Cuori

29 6 16
                                    

Hart avrebbe voluto essere vento.

Il vento urla, ruggisce. Soffia, indomito e inafferrabile.

Il vento accarezza. Crea e distrugge, invisibile come l'aria.

Il vento non soffre.

Ma le persone sì.

E lui l'aveva imparato subito, perché se la sua vita era stata un susseguirsi di ricordi bruciati, da buttare, era tutta colpa sua.

***

I suoi genitori, un figlio, non l'avevano mai voluto. E lui non aveva mai desiderato nascere.

Ma certe cose accadono e basta, senza poter fare nulla per cambiarle. O evitarle.

Hart era nato, ma la sua vita era costata la morte di sua madre. Era un prezzo che lui non avrebbe mai voluto pagare.

Aveva sempre creduto che le vite delle persone fossero come dei libri. Ognuno aveva la propria storia, racchiusa in pagine di inchiostro immacolate e copertine lucide e brillanti.

Ma la sua, di vita, era un libro dalle pagine annerite e stracciate. Un volume dalla copertina sdrucita, che mascherava il disastro che era dietro favole di bugie.

Quando Hart era diventato grande abbastanza per capire il mondo che lo circondava, aveva capito che suo padre non lo avrebbe mai amato.

Lui non era altro che il ricordo di una felicità che non avrebbe mai più potuto avere. Perché Hart aveva ucciso sua moglie.

Poco importava che non avesse mai voluto farlo, o che fosse troppo piccolo per capire.

Era chiaro che lui avesse rovinato ogni cosa. La sua nascita aveva distrutto in pochi istanti una storia d'amore durata tutta una vita.

E suo padre lo sapeva, che era tutta colpa sua se l'unica donna che aveva amato non c'era più.

***

Hart ci avevo provato, ad essere il figlio che chiunque avrebbe desiderato. Sapeva, però, che non lo sarebbe mai stato.

L'affetto non si può comprare con voti eccellenti e una faccia da angelo. Per suo padre, lui sarebbe sempre rimasto un peso.

Un fastidio con le fattezze di un bambino e il cuore spezzato.

«Sai, tua madre aveva sempre voluto avere un figlio, e invece guarda. Guarda a cosa il suo desiderio l'ha portata...» diceva l'uomo che avrebbe dovuto volergli bene, la voce roca e graffiante come il vetro della bottiglia che stringeva tra le mani.

L'aveva sempre avuta, quell'insana passione per l'alcol. Ci affondava la disperazione, la tristezza, la ragione.

Non era mai stato aggressivo, con lui, il suo vizio corrodeva soltanto la sua anima avvizzita, ma le parole, le sue parole quando si lasciava sopraffarre dal dolore, erano peggio di pugnali nel cuore difettoso di Hart.

Erano frasi che gridavano, facevano sanguinare la sua anima rattoppata, e Hart aveva sempre creduto di meritarsele.

Perché per quanto ci provasse, lui non sarebbe mai stato perfetto. Glielo avevano sempre detto, i dottori, che in lui c'era qualcosa che non andava.

Non poteva correre e fare sport come gli altri bambini, o il suo cuore non avrebbe retto lo sforzo. E mentre Hart apprendeva ogni limite e privazione, aveva capito che i cuori spezzati non sono in grado di amare come gli altri.

Lui era rotto, e le sue emozioni pure. Non c'erano cure per aggiustare le crepe di un'anima senza speranze.

***

C'erano stati momenti in cui il dolore diventava insopportabile. E non solo quello che sentiva nel petto, a cui ormai aveva fatto l'abitudine.

No, ciò che gli faceva davvero male era vedere suo padre, di cui ormai non rimaneva altro che un'ombra sdrucita e piena di rancore.

Quando, a dodici anni, quell'uomo che non lo aveva mai amato era morto a causa di un fegato compromesso, Hart si era accorto che vivere era difficile.

Non bastava respirare, come facevano gli altri. A lui servivano battiti scoordinati e singhiozzanti che si susseguivano uno dopo l'altro, e un cuore che era troppo segnato dalla perdita e dalla rassegnazione per poter amare.

Hart era solo, nel suo dolore. Un po' come il vento, che tenta di ribellarsi ma non può mai avere compagnia. Almeno, però, il vento aveva uno scopo. Hart no.

Quando si era trasferito, scampando alle famiglie affidatarie solo grazie ad amici di vecchia data dei suoi genitori, lui si era costruito un libro nuovo.

Aveva nascosto la sua vita annerita con trame splendenti d'inganno. Una maschera da principe per un cuore da cacciatore.

Hart non voleva più essere solo, nel suo dolore. E l'unico modo per riuscire a sentirsi meglio, aveva scoperto, era spezzare i cuori degli altri.

Forse, se avesse visto le persone accanto a sé crollare, si sarebbe sentito più compreso, accettato.

E farlo, distruggere sogni e coronare sconfitte, gli veniva terribilmente bene. Quasi come se fosse quello, ciò per cui era nato.

Cercare il dolore negli altri per evitare il proprio.

In un certo senso, funzionava. Bastava poco, per ingannare i sentimenti innocenti di una ragazza e poi ridurre in fumo ogni sua speranza. Era un sollievo, vedere quelle anime pure abbattersi e supplicarlo, invano, di ritornare ad amarle.

E lui rideva, rideva perché per loro non provava nulla, se non una profonda invidia.

Hart insegnava a tutte loro che la vita non era solo rose e collane di diamanti.

Ma dopo pochi istanti, lui ricadeva in quella spirale di dolore che da quando era nato cercava di soffocarlo.

Era stato a quel punto, che aveva visto Jen. Lo aveva colpito, perché lei non era come le altre ragazze.

Fragile e minuta, sfidava il mondo a testa alta, con occhiate taglienti e risposte velenose. Jen non aveva paura di scontrarsi, non le interessava mischiarsi nella folla.

Lei era come la mela rossa in mezzo a un mucchio di mele verdi.

Spiccava, delicata ma spigolosa, con quel suo carattere di rovi e le guance di porcellana.

Persino i ragazzi le stavano alla larga. Quella figura esile e sottile, acuta e perspicace, era capace di mettere in soggezione meglio di chiunque altro.

Le ragazze mormoravano che Jen fosse senza cuore. Ma Hart era sicuro che non fosse così.

Era stato in quel momento, che aveva capito quale sarebbe stato la sua prossima preda. Spezzare il cuore di Jen per salvare il suo.


Cacciatore Di CuoriWhere stories live. Discover now