''James, sbrigati. Portami i nastri per i capelli, di questo passo farai appassire il mio vestito''
James aggrottò le sopracciglia e trattenne una risata.  ''In che senso, appassire? '' 
''Il mio abito per la competizione è composto interamente di rose vere, cucite su una stoffa di diamanti. È stato confezionato da Madame Marie Brulland, viene direttamente da Parigi''
Il ragazzo aveva inarcato le sopracciglia, poi aveva sorriso in modo cattivo ''Allora spero che ti pungerai con le spine''
''E io spero che avrai del ghiaccio, quando ti darò un pugno''
I due si guardarono negli occhi con aria di sfida, come due nemici nella stessa trincea.
''Non perdere tempo a guardarmi gli occhi, muoviti, schiavo''

💛

Madame Brulland aveva bussato di buon ora, portando con sé una scatola enorme, color oro, molto elegante decorata con delle roselline dello stesso colore.
''Buongiorno signorina'' la donna aveva occhi vispi e sicuri di sé, che denotavano una certa esperienza nel lavoro.
Rea la guardò dall'alto in basso, con quello sguardo di superiorità che non risparmiava mai a nessuno, soprattutto ai domestici.

La donna aprì la scatola con attenzone e ne estrasse un abito favoloso, interamente ricoperto di rose rosa e bianche. Il profumo che emanava era inebriante, come un giardino in fioritura. Stretto in vita, si apriva in una gonnellina a balze, vaporosa. Le rose erano fresche, vive, sarebbero durate solo pochi giorni, il tempo della  competizione, poi avrebbero iniziato ad appassire.
Come tutte le cose vere e belle, erano caduche.
''Queste rose provengono dalle migliori coltivazioni del Saint Marcel. È stato lavorato con estrema cura. Tutto pur di renderla felice, signorina Rea. Ci pensa a quante rose sono state recise solo per lei? Le piace?'' domandò la donna, tirando il vestito fuori dalla scatola.
Rea lo aveva guardato con occhi scintillanti per un breve istante, ma non aveva lasciato trasparire la minima emozione; era sempre fredda e distante come una principessa avvolta dalle sue crepe.
Aveva storto le sue labbra graziose e aveva sorriso, malevola
''Non è male, ma mi aspettavo più rose o più diamanti, con quello che mi è costato''
''Sa che per confezionare quest abito in tempo, tre stilisti hanno dovuto lavorare senza sosta per tre giorni? Penso che lei dovrebbe imparare l'arte dell'umiltà, signorina, e mostrare maggiore gratitudine per ciò che possiede. Ricordi che... Non sarà sempre giovane e bella. E non ha pagato lei questo vestito, ma sua madre.''
''Sta zitta.'' La incenerì con lo sguardo. ''Come ti permetti di farmi la morale? Non perdiamo tempo, ti pago per lavorare, non per giudicarmi. Aiutami a provarlo, per capire se devi fare delle modifiche.''

''Prego'' la donna aveva sollevato l'abito.
''Come farò a indossare il reggiseno? È completamente scollato dietro, mi si vedrà l'attaccatura e non ha neppure un bottone''
''Quest'abito va senza reggiseno. Si spogli, le faccio vedere. I nastri in tulle laterali verranno intrecciati al suo corpo.''
Rea si tolse la camicetta rosa di Couture che stava indossando e fece lo stesso con gli shorts, rimanendo con addosso solo un reggiseno rosa di pizzo e delle mutandine cordinate, al collo una collanina d'oro a forma di scarpetta da ballo.
''Deve togliere anche il reggiseno, signorina, le ripeto: con quest abito non potrà indossarlo'' 
''Questo mi infastidisce, Madame.''
''Siamo solo noi due, signorina, qual è il problema?''
Rea sbuffò e si sfilò il reggiseno, portandosi un braccio sul petto per coprirsi. Ma proprio nel momento in cui aveva messo una gamba nella gonna, James entrò nella stanza senza bussare. Le vide i seni esposti, le mutandine di pizzo e rimase senza fiato.
I nastri che aveva portato per lei gli caddero sul pavimento. 
''Vattene, cretino!'' gridò Rea, lanciandogli la rosa da ornamento che avrebbe indossato tra i capelli.

Lui arrossì come un cocomero maturo e deglutì.

''Sei impazzito! Perché entri senza bussare?''
James non riusciva a muoversi, poi ritornò alla realtà, si voltò dal lato della porta e sorrise.
''Ti vergogni, Rea?'' disse, con aria canzonatoria ''Hai ragione. Il tuo seno è troppo piccolo... Anzi non ne hai proprio e sei così sottile, non hai neppure una forma... Per questo indossi sempre gonnelline ampie e vaporose, perché sai che un corpo tutto ossa non può piacere a un ragazzo, ma solo a un cane.'' Rise, in modo cattivo.

Rea lo aveva incenerito con gli occhi e si era coperta velocemente.

''Ma tranquilla, signorina, il tuo segreto è al sicuro con me'' disse, voltandosi di scatto per farla infuriare.
''Vattene, questa me la paghi! E non guardarmi più, voltati!''
James, per ripicca, si voltò diverse volte ancora  per guardarla. Rea cercò qualcosa sottomano da tirargli in faccia, ma non trovò nulla, mentre Madame Brulland rideva sotto i baffi.
''Madame la smetta di ridere e mandi via quell'animale selvatico!''
''Su, da bravo, ragazzo, lasciaci lavorare. Verrai più tardi''
''No, non verrò, la signorina non ha niente di speciale e  non mi piace'' rise, di nuovo, più divertito che mai.
''Ma come osi?!'' disse, imbestialita '' Sparisci, subito! O ti sbatterò fuori a calci, schiavo.''

❤️

Rea era di fronte all'enorme specchio bianco della sua camera, con addosso il vestito vivo ed era semplicemente incantevole. Madame Brulland diede un'ultima occhiata alle rose e alla stoffa, per controllare che tutto fosse perfetto.
''È molto bella, signorina.'' disse, spostandole una ciocca di capelli sulla spalla ''Non ho mai visto una grazia come la sua.''
''Sì, lo so. I'm so fabulous'' disse, accarezzandosi i lunghi capelli biondi e fece una pirouette.
''Più tardi verranno a farle la manicure, il trucco e ad acconciarle i capelli. Il mio lavoro termina qui, principessa. Le auguro buona fortuna per la sua gara di ballo''
''Io non ho bisogno di fortuna. La mia maestria basta. E vincerò, ne sono sicura, come sono sicura di come mi chiamo'' sorrise, sprezzante.

Rea si era scattata una foto e l'aveva postata su Facebook solo per far ingelosire James: la vittoria è mia. Aveva scritto e aveva ricevuto 5000 likes e 1245 commenti nel giro di un'ora: quasi tutti maschi che la riempivano di complimenti.
James l'aveva vista, era rimasto senza fiato e il telefono per poco non gli era caduto dalle mani. Una strana sensazione gli prese il petto e tentò di concentrarsi sull'argenteria che stava lucidando, ma senza risultato. Ogni pensiero andava a lei, ogni battito di cuore si alterava, ogni volta che ne sentiva solo parlare o che era nella vicinanze. Era come se ogni frammento della sua anima si scorticasse, fino a sanguinare, solo per lei.

Ma dentro di lui, sapeva di non avere possibilità con una principessa così. Sarebbe stato come commettere un peccato, anche solo sognarla. Si sentì stringere il cuore, il respiro gli si fece pesante e avvertì forte il bisogno dell'alcool.
Stava per lasciare la sua camera, quando Rea fece il suo ingresso come una furia, senza bussare.
Più bella del sole, più incantevole dell'intero firmamento di stelle.
E lui era rimasto nuovamente sconvolto nel vederla con addosso quelle rose vere, pure e crudeli, come era sempre stata con lui.
Le avevano disegnato delle roselline elaborate anche sul viso, con dei brillantini e legato i capelli in un'elaborata acconciantura, da cui fuggivano solo due boccoli ai lati del viso. L'eyeliner le metteva in risalto gli occhi estremamente chiari e bellissimi.
''Sei così pallido, James, non parli più? Almeno respira, non vorrei ti sentissi male'' lo sfidò.
James si riprese e deglutì tutto l'amaro e la gelosia che aveva provato nel leggere i commenti.
''Non sei così bella, come tutti ti scrivono. Presto  sapranno che non vali granché come ballerina, sarò felice quando cadrai e le rose del tuo vestito si rovineranno sul pavimento''
Lei sgranò gli occhi ''Non vorrai dirmi che sei andato a spiarmi su Facebook? Come fai a sapere che tutti mi scrivono?''
James smise di respirare ancora e desiderò di sprofondare, di sparire. Mai avrebbe voluto che lei lo avesse scoperto.
''Tutto inutile, schiavo. Puoi spiarmi, guardarmi, desiderarmi...'' disse, avanzando verso di lui e portandogli una mano sul petto, che scese ad accarezzarlo lentamente fino all'ombelico. Brividi caldi percorsero tutto il corpo di James.

''Vedermi perfino senza reggiseno, come è capitato oggi. Ma... Non potrai mai avermi'' si stuzzicò una ciocca di capelli e lo guardò dall'alto in basso.
''E non c'è cosa peggiore: del poter solo guardare e desiderare una persona, senza poterla nemmeno sfiorare. E a questo tu sei condannato, perché sarai sempre e solo il mio schiavo''

James aveva sentito una ferita profonda allargarsi al centro del petto e non era riuscito a sostenere il suo sguardo, né a rispondere per bene alle sue parole cattive. Aveva serrato i pugni nelle tasche e deglutito, pallido, come un lenzuolo. Rea aveva punto le cicatrici giuste e le aveva fatte sanguinare ancora. James si era avvicinato alla porta, pronto a uscire, ma lei lo aveva fermato per un braccio.

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