Un posto sicuro

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Dopo qualche chiacchiera di circostanza, i due si chiudono nella camera di Simon, mentre lui abbassa un po' le persiane lasciando però la finestra aperta.

«Allora, come va con quella storia delle registrazioni?» domanda il padrone di casa, mentre Jason rimane immobile come un pezzo di legno in mezzo alla stanza. Simon si siede alla scrivania e prende il grinder con calma. «Siediti dove vuoi... ma veramente devo dirtelo?»

L'altro accenna una risatina imbarazzata, sedendosi sul bordo del letto e guardandosi attorno. La stanza è piena di poster di film horror e artisti hip hop, pezzi di ricambio di skate ovunque e vestiti gettati a terra tra una lattina e l'altra di energy drink. Ogni angolo della camera urla Simon Becker.

«Non male,» Jason risponde alla sua domanda, abbassando poi lo sguardo sul tappetino a forma di palla da biliardo numero otto. «Stiamo ancora racimolando i soldi per andare in studio... ma ogni tanto facciamo qualche prova con un camcorder che ci ha portato Adrienne. Abbiamo registrato un sacco di cassette, è facile da usare,» esita, frenando il suo entusiasmo. «Potrei portartene una... puoi ascoltarla o darla a qualcuno per spargere la voce, se ti va.»

Il profilo di Simon ha un sussulto quasi impercettibile, ma Jason non ottiene risposta, attribuendo ciò all'impegno che ci sta mettendo l'amico nel fabbricare il filtro con un pezzo di cartoncino. Pochi minuti dopo finisce di rollare e, fiero della sua creazione, Simon va a sedersi sulla poltroncina tonda posta nell'angolo accanto alla finestra, per poi accendere la canna con calma, con uno zippo recuperato nelle pieghe della stessa poltrona. È un casino ordinato, quello.

Jason lo segue con lo sguardo, e per stargli più vicino decide di sedersi sul tappetino lì davanti a lui.

«E con le ragazze come va?» Simon gli passa la canna dopo un po', mettendosi comodo sulla poltroncina. Jason si sporge appena a prenderla. «Scommetto che in una band si rimorchia un sacco.»

«Di certo non in una band punk,» lui ridacchia per poi fare un tiro. Alza le spalle: «Non lo so, John mi ha presentato una ragazza, un po' di tempo fa, ma non mi fa impazzire. Mi ha dato il suo numero ma non l'ho più chiamata.»

Simon alza gli occhi al soffitto della stanza.

«Inizi già a farle soffrire,» sbuffa, ironico.

Jason accenna una risata, facendo il terzo tiro di fila per poi passare la canna a Simon.

«Tanto si è capito che vai dietro a Greta.»

«Cosa te lo fa pensare?» chiede Jason, così preso alla sprovvista che il fumo gli va di traverso e si ritrova a tossicchiare come un idiota. Nel frattempo Simon alza un sopracciglio; a giudicare dalla sua reazione, ci ha preso giusto.

«Non lo so. Ogni volta che è in giro sei nervoso. La guardi in continuazione credendo pure di essere discreto. Poi...» Simon s'interrompe; si rende conto che, cercando di smascherare Jason, sta facendo capire all'amico quanto lui stesso osservi la presenza del frontman. Decide quindi di cambiare subito il discorso.

«Comunque, ho sentito che lei e John si sono lasciati. Perché non ci provi?» esclama allora, con un sorrisetto diabolico, pregustando già un eventuale scioglimento dei Neftali's Heart per colpa di una ragazza.

«Non farei mai una mossa simile,» replica fermo Jason, distendendosi sul tappetino con un gesto teatrale. Poi si corregge: «Non con la ragazza del mio batterista».

Forse Jason ha appena detto una stronzata, ma è meglio che Simon non lo sappia. La verità è che la sera del concerto al Beryl era rimasto molto colpito dagli avvenimenti, soprattutto dal finale, quel litigio assistito in diretta e la discussione avuta con Greta. Magari, dopo essere tornato a casa, aveva finito col farsi una sega pensando proprio a quell'immagine finale di Greta, quando l'aveva fermata tenendole una mano sulla spalla e i loro sguardi si erano incrociati per un momento che gli era sembrato infinito. Era solo un modo per sfogare la tensione che aveva percepito così forte tra loro in quel momento, certo. Ma poi aveva lasciato correre un po' troppo la mente e i ricordi, e a un tratto il suo volto aveva iniziato a mutare, assumendo diverse fattezze, tra cui quelle di Riley, di qualche altra ragazza vista di sfuggita durante la sera, e poi, con sorpresa mista a orrore aveva visto con gli occhi della mente il volto mutare in quello di Casper. Alla fine aveva concluso il tutto quasi forzatamente, e aveva provato un mix di sensi di colpa, imbarazzo e allarme per la seguente mezz'ora. Non era stata la sua sega migliore.

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