sosterranno durante gli Hunger Games, è sempre conveniente avere il pubblico dalla propria parte.
Loro invece sono rimasti stupiti dal fatto che io indossi il loro portafortuna.
-Lo terrò con me per tutti i giochi, speriamo che di fortuna me ne porti davvero.-, gli dico sorridendo.
Loro mi ringraziano nuovamente e alla fine si congedano.
Dopo di che una guardia mi annuncia che non ho più visite e che è ora di andare. Me lo aspettavo, sinceramente, alla gente del mio distretto non piaccio, e già aver avuto due visite mi ha fatto un grande piacere.
Incrocio Clove nel corridoio e torniamo a sederci sui divanetti in attesa delle guardie.
-Come è andata?-, mi chiede d'un tratto.
-Domanda di riserva?-, domando, lei ridacchia.
-Dai rispondimi.-, insiste.
-Beh è venuto il mio fratellino, e poi la famiglia del ragazzo che era stato pescato alla mietitura.-, rispondo, tentando di svagare.
-A proposito, perché ti sei offerto come tributo?-, mi domanda, scrutandomi con i suoi grandi occhi verdi smeraldo. In questo momento sono davvero sotto pressione, devo riuscire a inventarmi qualcosa.
-Mh boh, il ragazzino mi sembrava così piccolo, indifeso, e boh ho voluto aiutarlo-, okay, la peggior cazzata di sempre.
-Ohw, Cato cuore d'oro.-, mi punzecchia lei, per tutta risposta le tiro un pugno sulla spalla e lei sbuffa.
-Ora racconta, a te come è andato l'incontro?-, le domando.
-Non è andato.-, risponde semplicemente, alzando le spalle.
-Cosa significa?-, chiedo dubbioso.
-Non è venuto nessuno.-, mormora, accentuando l'ultima parola. Sembra triste, quindi decido di non toccare nuovamente l'argomento.
-Sai dove ci porteranno ora?-, chiedo, tanto per cambiare discorso.
-A Capitol City, idiota.-, mi schernisce lei. Ma certo Cato, dove diamine vuoi che ti portino, su Marte? Okay, ormai è constatato, sono il peggior cretino esistente sulla faccia di questo pianeta.
-A me non piace Capitol City, la gente è strana, mamma mi diceva sempre che, pur appartenendo a un distretto ricco, io non mi sarei mai dovuta mischiare con la gente di Capitol.-, aggiunge lei, fissando il vuoto, vorrei tanto sapere a che cosa pensa mentre fa questi contorti discorsi.
-A me invece Capitol piace, mi attira la frenesia, il caos, e poi la gente non è strana, è particolare.-, le dico, lei mi guarda contrariata.
-No no, sono proprio strani.-, insiste, e io non posso fare a meno che darle ragione.
In quel momento entrano le guardie, e ci conducono fuori dal palazzo, dirigendosi verso la nostra prossima meta: il treno che ci avrebbe condotto a Capitol City.

Spazio autrice
Ei, cosa ne pensate della storia?
Lo so, questi primi capitoli sono un po' noiosi, ma quando entreremo nel vivo degli Hunger Games (tra poco, molto poco) le cose cambieranno.
(Post scriptum: Dite che i capitoli sono troppo brevi o vanno bene così?
Post scriptum del post scriptum: Rispondete nei commenti, grazie ^^
Post scriptum del post scriptum del post scriptum: amo i post scriptum.
Okay la smetto, ciao a tutti e che la (s)fortuna possa essere sempre a vostro favore.)

Gli Hunger Games di CatoWhere stories live. Discover now