Quinto giorno.

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"Buongiorno"
Una puzza schifosa mi invade le narici. Sembra quell'odore che resta in una stanza dopo che ci hai dormito, l'odore da sonno, lo chiamo io.
"Hai un alito osceno"
"Eh mi dispiace, mi sono appena svegliato"
Non apro gli occhi, non ne ho voglia. Semplicemente allungo una mano e la appoggio sopra la testa di questo tipo che mi ha svegliata in modo decisamente brusco. I capelli sono morbidi, arruffati, lunghi. Sai che indizio. Tutti in questa casa abbiamo i capelli morbidi, arruffati e lunghi.
"Chi sei?"
"Sono il neo ventiduenne"
Mi giro su un fianco, trovandomi faccia a faccia con lo schienale del divano. Sprofondo il viso nel cuscino.
"Mi sento vecchia"
"Eddai, quanti anni puoi avere?"
"Vergognati, Duff, non si chiede"
"Scusa, mi è scappato"



Silenzio. Jeanette è ancora immersa nel cuscino, a pensare alla sua vecchiaia. Avrà ventiquattro anni al massimo.



"Ne ho quasi ventisei, comunque"



Ho sbagliato. Avvicino il mio viso al suo, le lascio un piccolo bacio sulla guancia.
"Non è che posso rapirti per un po'?"
Lei si gira, mi guarda.
"È il tuo compleanno. Puoi fare tutto quello che vuoi"



Mi lavo il viso velocemente, mi passo la spazzola tra i capelli e sono pronta per uscire.
"Dov'è che andiamo?"
"Vedrai"


Arriviamo a piedi a una spiaggetta lì vicino. Ci togliamo le scarpe e ci dirigiamo verso l'acqua chiara.
"Com'è essere una groupie?"
Guardo Duff. Così, di mattina, con i piedi a mollo nell'oceano gelato mi vieni a chiedere com'è essere una groupie?
"Cioè... non so niente di te, se ci penso. Conviviamo da quasi una settimana e so solo che Steven Tyler ti ha lasciata per strada e tu sei venuta qui"
Guarda davanti a sè. Il vento che arriva dal mare gli fa svolazzare i capelli indomati. Quanto sei bello, ragazzo. Mi piego sulle ginocchia, guardo anch'io nella stessa direzione.
"Fa schifo. Sei un oggetto in mano a un gruppo di drogati"
Si gira, mi fissa.
"E perché l'hai fatto?"
"Non l'ho deciso io. A quindici anni io e un ragazzo siamo scappati dal collegio insieme. È stato divertente, per qualche anno"
Sorrido amara. Altrochè, se è stato divertente. Feste ogni sera, sbronze varie, gente che conoscevamo in giro che ci ospitavano perché eravamo simpatici. Era bello. Eravamo piccoli, convinti che tutto il mondo fosse a nostra disposizione. Che ogni porta fosse aperta per noi e che la gente non fosse cattiva. Infatti non è la gente, quella di cui devi aver paura. Sono le persone di cui ti fidi di più, che ti accoltellano alle spalle.
"E poi?"
"E poi niente, non avevamo soldi e ce ne servivano urgentemente. Abbiamo cercato lavori in lungo e in largo, poi una sera siamo arrivati a Los Angeles. La città dei sogni. E abbiamo scoperto che le partitelle a poker fruttavano bene. Ci siamo mantenuti così per un paio di mesi"
Avevo 19 anni. Avevo già buttato quattro anni della mia vita a puttane, inseguendo quello scemo di ragazzo. Quattro anni convinta di saper vivere. E invece mi stavo scavando la fossa da sola.
"Solo che un giorno i soldi erano finiti. E al poker devi sempre puntare qualcosa. Quel deficiente puntò me. E Joe Perry aveva una mano fortunata"
"E per cinque anni sei andata dietro agli Aerosmith?"
"Non funziona proprio così. Te l'ho detto, sei un oggetto. Una sera sei con un gruppo e la sera dopo ti prestano a qualcun altro, per poi rivolerti qualche settimana dopo. E poi ricomincia tutto da capo, è una merda"
Apriamo una sdraio e ci sediamo lì. Fa freddo; il vento si sta facendo più forte. Mi avvicino a lui, mi avvolge un braccio attorno alle spalle, mi stringe forte.
"Di solito le groupie sembrano tutte allegre"
"Sei allegra perché scopi col più figo del gruppo. O perché sei talmente ubriaca che non ti accorgi di quello che ti stanno facendo"
"Vedendoti, non avrei mai detto che sei una di loro"
"Lo prendo come un complimento"
Guardo Duff, e mi accorgo che lui mi sta fissando già da un bel pezzo. Mi perdo dentro a quegli occhi, vorrei restarci per sempre. Ho il suo braccio ancora intorno a me, che mi tiene, quasi come non volesse lasciarmi scappare. Siamo seduti così, su una cazzo di sdraio su una spiaggia deserta. In fondo, a chi verrebbe in mente di andare in spiaggia a febbraio? Di mattina, poi. Eppure è bellissimo. Il profumo del mare che fa a pugni con quello di Duff. Il vento che si intromette tra i nostri visi, sempre più vicini. Le sue labbra rosee schiuse, i miei occhi che non si staccano dai suoi.

Febbraio ha ventotto giorni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora