Capitolo 8

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Mi risveglio di colpo dal sogno, spalancando gli occhi e tirandomi a sedere sul letto.

Era un ricordo, quello? Era reale?
Non saprei dirlo.

Comunque adesso non ho tempo per pensarci. Mi guardo intorno, il respiro ancora affaticato: sono di nuovo . Nella mia stanza. Nella casa delle bambole.

Una fitta dolorosa mi attraversa il petto.

Perchè mi ha riportato qui?

So che è assurdo, ma io avrei voluto risvegliarmi con lui accanto, nel suo letto, immersa nel suo odore. Avrei voluto aprire gli occhi e rimanere abbracciata al suo corpo forte, al sicuro tra le sue braccia possenti e calde.

Avrei voluto guardare i suoi occhi neri come il carbone per ore, cercando di leggervi dentro, per scoprire quali demoni nascondono quelle pozze così scure e tormentate. Avrei voluto parlargli, accarezzarlo, e poi fare di nuovo l'amore con lui.

Ma niente di tutto questo è normale. Neanche ciò a cui sto pensando ora. Lui è il mio rapitore, e mi ha fatto del male...e dovrei odiarlo. Ma invece io....

Scuoto la testa e scaccio quei pensieri.

Guardo giù: indosso una camicia da uomo nera, che mi arriva fino a metà coscia. La odoro, portandomi il tessuto sotto il naso e chiudendo gli occhi. Menta. Menta e...Damon.
Ha il suo profumo, quindi appartiene decisamente a lui.

Mi alzo e vado verso la scrivania, poi mi chino e apro l'unico cassetto. Tiro fuori il laptop e sedendomi sulla sedia lo appoggio al tavolo e lo apro.
Lo schermo è nero. Premo più volte quei pochi tastini che ci sono, ma non accade nulla. Lui non mi vuole vedere.

Sbuffo e richiudo il computer rumorosamente, sbattendolo. Credo di aver capito perfettamente le sue intenzioni. E ho deciso che gli farò vedere che sono in grado di capire la sua mente contorta e il suo cuore malato...

Mi alzo dalla sedia e mi metto al centro della stanza, fissando lo sguardo nell'obbiettivo di una telecamera.

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Apro l'armadio e indosso la giacca di pelle, cercando di ignorare la chiamata di Eveline. Inspiro bruscamente e lancio il laptop nel cassetto della scrivania del mio ufficio, sperando che smetta di suonare.

Non perchè non voglio vederla, ma perchè ho paura di cedere alla tentazione e guardare il suo bellissimo viso angelico. E di conseguenza mi alzerei e andrei a prenderla immediatamente, finendo per sbatterla ancora, ancora e ancora nel mio letto.

Il ricordo del suo splendido corpo nudo sotto di me mi fa eccitare come un matto. E quando l'ho tagliata, sull'addome....quell'espressione magnifica di dolore sul suo viso, il modo in cui ha sibilato quando le ho premuto il pollice sulla ferita. Quella piccola goccia rossa scintillante che contrastava con la sua giovane pelle pallida, Cristo.... mi ha fatto impazzire.

Non mi era mai successo.
Voglio dire, ho scopato con tante donne, modelle, ballerine....ma nessuna mi ha mai fatto provare tutte queste emozioni.

Sono sensazioni così....umane. Mi spaventano.
Per questo l'ho riportata al suo posto, dove avrebbe dovuto stare fin dall'inizio per il resto dei suoi giorni. Anche se nel farlo ho provato una fitta di dolore così forte e lancinante al petto, proprio sopra il cuore, che ancora non so spiegarmi.

Così non va bene.
Cuore? Da quando uso quella parola riferendomi a me stesso? Io sono senza cuore. Non lo possiedo più da molto tempo, perchè lo hanno distrutto, insieme ad ogni emozione più vicina all'umanità che avevo.

Mi volto e mi guardo allo specchio, passandomi una mano tra i capelli. Quasi sobbalzo quando sento la sua voce rimbombare nel mio ufficio.

"Sei proprio un bugiardo, lo sai? So cosa stai facendo. Mi stai tenendo a distanza, perchè inizi a provare qualcosa. E sei spaventato, anzi terrorizzato da me, perchè sai che io posso risvegliarti dal sonno freddo e oscuro in cui siete immersi tu e il tuo stupido cuore."

Spalanco gli occhi e mi giro verso lo schermo della telecamera, vedendola in piedi, il viso alzato verso di me.

"Io posso leggerti dentro, Damon. Io ti ho capito. Non avrò ancora scoperto perchè mi hai rapita e perchè mi hai fatto del male. Ma so che cosa provi per me. E io posso-"

"No!" Urlo, con gli occhi sbarrati.
Ringhio e scaglio un pugno contro la televisione piatta, spaccando il vetro dello schermo e interrompendo il contatto con lei.

Tiro indietro la mano, sibilando per il dolore.

Poi mi appoggio alla scrivania, cercando di calmarmi. Cazzo. Quella puttana riesce a leggermi dentro come se fossi un libro aperto. La odio.

Appena tornerò dal lavoro, sistemerò questa situazione di merda.

Senza Cuore - L'inganno -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora