2.2 Pugilato: tra euforia e forza

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Quattro mesi dopo (febbraio 2021) realizzai un desiderio che mi aveva da sempre attratta, mi avvicinai al mondo del pugilato, sono praticamente cresciuta con i film di Rocky e mi è sempre piaciuta l'idea di imparare a combattere. Colgo l'occasione per fare una precisazione: il pugilato, come tutti gli sport da combattimento, non significa "fare a mazzate", dietro c'è davvero tanta tecnica, motivazione, forza mentale; un po' come in tutti gli sport. Ma perché ho deciso di iniziare questo sport? Vi assicuro che Rocky non è l'unica motivazione. Il pugilato per me rispecchia perfettamente l'ideale di essere forte e indipendente. Forte perché, oltre ad aumentare la massa muscolare, richiede molta forza mentale, perché gli allenamenti sono molto pesanti e a volte vorresti semplicemente fermarti e riposare, ma c'è quella voce dentro che dice "non mollare proprio ora, vedrai che ci riesci". All'inizio mi ritrovai a parlare da sola guardando le mie fasce celesti ben salde intorno alle dita, durante il riscaldamento, due o tre giri di un percorso di 900 metri, mi ripetevo "ce la fai, non mollare, sei forte, sei cazzuta", cercavo di incoraggiarmi a continuare anche quando sentivo le gambe in fiamme e i polmoni che sembravano stessero per esplodere, rimanevo sempre indietro, l'ultima del gruppo, ma non era importante, la cosa importante era arrivare alla fine; all'inizio mi fermavo, rinunciavo, smettevo di correre, camminavo soltanto, fino a che con l'andare avanti dei giorni iniziai a stare al passo con gli altri, a fare lo stesso numero di giri, sia perché avevo preso il ritmo, sia perché la motivazione cresceva. Indipendente per un motivo che preferirei non ci fosse bisogno di averlo: la difesa. Purtroppo la società ci dice in continuazione "stai attenta a camminare per strada, attenta agli orari in cui cammini e ai posti in cui vai", questo vale per le donne quanto per gli uomini, però il monito è più indirizzato verso le donne, e di questo mi dispiace molto, utopisticamente parlando sarebbe bello vivere in un mondo in cui non c'è bisogno di difendersi o di fare attenzione quando cammini. Ma dato che la situazione è questa, praticare il pugilato mi ha dato una sicurezza in più nel camminare per strada, mi ha dato sicurezza anche dal punto di vista personale, non solo per il cambiamento che il mio corpo ha avuto, mi ha fatto sentire più fiera di quello che sono, la mia autostima è senz'altro aumentata, la mia voglia di fare cose, studiavo e mi allenavo in continuazione, facevo solo questo in quel periodo perché essendo iniziato il lockdown non potevo vedere nessuno, quindi il pugilato ha contribuito, oltre alla resilienza, a rendere più leggero il periodo di Covid-19 (ovviamente hanno avuto un ruolo fondamentale le lunghe videochiamate con le persone care). A rendere il mio ingresso nel mondo del pugilato ancora più motivante non posso non parlare delle bellissime persone che ho trovato in palestra, ricordo che ero l'unica ragazza ad allenarsi, all'inizio mi sentii in soggezione però con l'andare avanti delle settimane (mi allenavo ogni giorno fino al venerdì) facemmo sempre più amicizia e fu davvero bellissimo conoscerli meglio e condividere con loro questo meraviglioso sport. Mi affezionai a due in particolare che mi aiutarono davvero tanto a prendere confidenza con lo sport e, senza farlo apposta, a prendere confidenza con me stessa. Mi resi conto che stavo iniziando a paragonare sempre più spesso il pugilato con vari aspetti della vita, come per esempio l'attacco e la difesa, una difesa che se non è buona ti fai male, un po' come nella vita, bisogna saper attivarsi e andare avanti, ma allo stesso tempo bisogna saper difendersi, da qualcosa che va storto, delusioni, magari anche persone. Sembrerà scontato, ma il momento più bello era salire sul ring, che fosse per fare vuoto oppure sparring (poche volte), perché in quel momento non pensavo a nient'altro che non fosse allenarmi o non prendere pugni in faccia e al corpo. Il pugilato mi ha dato davvero tanto e rimarrà per sempre nel mio cuore. In quel periodo non sentivo stanchezza, dormire mi sembrava superfluo, quasi una perdita di tempo; mi ricordo che le persone mi guardavano con il fiatone e mi chiedevano "Sei stanca? Vuoi fermarti?" e io dicevo sempre di no, dicevo che non ero stanca, mi guardavano straniti, ma io davvero non sentivo di esserlo, nonostante il fiatone avrei potuto continuare per ore. Ero sempre attiva, non mi riposavo mai e volevo sempre continuare e continuare, mi sentivo invincibile e intoccabile, umore altissimo e un'euforia travolgente. Tutto bellissimo, fin troppo però, tempo dopo mi dissero che in realtà il mio stato d'animo era fasullo, la mia energia finta, il mio essere a mille un danno (fasi di questo genere affaticano molto il sistema nervoso); in quel periodo ero nella fase ipomaniacale del presunto disturbo bipolare, ma ancora non lo sapevo.

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