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J E S S I C A
La cosa che più odio del mio lavoro da domestica a casa Harrison è quello di dover indossare quella stupida uniforme a maniche lunghe nonostante ci siano quaranta gradi all'ombra.
È davvero un omicidio per noi domestiche che ci spacchiamo la schiena a lavorare per quella stronza di Teresa Harrison.
L'unica cosa che le interessa sono i capelli e le unghie sempre fatte e perfette, i suoi tailleur stirati e messi in ordine nella sua cabina armadio, la casa pulita senza nemmeno un granello di polvere e che i dipendenti dell'azienda facciano il loro lavoro perfettamente per riuscire a guadagnare soldi.
Per lei noi siamo delle semplici nullità e ciò crea tantissimo fastidio.
Esco dalla lavanderia con una cesta piena dei panni puliti di Damon tra le mani e con i nervi a fior di pelle solamente perché il pensiero di Teresa Harrison mi urta parecchio.
Si può essere così egoisti e narcisisti?
Non credo proprio.
Sbuffo per togliere dal mio viso la piccola ciocca di capelli che mi ricade sopra l'occhio destro e, silenziosamente, inizio a salire le scale per recarmi nella stanza di Damon.
Ultimamente ogni cosa che faccio trovo lui nei paraggi e ciò mi mette davvero in ansia provocandomi anche un forte disagio.
Per farla in breve, cade un piatto in cucina? Lui subito si affaccia per vedere cosa sia successo; è il mio turno a stendere i panni? Lo trovo sempre ad allenarsi nel campo da basket che ha vicino alla piscina, oppure a fumare le sue sigarette sul balcone della sua stanza che si affaccia dove c'è il filo per i panni; è il mio turno servire la cena? Qualsiasi cosa, e dico qualsiasi cosa che gli manca a tavola domanda solo a me, nonostante ci siano altre due domestiche.
La cosa mi inquieta parecchio e odio ammetterlo, non per vantarmi o cosa, ma penso che io gli piaccia.
Inserendo una mano nella tasca del grembiule accendo velocemente l'MP3 e metto le cuffiette.
La musica rimbomba nel mio canale uditivo e mi ritrovo davanti la camera del ragazzo a cui penso da quasi tre settimane.
Apro lentamente la porta e mi affaccio con la testa trovando la stanza vuota.
Le pareti celeste chiaro rendono la stanza più accogliente e carina anche se sono tappezzate di poster pieni di cestisti famosi come Kobe Bryant, LeBron James e Michael Jordan.
Ci sono anche poster con la sua figura stampata sopra, siccome gioca nel Las Vegas Aces.
Che egocentrico.
Nonostante la scrivania tutta incasinata e i vestiti tutti stropicciati a terra, la figura di Damon nella stanza non c'è e ciò mi da il via libera per entrare nella cabina armadio e sistemargli i vestiti.
Appoggio silenziosamente la cesta all'interno della stanza e con cautela e leggerezza inizio a piegare e sistemare nel posto corretto gli abiti di Damon.
Le felpe nell'anta sinistra dell'armadio, i calzini e i boxer nei cassetti centrali, pantaloncini e jeans nell'anta destra. Nei miei pensieri mi passa quello di afferrare una maglietta e di portarla nella mia stanza, ma conoscendo Damon sicuramente andrà di matto per cercarla.
Nonostante sia molto disordinato quando manca qualcosa se ne accorge subito, a volte lo invidio.
Finisco di piegare una Polo Ralph Lauren e mi piego per afferrare la cesta tutta soddisfatta.
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Wicked Game
RomanceLa città del peccato, Las Vegas, è un luogo dove la vita è sempre in movimento. Anche se all'apparenza sembra un luogo festoso e scintillante, c'è sempre un lato oscuro e misterioso che si nasconde dietro le luci e il rumore, invisibile agli occhi d...
