18.Una svolta?

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~Allison~
Izzy mi aveva portata nella mia stanza dicendomi che sarebbe stato meglio farmi riposare prima di capire esattamente cosa fosse successo. E mi intimó di non uscire per nessun motivo della stanza perché sarebbe venuto qualcuno a controllarmi.
"Controllarmi". Mi facevano sentire una cavia da laboratorio. Mi appisolai per un paio di ore e mi risvegliai sempre lì nella stessa posizione di prima. Niente sogni, niente movimenti. Strano.
Stavo sdraiata sul letto con gli occhi chiusi sforzandomi di fare dei respiri profondi. Tirai due pugni al materasso e mi alzai ringhiando. Mi tirai i capelli e  tirai dei calci o letto e dei pugni al muro.
-Lascia stare questa povera stanza, non ti ha fatto niente di male.
Mi voltai verso la voce che aveva parlato già pronta a fare una scenata.
Mi girai e trovai i volti preoccupati di Percy e Jace che mi scrutavano come a cercare un qualche segno di aggressività o di stranezza.
-Se volete bisezionarmi dopo aver finito l'osservazione esterna prego, accomodatevi.
Dissi con sarcasmo allargando le braccia.
-Non vi basta che io mi stia trasformando in chissà cosa, lo sento, sento la magia contenuta in... In questi... In questi cosi! Non fate finta di niente. Non vi basta questo! Dovete pure trattarmi come un extraterrestre. Io non ce la faccio più! Per tutta la vita ho desiderato diventare come uno dei personaggi dei miei libri, ma ora... Ora che tutto mi si sta rivoltando contro... Rivoglio la mia vita.
Iniziai a singhiozzare davanti al volto impassibile del Nephilim è quello pieno di compassione del semidio. Sembravo una bambina lagnosa, ma non me ne importava niente. Singhiozzavo rumorosamente e cascai in ginocchio stringendomi la testa fra le mani e scuotendola leggermente.
-Rivoglio la mia vita... La mia famiglia... Le mie amiche.
Percy mi si inginocchiò accanto e mi strinse a se.
-Ti capisco, ma tutto...
Lo spinsi via.
-Non osare dirmi che tutto andrà bene! Nessuno sa cosa potrebbe succedere da questo momento okay? Non cercare di rassicurarmi. Ho visto le vostre espressioni dopo quello che è successo. Ho visto le espressioni dei Nephilim, loro che conoscono la magia. Ed erano spaventati; ciò può voler dire due cose: uno - dissi alzando l'indice- che questa magia è oscura e pericolosa; o due - alzai il medio- che neanche loro la conoscono.
Mi alzai dal pavimento e mi asciugai le lacrime. Avevano una densità strana e un color indaco.  Deglutii lentamente. Il nodo che avevo la gola rimase lì. Guardai Jace che non aveva smesso di fissarmi neanche per un momento.
-Beh cos'hai da guardare...? Fammi indovinare... - Risi sarcastica con voce roca - è la seconda opzione?! La più brutta. Perché se conosceste questa magia sapreste cosa fare, invece così no, non ne avete idea. Sarebbe meglio uccidermi a questo punto. Ah è una domanda, le lacrime non dovrebbero essere trasparenti?
Feci un ghigno e mi sedetti sul letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani.
-Mi sta esplodendo il cervello.
Percy s'ingonocchió di fronte a me e mi guardó negli occhi con uno sguardo che non nascondeva tenerezza.
-Allison per favore... Non lasciarti prendere dal panico okay? Ne abbiamo superate tante, noi semidei e credo anche tu. Ora sei una di noi, e una di loro - Percy fece un segno a Jace che era ancora appoggiato allo stipite della porta, impassibile- quindi hai una forza incredibile li dentro - mi appoggió l'indice all'altezza del cuore- okay? Quindi ora forza e coraggio! Non abbatterti!
-Sei troppo ottimista semidio.
La voce di Jace era estremamente tagliente. Quel poco di umore che Percy era riuscito a risollevare crollò ancora più in basso di prima.
-Vuoi dire che morirò?
Dovetti trattenere le lacrime e farmi forza per non apparire più debole di quello che ero già. Quegli occhi dorati non facevano trapelare nessuna emozione e questo mi spaventava e attirava in un modo strano quasi perverso. Non che mi stessi innamorando di lui, era una mera attrazione fisica che mi confondeva le idee, un po' come quella per Percy. Ma quella per quest'ultimo era qualcosa di più dolce e meno grezza. Scrutai quel volto impassibile senza, però, riuscire a soffermarmi su gli occhi più di un secondo o due alla volta. Mi sentivo come svuotata quando mi guardava. Come se mi potesse leggere dentro. Quella sensazione era molto simile a quella che avevo provato per il ragazzo che aveva quasi ucciso mio padre. Simile era anche quell'alltrazione mista alla repulsione che provavo. Ma se per Jace era un conto, per quello là non andava bene. Scossi la testa per ritornare alla realtà e notai che i due ragazzi mi fissavano un po' preoccupati.
-Che c'è?
Cercai di dirlo con un tono minaccioso, ma tutto quello che mi uscii fu un misto fra un singhiozzo e un rantolo. Percy non disse nulla invece Jace decise di illuminarmi.
-Guardati allo specchio.
-Vorrei evitare di vedere quello che sono diventata.
-Guardati e taci.
Mi alzai con malavoglia e mi affrettai verso il bagno. Alzai lo sguardo nello specchio. Vidi il mio occhio normale circondato da occhiaie e con uno sguardo preoccupato e l'altro, con la pupilla allungata e quel colore non naturale, con troppe sfumature di blu per essere normale; guardai i polsi e vidi che il nero delle rune si stava allargando verso il percorso delle mie vene del polso. Seguii con le dita il percorso del rampicante nero che mi si era formato sul collo. Sarebbe stato un bel tatuaggio se non avesse pulsato di magia nera in quel modo. Non sapevo niente di magia, ma il mio corpo lo sentiva, sentiva che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in quel disegno. Alzai lo sguardo verso lo specchio e vidi qualcosa che la sera prima non avevo notato. La radice dei miei capelli biondi si stava scurendo. Per tre centimetri e mezzo a partire dalla cute erano più scuri. Come uno shatush fatto troppo in alto, ma più inquietante. Tornai in camera con il fiato corto. Guardai i ragazzi interrogativa.
-Mentre te ne stavi lì a scervellarti hanno preso a scurirsi.
Jace aveva il tono piatto. Questa cosa mi fece infuriare. Sentii dentro di me tutta la rabbia che avevo covato fino a quel momento per tutto quello che mi era capitato e anche altra. ira che non sapevo da dove provenisse, ma l'accettai con piacere mente mi scagliai contro il petto dello shadowhunter. Sentii la testa bruciare, come per avvisarmi che tutta quella rabbia mi stesse facendo cambiare ancora di più. Ma ignorai il dolore. In quel momento l'unica cosa che mi importava era togliere quella faccia priva di qualsiasi emozione dal quel ragazzo. Lo afferrai per il bavero e iniziai a sucorerlo.
-Ma sei unano? DAMMI UN CAZZO DI SEGNO CHE SEI PREOCCUPATO PER TUTTO QUESTO!
Gli tirai un pugno sul petto seguito da altri sempre più veloci e sempre più forti. Lui non reagiva, incassava i colpi come se fossero carezze. E forse con quei pettorali i miei colpi gli apparivano leggeri come esse. Ad ogni colpa sentivo la vena del collo e i segni dei polsi pulsare più forse insieme all'aumento del bruciore in testa. Dopo una decina di minuti di sfogo iniziai a vedere tutto nero e cascai a terra.
L'ultima cosa che vidi furono gli occhi di Jace impassibili, che mi lasciavano cadere a terra.
~
Semidei contro shadowhunters. Una carneficina firmata da spade e magia. Un ragazzo. Sfigurato.
si aggirava indenne tra di loro con un ghigno feroce sul volto. Sporonava i guerrieri alla battaglia. E rideva. Rideva di una risata vera, con sentimento, come se quell'orrore fosse una gioia per i suoi occhi. Camminava verso di me. Io urlavo e cercai di fermare tutto quello, ma dalla mia bocca non usciva neanche un suono. Il ragazzo arrivó a da me. In quel momento non aveva più la cicatrice in volto, ed era vestito come un ragazzo normale. Aveva una somiglianza sorprendete con Nico, ma quei linearmente che aveva preso dal padre solo come pochi semidei sono fortunati, o sfortunati, ad avere. Doveva essere un figlio di Ade. Era bello. Davvero molto bello. Lo guardai bene e sentii dentro di me qualcosa sciogliersi è un vuoto allo stomaco assalirmi. Si spostò i capelli con un gesto veloce della testa. Indossava una felpa bordeau sopra una maglietta aderente nera che ne esaltava i muscoli tonici e dei jeans neri aderenti accompagnati da delle vans in tinta con la felpa. Sembrava del tutto normale, ma emanava un'auta magica. Mi guardó con volto sofferente è una parte di me sentì di conoscerlo e di chiedergli cosa non andasse. Una parte di me mi diceva che non era cattivo. Quella parte di me era attratta da lui. Egli mi guardó di nuovo e questa volta si avvicinó lentamente fino a poggiare le labbra sulle mie.
~
-Allison! Per l'amor del cielo! Svegliati!
Tossii fortemente. E mi rialzai a sedere. Aprii gli occhi e vidi tutto il gruppo riunito davanti a me. Jace era ancora appoggiato sullo stipite che mi guardava freddo. Ero sul letto.
Devono avermi spostata.
Mi massaggiai la testa lievemente dove avevo preso la botta e guardai negli occhi tutti, uno ad uno.
-Dobbiamo parlare.

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