23 - Stop trying to always control everything. You have to let you go...

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Quando mi giro però trovo una persona che mi guarda appoggiata allo stipite della porta e dalla mia bocca fuoriesce un gemito spaventato.
Damon.
Damon si trova lì, con solo un asciugamano avvolto intorno alla vita e con le braccia conserte. Mi guarda incantato e ciò mi fa salire un leggero calore sulle mie guance.
Sono sicura di essere tutta rossa, che cazzo.

Deve togliersi questo vizio di spaventarmi sempre, anche al compleanno di Blair è accaduto, quando stavo lavando i piatti in cucina.
«Jessica», dice in modo di saluto. «Bisogno di una mano?» Mi guarda con i suoi occhi verdi smeraldo da fare invidia a tutti i ragazzi presenti sulla faccia della terra.

Corrugo le sopracciglia e passo lo sguardo da lui alla cesta vuota che ho tra le mani, «No, ho finito già», la mia voce esce in un sussurro, mentre mi perdo a guardare i suoi pettorali lucidi per via della doccia appena fatta.

Ingoio un groppo di saliva sentendo improvvisamente la gola secca e alzo lo sguardo sul suo volto dove si è fatto largo quel solito ghigno.
Sono stata colta in fragrante.
Che figuraccia.

Vorrei uscire da questa stanza e scappare da questa situazione ma l'enorme corporatura di Damon occupa tutto lo spazio della porta, impedendomi di uscire.
Mi sento chiusa in una gabbia e ho bisogno di aria.
«Capisco», annuisce per convincere se stesso che il suo aiuto non mi serve e finalmente, sicuro qualche santo avrà sentito le mie preghiere, si sposta di lato lasciandomi passare.

Sorrido imbarazzata. «Grazie.»

Quando ormai gli do le spalle e sto per uscire dalla sua stanza, la sua voce rauca e graffiata mi blocca. «Aspetta», mormora.

Mi giro nella sua direzione e lo guardo inclinando la testa. Si è avvicinato a me di qualche passo, ci separano solamente trenta centimetri circa e ciò mi manda lo stomaco in subbuglio.

Gioca con la lingua nell' incavo della sua guancia e capisco che vuole dirmi qualcosa ma è bloccato sempre da qualcosa.
Cosa nascondi Damon?

Assottiglio gli occhi e corrugo le sopracciglia aspettando che lui decida di parlare. Subito dopo scuote la testa affranto e serra le labbra in una linea sottile. «No, niente», si giustifica ed entra di nuovo nel suo bagno.

Rimango a guardare la porta da dove è sparito e finalmente rilascio un sospiro. Mi rendo conto che ho trattenuto il fiato e questa cosa, per me, non è un buon segno.

 Mi rendo conto che ho trattenuto il fiato e questa cosa, per me, non è un buon segno

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B L A I R

Coglione del cazzo.
Stupido fesso.
Antipatico, narcisista, arrogante e presuntuoso.

Sono due ore che maledico quello stronzo di Andrew perché si è dimenticato di venire a prendermi. Lo chiamo, ma puntualmente si attacca la segreteria.

Wicked GameWhere stories live. Discover now